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giovedì 23 luglio 2009

A otto anni dalla scomparsa di Indro Montanelli



Il 22 Luglio 2001 scompariva il più grande giornalista che l’Italia abbia mai avuto: Indro Montanelli. Editorialista del Corriere e in seguito fondatore e direttore de “Il Giornale” e de “La Voce”, fu la persona che tutti noi, spero, vorremmo essere: una uomo critico, che non parlò mai per partito preso, sempre pronto a mettersi in gioco. Son passati solo 8 anni dalla sua scomparsa, ma credo che si rivolti già nella tomba, vedendo ciò che è accaduto al “quarto potere”: non esistono più giornalisti liberi (quei pochissimi che ancora lo sono, vivono con la scorta e/o sono bollati come faziosi) e ai vertici di tutti i telegiornali e di gran parte dei giornali italiani vi sono i cagnolini da compagnia del potere, esseri asessuati senz’arte né parte, che hanno come unico organo funzionante la lingua, sempre pronta a leccare il posteriore del potente di turno. Si rivolterebbe nella tomba anche vedendo la fine che ha fatto il suo “Giornale”, diventato house organ del PdL e costola di Mediaset, oramai in mano a gente come Mario Giordano e Filippo Facci (che, con tutto il rispetto, con giornalisti del calibro di Montanelli e Biagi hanno poco a che vedere!). Non so cosa direbbe della situazione politica italiana: lui, uomo di Destra, affermava che in Italia non si sa andare a Destra senza sfociare nel manganello. Chissà cosa direbbe allora del decreto sicurezza, fortemente voluto dalla Lega Nord. Chissà ...

“L'unico consiglio che mi sento di dare – e che regolarmente do – ai giovani è questo: combattete
per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne.
Quella che s'ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio.”

(I. Montanelli, “Soltanto un giornalista”, 2002)


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