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giovedì 2 luglio 2009

Storie da un adolescenza qualunque # 1


IL CAMPETTO


(in tono sognante, come fosse una favola....)

L’ altro giorno stavo andando al cimitero … no, non preoccupatevi, non è di questo che voglio parlarvi… l’altro giorno, come ogni volta che passo da quelle parti, ho pensato: Non c’è più il campetto!!
Quando si era ragazzi ogni spazio più o meno orizzontale, anche con fosse e ruscelletti nel mezzo diventava un campo di calcio. Si giocava alla pallacanestro, alla pista di pattinaggio, alla spiaggia, in un parcheggio… persino in mezzo alla strada, quando c’era l’ austerity (ve la ricordate l’austerity? Era finito il petrolio e in macchina in certi giorni no si poteva andare. Che bello! La strada era nostra!)… ma il campetto era tutta un'altra cosa.
Al campetto c’erano le porte e non si doveva discutere se era gol o no…e ce ne erano 2! Nei campi improvvisati si giocava a una porta sola. una volta alla pallacanestro c’era con noi uno così scarso che quando ha tirato un pallone in corner abbiamo litigato 10 minuti per chi doveva batterlo: non sapevamo con chi giocava! E poi giocando a una porta sola comunque andasse l’azione la palla finiva a Robi e faceva gol lui.... con 2 porte c’era una possibilità per tutti!
Al sabato io Marco e Carlo tornavamo da scuola di corsa, mangiavano di corsa e correvamo al campetto e trovavamo Toni già li da mezz’ora con una mela in mano. Toni era il portiere e comandava la difesa. mi gridò una volta. Chi non obbediva a Toni era coperto di insulti, spesso incomprensibili: zemmenduto, zalanuto, sdruppulillo...ma essere insultato da Toni non era un offesa, era un privilegio: chi non vorrebbe essere uno sdruppulillo?
Al campetto si giocava cambiati. Il giorno prima della partita si diceva noi in maglia bianca e voi in maglia blu. Poi le 2 squadre si presentavano ogni volta entrambe con la stessa maglia. Se era estate allora si faceva una squadra con la maglia e una a dorso nudo, anzi a “orso nudo”. Io giocavo sempre nella squadra a orso nudo.... a quei tempi....
Risolto il problema delle porte e delle maglie ce n’era uno più grave: il campetto richiedeva un pallone serio. Alla pallacanestro o alla spiaggia si metteva 50 £ per uno e si comprava il “supertelerigonfiabile” da 700 £, il pallone che sceglieva da solo le traiettorie ( permettendo però anche ai più scarsi di fare goal come quelli che fa oggi Ibra. Forse spendono troppo per gli ingaggi e anche in serie A giocano col supertelerigonfiabile…) e che quello che non ci aveva messo i soldi puntualmente bucava. Al campetto, potendo solo sognare il pallone di cuoio, bisognava raccogliere almeno 2000 £. E li erano cavoli....
D’inverno facevamo la sfida tra compagnie, piazza (noi) contro san Rocco. Il primo tempo vincevamo noi, alla fine vincevano loro. Andava così. Una volta io e Massimo che non giocavamo tenevamo il tempo e l’abbiamo fatta finire 20 minuti prima. Finalmente abbiamo vinto!
D’estate c’erano le sfide tra i bagni. Il campetto era sempre pieno, a volte si finiva col giocare a mezzanotte. Chi non giocava era persino più fortunato, perché faceva il filo alle tifose avversarie...
Una volta abbiamo sconfitto una compagnia di Milano e le tifose.... la tifosa (una....) della squadra avversaria è passata dalla nostra parte...
Ma la cosa che non dimenticherò mai era il vento. Al campetto soffiava fortissimo, agitava gli alberi, sembrava vivo. Quando alzava la terra rossa del campo dovevamo fermare il gioco.... e rimanevamo lì, impietriti, di fronte all’unico rivale che non potevamo sconfiggere.

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