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giovedì 17 settembre 2009

IL "CENSORE" ANARCHICO

Seconda pagina - Focus


di Altipiani Azionanti.

Quando si adopera un termine di uso comune è molto raro che uno si chieda se quel termine che sta usando abbia, abbia potuto o potrebbe avere un altro significato da quello comune e non basta certo un dizionario di lingua per capirlo. Bisognerebbe cominciare a mettere in dubbio tutto quello che si dà per scontato, perché forse proprio lì si cela una realtà travisata. Ed io comincio proprio dal termine “censura” che tanto odiamo dato che rappresenta la negazione della libertà di espressione.

Se vado a vedere l’etimologia del termine censura ed il suo antico uso, allora scopro che esso deriva dal latino “censĕo, censes, censui, censum, censēre = valutare, stimare, noverare” da cui il termine “censo” ne chiarisce bene il significato in senso “quantitativo” in quanto per i Romani, sin dai tempi di Servio Tullio il censo (o censimento) era sia il novero delle famiglie che la valutazione dei beni patrimoniali del cittadino al fine di stabilire l’entità della pubblica tassa da versare.

Ma oltre a questa valenza “quantitativa” del termine “censēre” ne esisteva contemporaneamente un’altra di tipo per così dire “qualitativa” per cui lo stesso verbo “censēre = valutare” assumeva anche il significato di deliberare, pensare, credere, giudicare, decretare. Da quì il famoso “censore” quale “uno dei maggiori magistrati romani il cui ufficio era non solo di valutare la proprietà dei cittadini (census) ma anche di soprintendere senza eccezione di casta alla loro moralità e punire quelli che si conducevano male degradandoli o removendoli dal loro ufficio, grado o condizione sociale” (tratto dal dizionario etimologico online).

Ora se vado a vedere il significato di “valutare” esso deriva da vălēre = aver prezzo, ma in senso figurato “avere in considerazione, apprezzare, esaminare a fondo sotto ogni aspetto”. Quindi tornando al termine “censurare = valutare” allora si deve dedurre che ad un termine che poteva assumere tanto una valenza positiva quanto negativa, si è da sempre preferita solo quella negativa che è diventata così di uso comune.

Il "censurare", pertanto, etimologicamente parlando, sarebbe da intendere quella attività valutativa nei confronti di chiunque ed esercitabile da chiunque e che potrebbe valere tanto in senso positivo quanto in senso negativo indipendentemente dall’attività del giudicare in senso stretto.

Il “censore romano” rivestiva solo un ruolo negativo perché arrogava solo a sé il diritto di censurare, per il bene dello Stato nel rispetto delle leggi, negando agli altri questa stessa possibilità. Il “censore anarchico”, invece, è colui che agisce per garantire l’attività del censurare a chiunque, laddove il censurare assuma sia la valenza positiva nel valutare i concetti positivi propri della dottrina anarchica che negativa nell'identificare e contrastare le negatività quali potere, autorità, condizionamento e via dicendo.

Forse cominciare a redarre anche un dizionario anarchico della lingua italiana oltre alla già ormai famosa enciclopedia Anarchopedia, sarebbe quanto mai auspicabile… non vi pare?!


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