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sabato 27 dicembre 2008

Il linguaggio primordiale


di Giovanni Pili.


Questo articolo richiama a quello qui pubblicato il 20.10.2007 dal medesimo autore nel nostro blog,(psyke blog) ed è nostro dovere precisare che si tratta di ipotesi formulate in ambito non accademico e non aventi quindi valore scientifico.(N.d.R)

 

Riprendiamo qui il discorso dell’altra volta riguardante l’esistenza di un “linguaggio primordiale” esistito all’alba dei tempi quando l’homo sapiens muoveva i primi passi su questa terra. Il concetto di linguaggio “udito” non tramite un apparato acustico, ma attraverso la capacità del cervello umano di captare le onde elettromagnetiche prodotte dagli altri, è di difficile decifrazione. Se poi questo linguaggio fosse realmente esistito, perché allora non ci siamo evoluti attraverso la comunicazione telepatica anziché vocale?

Proviamo ad usare un paragone, chiamiamo gli“schemi” di questo linguaggio “colori” e i “concetti” degli schemi “sfumature”. Le onde emesse dall’attività neuronale potevano indicare solo i colori, ma non le sfumature. Si poteva sentire il colore emozionale della persona accanto, o capire se ha visto un pericolo o qualcosa di piacevole, il cervello del nemico poteva emettere un messaggio interpretato come “pericolo”, “leone”, “scappa”, ecc. Ma non poteva udire discorsi più elaborati, (pericolo, c’è un leone laggiù, scappa!) tutto questo è possibile solo attraverso una sintassi ed una grammatica, ma queste cose solo attraverso il linguaggio parlato, finalizzato alla comunicazione, sono possibili.

Le onde elettromagnetiche, sono una casuale conseguenza dell’attività psichica, è l’uomo, dando significato alle cose, che gli ha dato un senso, senza le doti uniche della nostra laringe, le nostre interazioni sarebbero rimaste al livello di “branco animale”. Provate ad immaginare due persone che cercano di dialogare attraverso ciò che leggono dai rispettivi elettroencefalogrammi?!

 

Ci sono quattro indizi che vanno a nostro favore:


1.      il fatto che la capacità di capire il linguaggio e la capacità di parlarlo sono nettamente separate nel nostro cervello.

2.      nessun essere umano può sviluppare una forma di linguaggio se prima fin dalla prima infanzia non impara a capirlo.

3.      in casi di schizofrenia, in cui i pazienti credono di essere posseduti, questi si rivelano capaci di parlare lingue molto simili a quelle arcaiche, come l’aramaico o il sanscritto, lingue che dovevano avvicinarsi molto al linguaggio primordiale.

4.      durante lo stato di ebbrezza le capacità di comprendere una lingua straniera aumentano notevolmente, ma passata la “sbornia” ci si accorge di non aver imparato niente di nuovo! Allora cosa si è capito? La lingua parlata dallo straniero, o i segnali che ad essa si accompagnavano? (esperienza questa che ho avuto modo di vivere personalmente nelle birrerie di Celle, a nord di Hannover, riuscivo a dialogare con i miei amici tedeschi, come se fossi stato in Germania da decenni, invece c’ero stato allora da non più di qualche mese, e si tratta di esperienze largamente conosciute dagli emigrati).

 

Si tratta però solo di indizi non di prove, le quali si possono ottenere solo attraverso degli esperimenti, si ma di che genere?

Se qualcuno di voi ha qualche idea in merito, sarà ben accetta.




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