
di Andy Sin.
Un cappello, una pipa, un grande sorriso. Questa l'immagine che ho stampata di lui nella mente. Sandro Curzi ci lascia dopo 78 anni, ed una vita piena di insegnamenti. Lezioni che impartiva agendo e non blaterando, come tantissimi pseudo-giornalisti fanno oggi. A cominciare dalla sua gavetta, a testa bassa, dal Polesine come inviato alle colonne de l'Unità. Fervente comunista, ma mai ottuso osservatore del dogma. Cronista di razza da giovane, attento organizzatore nella maturità, è lui che fonda la Terza Rete intuendo la necessità di un pluralismo che in Italia tardava a manifestarsi. Curzi è figura storica più che giornalistica, proprio perchè la sua vita è una costante affermazione della superiorità del “fare” sul “dire”, senza schiamazzi e trionfalismi. Perchè chi fa informazione in modo genuino deve essere guidato dalla voglia di far pensare.
In questo paese ingrato, il “pensare con la propria testa”, o se volete, l'anarchia del pensiero, è sempre stato considerato un male. L'ostinazione nel voler insinuare il dubbio nei propri ascoltatori e telespettatori è un grandissimo merito del Curzi giornalista. Ma non solo. La figura del giornalista politicamente schierato è con lui che assume autorevolezza, donando una grande spinta al pensiero della sinistra, non più chiuso nelle opinioni preconcette, ma aperto al dialogo, pur rimanendo fermi nelle proprie argomentazioni. Ed è appunto a Sandro Curzi che possiamo attribuire la paternità del concetto secondo cui non necessariamente un giornalista di parte debba essere inaffidabile. E' una carica energetica quella del suo sorriso, forse perchè l'aver creato una colonna dell'informazione italiana come il TG3 gli dava grande slancio verso il futuro.
Già, il futuro. A 78 anni non ha mai smesso di essere giovane dentro: agilità mentale ed il suo essere sempre brillante e sferzante nella critica continuava a dargli di diritto lo scranno di decano del giornalismo italiano, come successe per Montanelli e Biagi. E di questi era sicuramente la parte mancante, schierato a sinistra, ostinatamente, ma con garbo. Forse uno degli ultimi giornalisti dal carisma trasversale, un uomo da apprezzare indistintamente come alleato e come rivale.
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