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giovedì 30 luglio 2009

Il declino della società italiana


di Alessandro Frau.

Nel secolo scorso Don Luigi Sturzo affermava: “La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti, verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà”.
La società italiana ha sempre fondato la sua natura democratica rispettando i dogmi entrati in vigore il 1°gennaio 1948. Negli ultimi anni questa fondamentale sacralità è stata messa in discussione sempre più frequentemente, diventando un facile bersaglio per le accuse più infamanti. Registriamo infatti una serie di ignobili capi d’imputazione che riguarderebbero la sua natura obsoleta e la sua presunta inadeguatezza a rappresentare un’Italia diversa da quella postbellica. Eppure tutti gli articoli della Costituzione sono stati elaborati con maniacale attenzione per superare definitivamente un’epoca disonorevole e disdicevole che l’Italia e la Storia non dimenticheranno facilmente. Nel nostro paese, d’altro canto, è diventata quasi una moda rifarsi il look in politica. Si coprono i capelli bianchi con astuti stratagemmi, si raddrizzano le schiene nella camminata, si fanno continue ironie sull’avanzare della propria età. A questa specie di restyling fisico sembra destinata anche la nostra Costituzione a cui è stata riservata una prenotazione per un trapianto di articoli, una prelazione per un’acconciatura di commi ed un appuntamento per attuare una profonda messa in piega dei suoi valori e principi. A dir la verità, l’avanzamento dell’età, è un fenomeno spesso associato ad elementi positivi, come per esempio l’acquisizione di una maggiore e consapevole saggezza. Spesso i capelli bianchi e radi sono simbolo di esperienze e conoscenza ed il bastone della vecchiaia ha sempre rappresentato la lunga strada percorsa nell’esistenza, fatta di peripezie, errori e maturazioni. Lo stesso discorso dovrebbe investire anche la Costituzione nei quali articoli è stata riversato l’intero bagaglio di competenze ed assennatezze di un popolo intero. In essa si conserva l’anima viva e lacerata degli italiani.
Se osserviamo, inoltre, alcune delle basilari norme che compongono la legislazione del nostro paese, notiamo con palese evidenza che la Costituzione non viene solamente schernita a parole, ma subisce in alcuni suoi paletti insindacabili, degli aggiramenti scandalosi. Ecco qualche esempio:
ART.3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Dogma imprescindibile in una vera e attendibile democrazia. Peccato poi che si varano decreti legge come il “Lodo Alfano” che concede l’immunità giudiziaria alle più alte cariche dello Stato.
ART.4: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Il lavoro è uno dei cardini essenziali di una buona società. La famiglia si sviluppa con i redditi fissi da parte di almeno un lavoratore per nucleo familiare. Oggi in Italia abbiamo una tasso di disoccupazione che si impenna mese dopo mese, abbiamo un numero di cassaintegrati che aumenta esponenzialmente giorno dopo giorno e abbiamo una quantità di precari in cospicuo ingrandimento.
ART.9 La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
L’incremento dell’erudizione nella società e i progressi in campo scientifico e tecnico si ottengono attraverso l’investimento e gli stanziamenti economici da parte dello Stato. I grandi cervelli italiani (numerosissimi e con capacità invidiate all’estero) devono ricevere tutto il sostegno economico possibile da parte dello Stato che deve cosi esaltarne le competenze. I tagli indiscriminati e criminali a scuola e ricerca voluti dal ministro Gelmini perseguono la strada opposta soffocando le abilità individuali e spingendo i nostri connazionali alla ricerca di risorse che solo l’estero garantisce.
ART.11 L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Ripensando ai nostri morti in Kosovo Iraq e Afghanistan ogni altro commento risulta superfluo.
ART.21 Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Leggere quest’articolo provoca negli italiani reazioni simili. C’è chi abbozza un sorriso amaro, chi solleva entrambi i sopraccigli, chi passa direttamente all’articolo successivo. La nostra penisola è controllata mediaticamente e questa non è una novità. I giornali, la televisione, le radio e tutti i vari mezzi di comunicazione sono intrisi di politica e di controllo partitico. Ogni parola è volta ad osannare, mascherare, smentire o infangare con scopi ben precisi che esulano dal concetto di libertà e autonomia. Senza poi ulteriormente soffermarci sulla diffusione incontrollata della censura alla quale sono legati casi eclatanti di giornalisti licenziati o allontanati, programmi televisivi chiusi, critiche e litigi senza senso e soprattutto senza fine. Il declino della nostra società è misurabile contando giornalmente le pugnalate assestate alla sua natura democratica, limitata in ogni suo settore, dal più visibile al più sotterraneo.
Davanti a questo squallido panorama credo che in Italia la Costituzione sia indiscutibilmente valida e contenga tutte le basi e i sostegni per erigere una società democratica, funzionale e moderna. Inadeguata è invece la classe politica che non provvede affatto al rispetto dei principi scritti trasgredendoli con mille trucchi e raggiri al limite della legalità. La Costituzione deve rimanere intoccabile come purtroppo sono i nostri politici.



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