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venerdì 8 gennaio 2010

Che delusione Mr. Obama!

il Salotto dell'MBM
rubrica di opinione a cura di Cinzia Mariutti.




Quando, poco più di un anno fa, Barak Obama, il bel 47enne “abbronzato” vinse le presidenziali negli USA tirai un sospiro di sollievo. Finalmente, dopo otto anni di amministrazione bieca e spietata sia economicamente che politicamente, con le guerre iniziate nel medio oriente (e che non vedranno la fine per un bel po’ di tempo), la licenza di fallimento data alle banche permettendogli di vendere aria fritta in tutto il mondo per portare l’economia mondiale ai livelli che tutti conosciamo, arrivava LUI. Padre Keniota di religione islamica, madre anglosassone, patrigno e sorellastra indonesiani, nero, impegnato nel sociale…semplicemente perfetto! L’incarnazione di tutto quello di cui gli Stati Uniti e il mondo intero avevano bisogno per uscire dall’empasse di una società xenofoba, guerrafondaia e troppo piegata su se stessa per rendersi conto che bisogna girare pagina una volta per tutte e dedicarsi di più al pianeta, alle energie rinnovabili, alla cooperazione tra stati per instaurare una pace che non sia solo di forma ma soprattutto di contenuti in quell’area tanto martoriata quanto ricca di cultura e (soprattutto) materie prime (leggi petrolio, diamanti, gas e chi più ne ha più ne metta) che è l’Africa, LUI: la panacea di tutti i mali derivanti dall’ottusità del suo illustre (si fa per dire ovviamente) predecessore; LUI: quello che avrebbe finalmente messo una pezza a tutti i buchi provocati dall’incompetenza di quella disgraziata amministrazione messa su da Bush, LUI!
Ma ho incominciato a sentire puzza di bruciato quando, tra un bel discorso e l’altro ha cominciato a tentennare sul ritiro delle truppe dall’Iraq e dall’Afghanistan, poi quando ha addirittura acclarato la necessità di rinforzarle, e poi il Nobel per la pace….il Nobel? E perché? Perché non ha fatto impiccare un dittatore di turno? Perché ha fatto promesse che non ha mantenuto?
Chissà perché ma quel Nobel sulla fiducia mi è tanto sembrato un’operazione promozionale al fine di circondarlo di un’aura pacifista che gli sarebbe servita in futuro…
E qua casca l’asino.
Perché MR. Obama sta gettando la maschera mi sa. Ci ha fregati tutti, e intanto annuncia che Guantanamo non chiude più (ma non era una delle promesse sulle quali ha basato la sua campagna elettorale col suo YES WE CAN?), prende la palla al balzo di un attentato non riuscito a opera di un ragazzotto di buona famiglia, probabilmente troppo annoiato per rendersi conto del vespaio nel quale si stava infilando facendosi indottrinare, per annunciare a tutto il mondo che comincerà una nuova guerra (il premio Nobel per la pace?) nello Yemen (devo dire che lo scenario di questa nuova prossima guerra mi ha stupita, non me lo aspettavo, pensavo più alla Siria, ma qualcosa mi dice che prima o poi anche qualche attentatore siriano spunterà fuori)
mentre vengono a galla notizie di arresti di attivisti di Al Quaeda in Algeria (prossima tappa per una scampagnata di militari americani e europei?)
Poco conta che il fallito attentato sia vero o fasullo, quello che è importante sono le conseguenze che ne derivano: la possibilità per gli Stati Uniti di continuare sulla falsa riga degli ultimi otto anni; non c’è nemmeno stato bisogno di vittime, del resto non sarebbe stato elegante per un pacifista siffatto, e sinceramente MR. Obama non mi sembra tanto diverso, alla luce degli ultimi avvenimenti, dai suoi predecessori.
Non sono un’antiamericanista, per quanto non condivida granchè dell’ american style, ci sono delle cose della cultura americana che apprezzo e propagando, come per esempio quel puritanesimo, che tanti considerano anacronistico, nella politica e che io invece trovo decisamente appropriato quando si parla di personaggi pubblici, o quell’esagerato a volte senso del dovere-diritto di cronaca del giornalismo che eleva il cronista al ruolo di “portatore di verità” scevro da ogni asservimento a tutti i costi del quale noi sentiamo tanto la mancanza; ma questo senso di onnipotenza che li pervade tutti al punto da sentirsi in diritto di decidere chi, dove e come debba vivere mi ripugna decisamente…
Perché in Iraq, in Afghanistan, in Yemen portano la guerra e in Arabia Saudita no?
L’Arabia Saudita non è meno integralista dell’Afghanistan, anzi: è un paese nel quale non esiste legislazione, in quanto si applica alla lettera la dottrina wahabita, che è una versione integralista della shaaria, è un paese nel quale i diritti umani sono a livelli decisamente inaccettabili, dove vengono perseguitati gli omosessuali, le donne vengono oppresse, ai ladri vengono amputate le mani e i piedi,vengono fustigati gli ubriachi ed esiste la pena di morte (tramite decapitazione) per apostasia; addirittura, anche se per legge è stata abolita, esiste la schiavitù.
Ma gli Stati Uniti hanno una “relazione intima” con l’Arabia Saudita che non hanno con altri paesi, e la ragione è facilmente intuibile.
Quindi mi chiedo: dove vuole arrivare MR. Obama?
Per il momento mi limito purtroppo ad osservare che non c’è niente di nuovo sotto il sole: lei è un americano purosangue MR. Obama.

1 commento:

  1. Vedrai che tra 50 anni quando in Arabia Saudita avranno estratto tutto il petrolio se la prenderanno sopratutto con loro bisogna avere pazienza, poi il problema enorme che ha l'America si chiama Cina, la quale ha nelle sue casse 2000 miliardi di dollari in titoli di stato US, faranno la guerra tra di loro è inevitabile.

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