
Il 22 Luglio 2001 scompariva il più grande giornalista che l’Italia abbia mai avuto: Indro Montanelli. Editorialista del Corriere e in seguito fondatore e direttore de “Il Giornale” e de “La Voce”, fu la persona che tutti noi, spero, vorremmo essere: una uomo critico, che non parlò mai per partito preso, sempre pronto a mettersi in gioco. Son passati solo 8 anni dalla sua scomparsa, ma credo che si rivolti già nella tomba, vedendo ciò che è accaduto al “quarto potere”: non esistono più giornalisti liberi (quei pochissimi che ancora lo sono, vivono con la scorta e/o sono bollati come faziosi) e ai vertici di tutti i telegiornali e di gran parte dei giornali italiani vi sono i cagnolini da compagnia del potere, esseri asessuati senz’arte né parte, che hanno come unico organo funzionante la lingua, sempre pronta a leccare il posteriore del potente di turno. Si rivolterebbe nella tomba anche vedendo la fine che ha fatto il suo “Giornale”, diventato house organ del PdL e costola di Mediaset, oramai in mano a gente come Mario Giordano e Filippo Facci (che, con tutto il rispetto, con giornalisti del calibro di Montanelli e Biagi hanno poco a che vedere!). Non so cosa direbbe della situazione politica italiana: lui, uomo di Destra, affermava che in Italia non si sa andare a Destra senza sfociare nel manganello. Chissà cosa direbbe allora del decreto sicurezza, fortemente voluto dalla Lega Nord. Chissà ...
“L'unico consiglio che mi sento di dare – e che regolarmente do – ai giovani è questo: combattete
per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne.
Quella che s'ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio.”


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