
Una passeggiata tra le stelle
Stanotte ho passeggiato tra le stelle.
Ci chiamano sognatori, ma concedo anche la parola “folli”. Perché nella follia si racchiude il senso del non senso, e io adoro essere insensata.
Nella mia sconclusionata testa so che tutto è concreto. La concretezza della sregolatezza non è altro che l’immagine d’esser come un antico vate. Gli uomini combattevano, le donne si disperavano e i cantori consegnavano al futuro le gesta.
Che ne sarebbe di Ulisse, Achille o il furioso Orlando se non fossero esistiti i sognatori? Che ne sarebbe stato de mondo antico se qualcuno non avesse passeggiato ogni istante tra le stelle?
Io sono così, eppure sono Nessuno. Ed è bello esser Nessuno, quando sei certa che la signora Nessuno può sorvolare i Qualcuno che non vedono, e sorridere ai Nessuno che passeggiano sulla stessa via. Non sono stata chiara?
Sono una folle, come ho già detto, e della follia ho fatto il senso della vita.
Sogna e capirai, vivi soltanto e udrai i latrati stanchi di un lupo assonnato.

Utopia
Solo questo rimane? L’Utopia della genialità fusa con la possibilità di trovare possibile vivere secondo schemi che diano la materiale capacità di giungere lassù, ove l’utopico luogo dei desideri si annida nel “nido del cuculo”.
Utopia .
Onirica sostanza.
Dolce speranza d’assaporare ciò che non ha fragranza.
Utopia.
Desiderio di conoscenza.
Fuggire all’instabile brama utopica per affondare nel vivere di sempre?
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