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giovedì 13 novembre 2008

Brush the dust away


di Andy Sin.



Anche se vi sembrerà noioso, sento di dover aprire la mia serie di editoriali con quanto segue.


Mai come in questi giorni in questa community sorge un problema di fondo, legato a filo doppio a tutto ciò che accade, più in grande, nel mondo occidentale. Una questione che riguarda tanto l'agire individuale quanto quello collettivo, prospettando nei vari soggetti gli scenari di manipolazione e disinformazione delle masse.


A lungo taciuto da tutti gli attori della società, che si tratti di Stato o di comunità virtuale, la diatriba è aperta. Un percorso che mi porta ad analizzare il dualismo tra libertà d'espressione e controllo degli elementi di disturbo. In sostanza si tratterebbe di stabilire quanto, ma soprattutto quando, questo confine viene travalicato in senso biunivoco, portando alle reciproche invasioni di territorio. Fondamentale assunto da cui parte la mia analisi è il concetto secondo il quale non esiste oggettività senza potere dubitativo. Ed è proprio quest'ultimo ad essere il centro dell'analisi. La percezione del problema viene ingenuamente, o, in taluni casi volutamente, fraintesa arrampicandosi sul non ben definito assunto di libertà. E' dunque libero un gruppo di soggetti che non sono tutelati in alcun modo da regole ? Ma soprattutto: queste regole, sono sufficienti a tutelare i soggetti in questione ?


Andiamo con ordine. L'esigenza di un regolamento è la base irrinunciabile di qualsiasi sistema che si voglia dire ordinato, in quanto l'ordine, o assenza dello stesso, è determinato dalla presenza di una o più fonti del diritto. Nel nostro caso specifico dobbiamo rilevare l'assoluto vuoto di un elenco di norme riguardanti il mondo dei blog. Questo genera il primo scompenso, che determina il clima di terrore e di chiusura nel quale spesso troviamo molti blogger, sempre vigili a “non pestare i piedi” a nessuno, solo per la paura di incorrere nelle più disparate angherie di utenze senza scrupoli. Il discorso quindi non può avere altro output se non la costruzione di un regolamento condiviso dalla maggior parte degli utenti, teso a definire con limiti ben marcati ciò che rientra nella legalità della community. Questa è secondo me la priorità principale, una carta del blogger a cui ognuno possa appellarsi qualora vedesse i suoi diritti negati, o semplicemente un punto di riferimento per l'autoregolamentazione di neofiti e non.


Maggiore importanza, anche se subordinata alla precedente proposta, ha la necessità di trasparenza, che su Chatta.it  è finora mancata. Sebbene noi popolo italiano siamo disabituati a questa prassi, è un punto fermo di qualsiasi community (soprattutto estera) poter chiedere chiarimenti e spiegazioni allo staff competente. Le nostre democrazie, nate su bagni di sangue delle precedenti, colossali dittature, hanno messo un tappo ideologico sulla finalità ultima di una società. Non è quindi la libertà il fine ultimo che garantisce la serenità, ma la trasparenza. E' appunto, il mezzo dubitativo che ci traghetta da uno status caotico ad uno più equilibrato e sereno. La possibilità per chiunque di poter “ficcanasare” tra le procedure ed i metodi applicativi della community danno in cambio una serenità ed una fiducia tra i soggetti che sono parte in causa, tanto nel mondo dei blog quanto in quello dei forum e delle chat. Questa solida base, condivisa e declinata secondo gli aspetti di ciascun mezzo citato, è la chiave di volta di molti social network attuali: si pensi a Wikipedia, a Facebook, Myspace etc, etc.


Purtroppo la legge della giungla che ora vige nella community di Chatta.it  rende il raggiungimento di questi obbiettivi un risultato ottenibile solo attraverso il coinvolgimento di tantissimi utenti. Non è sufficiente l'azione di un solo gruppo di persone preparate, che per quanto agguerrite e determinate non possono che smuovere solo una parte superficiale della massa. In conclusione, credo che il punto di partenza di questo blog, inteso come organo d'informazione indipendente, non possa che essere l'applicazione di questi concetti, unitamente alla proposizione e diffusione di progetti aventi queste finalità. Esercizio democratico fondamentale è l'autocritica e l'apertura ai più disparati soggetti, sempre che questi si presentino nelle normali forme del buon senso e della dialettica civile.


Post scriptum: ciò che sto presentando vale per tutti, utenti e membri dello staff, monito a chi ha sempre considerato la community un terreno di conquista e non uno spazio comune di confronto. Non è più ammissibile l'uso dei poter super partes da parte di alcuni moderatori e dei gestori della community tanto quanto l'uso indiscriminato dei tanti odiosi escamotage degli utenti indisciplinati per scopi di dubbio risultato. Mi riferisco soprattutto all'uso dei fake, alla perseveranza dei molti nel non accettare il confronto e la dialettica sostituendoli con turpiloquio e minacce. Non c'è che un modo per far cessare tutto questo, ed è per l'appunto realizzare un sistema efficiente di norme e di applicazione delle stesse che sia indiscutibilmente valido per tutti.

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