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giovedì 27 agosto 2009

Rivoluzione d'elité

Seconda pagina - focus



di Germano Milite.

Batto sempre con insistenza quasi ossessiva sul necessario, vitale abbandono delle ideologie perchè sono fermamente convinto che, una "rivoluzione", intesa non nel senso popolare e se vogliamo qualunquista del termine, sia non solo auspicabile ma finanche probabile.Condizione sine qua non è però, appunto, quella della completa libertà mentale e culturale e dell'abbandono degli ammuffiti totem politici scimmiottati da troppo tempo. Ma cosa si intende per "rivoluzione"? Di certo, nell'idea degli uomini di buon senso, non ci si riferisce a forconi all'aria, ad un nuovo 68 (con tutte le sue ombre) o a qualche fantomatica rivolta del "proletariato". Non ho mai compreso infatti come, "il potere al popolo", possa essere per chissà quali astruse ragioni più giusto e buono di un governo affidato ad una ristretta classe di "tecnici" ed esperti onesti e preparati. Non ho mai compreso, quindi, come questo eterogeneo e per me molto difficilmente definibile ammasso di mestieri, pulsioni, emozioni, capricci, cupidige, ricchezze, invidie, desideri, bisogni ed egoismi potesse essere, se unito in una ipotetica categoria onnicomprensiva definita "popolo"(o "lavoratori") portatore di un maggior benessere comune.
Il popolo non esiste per governare direttamente ma per votare e scegliere, democraticamente, chi espleta la funzione di gestione della "res pubblica" nel migliore dei modi. Fin qui, credo di aver detto cose banali quanto però bisognose di un perenne ripescaggio. Chiarito questo, spiego dunque cosa intendo per "rivoluzione d'elite". Il sistema della vecchia politica marpiona e clientelare, collusa e spesso fusa con la malavita organizzata e composta da un lerciume più o meno palese di inetti e raccomandati, oggi va per la maggiore e governa un paese che soffre di zero autostima e che naufraga, dolcemente ma inesorabilmente, in un mare di cinismo misto a qualuqnuismo disfattista che fa tanto bene a chi è al potere ("E' intuile sbattersi e combattere tanto le cose non cambieranno mai"; è il motto dell'italiota disilluso) Quando parlo di rivoluzione parlo proprio di questo: cambiamento graduale ma continuo del modo di pensare e di vivere e liberazione dagli stereotipi tipici dell'Italiano omertoso, sfaticato e mafioso che da sempre ci macchiano. Il punto semmai nuovo è che, questo radicale e decisivo cambiamento, io non me lo aspetto dal "popolo" ma da quella classe politica oggi giovane e si spera piena di entusiasmo e di ottimismo che, un domani (ma anche un dopo-domani) tenterà di guidare l'Italia. Qual è il modo migliore per formare una coscienza collettiva (di minoranza governativa) che sia responsabile, competente, realista e concreta?
La risposta credo sia semplice: aggregazione e confronto di esperienze, studi, letture ed idee; formazione continua di programmi e alternative, proposizione di soluzioni nuove a problemi vecchi e, sopra ogni altra cosa, una determinazione smisurata e che va al di la dello schifo tremendo al quale assistiamo giornalmente.
E' per questo che, un paio d'anni fa, quando iniziai a lavorare come giornalista per julienews, realizzando il sogno di una vita, pensai al R.A.M (Ri-scossa art movement).
Il Ram vuole essere un modo per fondere l'arte con i problemi più gravi e visibili della società; promuovendo festival, concerti e momenti di incontro tra giovani e meno giovani e fare in modo, attraverso questi incontri, di coinvolgere anche organismi politici e para-politici. Cercare di riavvicinare i giovani alla politica e alle ferite enormi che la sua cattiva esecuzione ha causato nostro paese. Fare il tutto utilizzando come "zucchero" copri-amaro la musica, la pittura, la scrittura, la fotografia e il cinema...fondere esperienze di artisti già molto noti con quelle di emergenti e arricchirsi reciprocamente di esperienze ed idee. Formare, con il tempo, un movimento para-politico vero e proprio; scevro da ideologie estremiste e per nulla applicabili alla realtà che potesse entrare nelle Università, coinvolgere studenti e docenti per far nascere quella "elite" di talentuosi appassionati e "sensibili" che avrebbe potuto, sempre con il tempo, la giusta visibilità e la giusta penetrazione nel territorio, offrire una valida alternativa di voto ad italiani sempre più sfiduciati ed autolesivamente disinteressati alla politica. L'intento è dunque quello di accostare lla politica non più solo a mafia, corruzione, clientelismo ed affarismo ma anche (senza illudersi di trasformare i politici in filantropi/ambientalisti) a qualcosa di bello; che richiami nella coscienza collettiva immagini positive di creatività e spirito vivo. Organizzare questa "rivoluzione del bello" di modo che, tanti ragazzi, si avvicinino alla politica ed inizino ad appassionarsi a quella che dovrebbe essere la materia principale in un paese che si dice democratico.
La strada da fare è tantissima ed i punti ulteriori da fissare sono ugualmente numerosi ma noi siamo già partiti da un po' su tv e internet (il gruppo fb lo trovate qui e, su di esso, ci sono interviste e programmi che abbiamo già registrato). Le cose da dire sono tantissime ed i progetti in cantiere anche...non esitate a chiedermi ogni tipo di delucidazione a riguardo. Il R.A.M è di chiunque ami il suo paese e non voglia abbandonarsi al disfattismo imperante di chi, più che non aver nulla da perdere, non ha mai voluto guadagnare qualcosa in termini di dignità.


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