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venerdì 18 dicembre 2009

Siamo uomini o caporali?

Prima pagina


di Romolo Tamburrini.

Non ho mai 'amato' la dittatura. Conseguentemente, non ho mai amato ne' la violenza, ne' aspirato ad un "padre" cui affidare decisioni e responsabilità che attengono all'esistenza collettiva e pertanto anche a quella individuale. Sono perciò convinto che ognuno, per essere "se stesso", deve essere in grado di gestire la propria vita, di imparare a 'camminare sulle proprie gambe'.
E' per questo che rifiuto ogni assurda o ridicola imposizione tendente a ridurre la mia libertà di pensiero, parola e azione, basando nel contempo la mia concezione di vita sulla consapevolezza che il rispetto, verso gli altri e tutto ciò che fa parte dell'habitat, debba essere assoluto.
Questa è la ragione della mia avversione al 'berlusconismo' e ad ogni sorta di burocratismo partitico, maturata peraltro dopo decenni di fiduciosa e deludente militanza in apparati del genere. Ho alfine compreso (meglio tardi che mai) che l'autentica possibilità di cambiamento della qualità della vita è possibile solo attraverso la propria emancipazione dalla radicata ed estesissima sub-cultura che attanaglia sin dalla nascita. Avete mai provato a pensare come saremmo stati se fossimo nati in terre lontane? Sicuramente avremmo avuto comportamenti, convinzioni religiose e usanze molto diverse da quelle che ci caratterizzano.
Saremmo stati comunque noi stessi? Ne dubito fortemente!. Diversi sicuramente, ma, in ogni caso, formati nella convinzione che il modello di vita acquisito sarebbe stato generalmente considerato "normale", immutabile, tutt'al più tipico per quella data realtà.
Convengo perciò con chi ritiene difficile e faticoso percorrere il cammino verso la propria naturale identità. Verso quella emancipazione che alfine, comunque, appaga ampiamente le nostre genuine aspirazioni, quelle che la fede, in parte, ovunque sublima.
Troppi sono i condizionamenti che gravano sulla soggettiva volontà; basta pensare al quotidiano ricatto imposto dalla necessità per la 'sopravvivenza', in una società basata esclusivamente sulla cultura dell'AVERE e pertanto molto ben disposta verso la beatificante dedizione alla 'carità', ma non altrettanto propensa al solidale impegno per la liberazione dell'umanità dallo sfruttamento e dalle troppe ingiustizie.
Il reperimento delle risorse necessarie, impone quindi la sottomissione o, addirittura, il soffocamento e la frustrazione della stessa dignità. La consapevole paura derivante dalle responsabilità verso i propri cari è sempre condizionante e porta, inesorabilmente, verso la rassegnazione e l'infelicità.
Dopo tanto utile (o inutile) dire, che ne può pensare, come mi è già stato chiesto, un soggetto come il sottoscritto dell'aggressione e ferimento del premier Berlusconi durante la recente manifestazione del PdL a Milano? Una condanna assoluta, senza se e senza ma.
I problemi dei popoli non si sono mai risolti con la violenza, anzi; è storicamente risaputo (da Nerone fino ai nostri giorni) che quando tiranni o democrazie 'dittatoriali' vogliono restringere le libertà individuali, percorrono, senza alcun rispetto per l'altrui esistenza, la via degli attentati (piazza Fontana, ecc. docet). Quando poi qualche esaltato o imbecille provvede nel merito, offre sempre alla vittima l'opportunità di innalzarsi a ... santo o eroe.
Ciò che invece disturba la quiete dei Potenti è sicuramente la capacità di pensare, di riflettere, di analizzare le 'scelte politiche' che incidono su ciascuno; questa è la loro autentica preoccupazione. Non solo pertanto gli 'asserviti' mass media ci propinano offensivi (sia moralmente che intellettualmente) spettacoli finalizzati, esclusivamente, ad ottenebrare le menti, ma disinformano attraverso il travisamento o l'oscuramento dei reali accadimenti.
Non per niente Berlusconi, dopo un sondaggio che rilevava come solo il 20% degli italiani fossero adeguatamente informati e politicamente preparati, definiva il 50% degli altri ... "bambini a livello elementare e neanche tanto svegli".
A prescindere dall'evidente discredito nei confronti di tanta gente, personalmente penso che tanta esaltazione e/o fanatismo, ne siano la scontata controprova.

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