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giovedì 4 dicembre 2008

La street art


di Sanakore.


Tra i vari decreti legge proposti dal governo di destra, quello che ha attirato la mia attenzione in particolar modo è stato quello   di AN contro il “writing”comunemente chiamati graffiti. Il “writing” viene ancora confuso con il vandalismo. In realtà è una vera e propria arte che è nata in America sul finire degli anni 70, in Europa sbarca dopo un decennio e soltanto agli inizi degli anni 90 arriva in Italia. L’arte del dipingere i muri con delle sigle che rappresentano uno stile di vita, una mentalità, una filosofia, è legata alla cultura hip hop, che raccoglie oltre ad essa, djing , Mcing, e breaking.All’inizio furono le Tag (firme che si lasciano ovunque per far girare il proprio nome) che servivano a delimitare il proprio territorio, usanza più americana che italiana, dai muri ai vagoni delle metropolitane, o dei treni in stazione (Wall-train), insomma ovunque si potesse esprimere un concetto di libertà di espressione, perché per chi non ne fosse ancora convinto il Writing questo è. Nel mio piccolo ho la fortuna di conoscere un gruppo di ragazzi, (crew) accomunato da questa passione,  nato nel 2006, e composto da 7 ragazzi,”La CLT”, mi sono avvalsa del loro aiuto per entrare in questo mondo, che a mio parere rispecchia in toto il lato positivo e creativo di una generazione che sembra sempre faccia un po’ a pugni con il vivere civile. Il nome Clt nasce dalla mente dei 2 fondatori del gruppo, e sta a significare “Con La Testa”, cioè fare le cose con criterio ed ingegno, il vero Writer non si improvvisa, anzi dietro ogni opera c’è un lungo lavoro, per studiare linee, colori, e sfumature, non c’è un leader, tutto viene fatto “insieme”, vengono valutate le proposte dopodiché si passa al “Pezzo”. Ciò che mi ha molto affascinato sentendo parlare questi ragazzi e la loro esperienza, è lo spirito di aggregazione, un motivo per stare insieme, relazionarsi, conoscersi, divertirsi, e aprire la mente verso varie forme di espressività che passano dal disegnare, al suonare, rappare, e anche ballare, purtroppo sono poche le manifestazioni che permettono di dare “sfogo” a questi artisti urbani, la maggior parte vengono fatte all’estero o nel nord Italia, e spazi legali nella realtà napoletana, in pratica non ce ne sono; pare però che esistano delle zone “tollerate”, definite tali, poiché la maggior parte sono quartieri degradati della periferia, dove  controlli non ce ne sono, o se ci sono ti lasciano tranquillo, mi sono quindi informata ed ho scoperto che per esempio a Roma, Firenze e Milano, sono stati creati degli spazi dove il Writing viene molto più che tollerato, anzi è proprio considerato un modo per dare vita finalmente a quella che è da intendere “un’arte moderna”. Ho anche scoperto che c’è un’ associazione che si chiama Bereshit Onlus che organizza corsi per insegnare Writing e breakdance a ragazzi che vivono in quartieri a rischio, dando così modo di toglierli dalla strada, i corsi sono gestiti da giovani laureati o laureandi. Ovviamente ho posto la domanda fatidica a questi ragazzi “cosa ne pensate del nuovo decreto?”, la risposta è stata semplice e credo delle più corrette, come volevasi dimostrare, sono prima i writer ad essere d’accordo a punire chi deturpa un’opera d’arte, o “pitta” un muro senza chiedere i dovuti permessi, una persona in particolare ha detto “non si copre l’arte con l’arte”, ed è comprensibile che le sanzioni sono quanto mai giuste visto i danni che si provocano, il problema sta nel generalizzare e nel non dare degli spazi a chi ha voglia di comunicare. Associare atti vandalici, ad una nuova corrente artistica direi che è quasi un eresia, bisogna sì prendere dei provvedimenti verso chi non ha rispetto, per i monumenti e per le proprietà private, ma come al solito si dovrebbe evitare di fare di “tutta l’erba un fascio”, è necessario che si facciano delle distinzioni, poiché come ogni cosa anche l’arte ha subito un evoluzione, e questa giovane arte ha ragione di essere, e quindi di andare avanti ed essere espressa al massimo, dando opportunità concrete a chi ha del vero talento. Girovagando e informandomi ho scoperto che per esempio Keith Haring, ha iniziato facendo dei graffiti sui pannelli pubblicitari della metropolitana, mica uno così. Non sempre c’è un messaggio reale in quello che si crea, e non sempre il messaggio viene recepito per quello che è; tutto è molto personificato, ognuno ha un suo modo, uno suo stile, e forse il bello è proprio questa diversità, questa continua crescita di un fenomeno che dovrebbe essere letto in maniera meno drastica, ma del resto non ricordo che in passato gli artisti abbiano avuto vita facile. Sono pochi in realtà quelli che sono riusciti a fare del writing il lavoro che ti permette di darti da vivere, uno che pare ci sia riuscito è CanTwo, tedesco, un tizio che fa graffiti a richiesta, e che ha creato un modello di sneakers per l’adidas,  ovvio che sia stato pagato fior di quattrini, ma ripeto questo è la fortuna di pochi, anzi direi che per i più, “pittare” rimane una passione che si vive più per se stessi che per gli altri. Chiudo con l’ultima domanda che ho posto ad uno dei ragazzi “Dove pensi ti porterà il writing?” Sarà la passione per il writing a portarmi da qualche parte” Grazie alla CLT!!

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