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mercoledì 9 giugno 2010

Il metodo Katzenberg 2 -Come mistificare i fatti

Satira
Ogni dibattito è un rapporto a tre. C'è l'esponente della maggioranza, quello dell'opposizione e infine il pubblico. L'opposizione si confronterà dialetticamente con noi, e noi saremo il suo scopo, secondo il vecchio illiberale modello democratico e dell'arricchimento culturale. Noi no. Il nostro scopo è il pubblico. Il dibattito non ci serve per confrontarci con l'opposizione, altrimenti rischieremo di far capire qual'è il nostro obiettivo politico: tanti bei soldini! Non importa quindi se diciamo delle fesserie, l'importante è che siano assortite in modo che il pubblico sia portato ad applaudirci, tanto nessuno andrà a verificare scientemente le cose. Se l'avversario tenta di portare dei dati possiamo fare due cose: invocare lo spauracchio delle toghe rosse o presentare dei contro sondaggi, tanto nessuno andrà ad analizzare i campioni su cui tali sondaggi si basano. Se invece l'avversario è talmente basito dalle scemenze che diciamo, tanto da riderci in faccia o da smascherare il nostro trucco, si torna ai tre assunti: "voi credete che gli italiani siano cosi stupidi? Noi no. Noi amiamo gli italiani!" (applausi a iosa). Tutto quello che ci serve a questo punto è conoscere i metodi con cui rendere le nostre scemenze suscettibili di approvazione da parte del pubblico ... degli altri interlocutori -questo è importante- non ci frega niente, ci servono solo come mezzo per comunicare al popolo i nostri comandi. Il singolo, qualsiasi sia il suo QI è un avversario o un alleato. Punto. Quando invece è in gruppo è pubblico o manifestazione sindacale. Questo corso si occupa del primo caso, per il secondo ci sono sempre i nostri infiltrati da inserire tra la folla per dare un valido motivo alla polizia di disperderli.

Primo metodo: "l'ampliamento".

Consiste nel restringere le nostre affermazione al nocciolo chiudendole alla confutazione, in quanto ci permette di inventare qualsiasi cosa in risposta alle domande dell'aversario. L'avversario invece, dal momento che afferma dei fatti concreti estenderà le sue affermazioni rendendole inevitabilmente aperte alla confutazione, permettendoci di generalizzare parti del suo discorso esagerandole. Vediamo un paio di esempi.

1- Affermazione ristretta. Sua eccellenza il Cavaliere e Imperatore Silvio Berlusconi nel suo precedente governo affermò alla stampa una semplice frase: "aumenteremo il Pil del 2%." Purtroppo a quella conferenza stampa c'era un giornalista straniero, quindi comunista. Il quale ebbe la sfrontatezza di fare una domanda vera: "come?" ... Sua eccellenza et reverendissima non si scompose e invece di spiegare il come (impossibile dato che era una fregnaccia volta a conquistare il pubblico) disse: "l'1% per via di tizio, lo 0,5% per via dei tagli e il restante 0,5% per spontanea ripresa dei mercati." I giornalisti ebbero cosi l'illusione di avere avuto una risposta ... ma in realtà il Venerabile Presidente aveva solo detto un insieme di numeri la cui somma dava il 2% ... niente di più.

2- Generalizzare le affermazioni dell'avversario. Tempo fa i Radicali italiani si schierarono (lo sono ancora) contro il regime anti clericale birmano. Giuliano Ferrara ribattè che i radicali sono anticlericali come il dittatore birmano, difendendo cosi il suo sponsor: il Vaticano. In realtà il clero birmano non esiste, nel senso che chi si informa può verificare subito la diversità abissale che c'è tra la religione buddista birmana e quella cattolica italiana, inoltre l'anticlericalismo birmano si esprime in modo totalitario, mentre quello dei radicali rimane sul campo delle idee e del rispetto dei valori democratici ... ma tutto questo va verificato ... e non è certo in una trasmissione che si può fare ... poco male, il Giulianone nazionale infatti non era interessato al contenuto intellettuale del dibattito ma a ottenere gli applausi e i voti del pubblico, non ché lo zuccherino di Ratzingher.

Continuiamo la prossima puntata ... sempre che i bolscevichi non mi ammazzino prima!


Basato sul saggio di Arthur Schopenhauer "L'arte di ottenere ragione"

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