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venerdì 12 febbraio 2010

Nel mirino dei giudici

l'Editoriale




di Cinzia Mariutti.

E’ il titolo che mi sono ritrovata sparato in sedici noni su Raiuno accendendo la tivù ieri sera andando a letto.
Si riferisce alla vicenda scoppiata come un brufolo in faccia al Governo ieri, ovvero alla presunta corruzione nei confronti di Bertolaso negli appalti della Maddalena riguardanti il G8.
Un titolo che in sé contiene alcuni sottintesi, oltreché un pregiudizio e un messaggio subliminale neanche tanto subliminale. E’ un esempio collaudato di come si possa manipolare e orientare il pensiero del telespettatore portandolo a pensare esattamente ciò che si desidera egli pensi.

1) SERVITORE DELLO STATO:
Definendo il soggetto con un appellativo che evoca dedizione , zelo, si insinua il pensiero che definisce il parallelo tra queste qualità e l’onestà, quindi si sottintende che la persona in questione sia onesta, e ciò implica una conclusione, da parte di chi legge, che porta alla percezione di un accanimento maniacale e alla partecipazione emotiva.

2) NEL MIRINO DEI GIUDICI:
Si pone il soggetto in una posizione che lo rende apparentemente vulnerabile per poter associare il sospetto, e quindi il pregiudizio, nei confronti del complemento, in questo caso i giudici.
Per cui se ne deduce che il povero Bertolaso sia un tapino morigerato martoriato dai giudici che -ovviamente- sono spinti da ben altre faziose cagioni.

Perché questa divagazione?
Perché questo schema è diventato ormai il dettame non solo nei titoli, ma anche nel modo di dare le notizie alla RAI e non solo.
Io non lo so se Bertolaso sia colpevole o innocente, per me è semplicemente un dettaglio, assolutamente ininfluente e per niente organico alle mie considerazioni, suppongo che altri si occuperanno della cosa, a me interessa il meccanismo, l’ingranaggio, questo apparato che nessuno pare notare e che invece andrebbe analizzato molto a fondo e molto spesso, perché da questo marchingegno nascono tutti i mali di questo paese disgraziato …
E’ con lo stesso meccanismo che il premier contrattacca sempre quando si sente sotto pressione (cioè praticamente tutti i giorni) e funziona! E’ come un enorme trita rifiuti dove gli scarti sono i nostri cervelli e la nostra capacità di distinguere il vero dal falso, dal quale ci facciamo filoguidare per crinali sempre più al limite e sempre più pericolosamente a picco; stiamo sistematicamente perdendo la facoltà di usare quella macchina meravigliosa che ci è data in dono dal creato per come dovrebbe essere usata, e cioè per la disamina dei fatti e non delle supposizioni o delle imposizioni dei media, ci stiamo disaffezionando alle facoltà intellettive per lasciare posto a un’apatia supponente facente funzione di un’intelligenza ridotta a semplice spettatrice e non più parte attiva di un processo (che dovrebbe essere automatico) di discernimento e cognizione di causa.
Succede così che con lo stesso processo di cui sopra, si instilli nel raziocinio generale una cultura omofoba, xenofoba, intollerante a ogni forma di diversità vera o presunta facendo per esempio passare con un’enfasi esagerata notizie giornaliere su atti di violenza compiuti da stranieri, e in special modo da extracomunitari, ignorando magari analoghi casi riconducibili a italiani o riducendone la visibilità così da aumentare la percezione di pericolo (causata appunto dal diverso) avvertita dal telespettatore medio.
E’ una tattica che ovviamente ha un suo perché, riconoscibile nel tentativo, finora ben riuscito direi, di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi reali per dirottarla verso falsi problemi o per stravolgere la realtà dei fatti per adattarla alle proprie esigenze.
Tecniche da dittatori, ma che a quanto pare funzionano meravigliosamente anche in una democrazia del calibro della nostra.
Può darsi che io sia miratamente prevenuta per cui mi capita di guardare o leggere con un’attenzione accentuata, ma sinceramente non credo sia necessario essere maldisposti o particolarmente intelligenti per veder quello che a me sembra incredibilmente evidente …
Basta guardare.

1 commento:

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