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giovedì 10 settembre 2009

La democrazia nei social network

l'Editoriale



di Giovanni Pili.

La democrazia nei social network suona quasi come una cosa ridicola oggi. Si da per scontato che “siccome è gratis” non si può pretendere alcun diritto, salvo poi indignarci e correre a gridare la parola “censura” quando ci viene disattivato l’account. Per la verità non è affatto gratis. E anche se lo fosse, i diritti non si comprano. Andiamo con ordine. Il tempo che noi tutti trascorriamo collegati nel nostro social network preferito (in questo caso prenderemo come esempio facebook, in quanto è il contesto che maggiormente ci interessa) rappresenta un guadagno per i titolari del dominio. Anche se ci divertiamo, e lo faremmo comunque gratis, stiamo parlando –economicamente parlando- sempre di denaro. Storcere il naso snobbando questo ragionamento “materialista” è proprio quello che si aspettano da noi. Il tempo che noi dedichiamo al social network è un introito per i gestori, ed è una spesa per noi, in quanto noi non percepiamo nessuna percentuale sulle pubblicità tematiche sulla base dei nostri argomenti, né sul numero di lettori che attiriamo inevitabilmente verso l’esposizione passiva alle inserzioni pubblicitarie. E’ come se guadagnassimo 1 euro al secondo (esempio) e ne spendessimo altrettanto come tassa (illegittima) per l’uso del sito. Ogni nostra azione che rappresenta un guadagno per Tizio, se non ce ne viene niente, è automaticamente una spesa da parte nostra. Questo non è un ragionamento da bar, fuoriuscito dalla mia mente tanto per fare dei giochi retorici, è una delle prime nozioni che gli studenti di tutto il mondo imparano quando si affacciano a materie come l’economia politica, l’estimo, ecc. Quindi i social network non sono gratuiti. Non guadagnerebbero un euro senza il nostro lavoro. Il lavoro non è timbrare il cartellino, né sudare, o altre semplificazioni di questo tipo, il lavoro è qualcosa che trasforma, che produce; noi produciamo spendendo lo stesso tanto che “virtualmente” guadagniamo.
Passiamo al secondo punto. Del fatto che i diritti non si comprano. Un diritto quando comincia ad assumere un prezzo, cessa di essere tale per divenire un mero privilegio (se gratis è una elemosina). Prendiamo il voto; inizialmente il voto era un privilegio riservato a chi pagava una certa percentuale di tasse. Andando più indietro il “pane et circenses” degli imperatori romani era riservato ai soli cittadini romani allo scopo di accettare in questo modo un governo imperiale impartito dall’alto, conservando le parvenze repubblicane. E’ un po’ quello che succede con facebook. Prima ci lasciano credere che sia gratis e poi passano alla seconda fase –magari inconsapevolmente, vorrei evitare di cercare massoni o illuminati anche qui- quella della dirigenza dall’alto del social network, secondo una logica tutta infantile de “la palla e mia e decido io”. In realtà la palla è della società che fornisce il servizio di linea telefonica e i calciatori siamo noi. Le parvenze democratiche vengono conservate, tutti noi possiamo scrivere che Berlusconi è un pappone o che Andreotti è mafioso, nessuno avrà oscurato l’account per questo. L’account di solito viene oscurato per due soli motivi. Il primo legato al fatto che oltre a farli guadagnare con la nostra passione, ci permettiamo pure di avere più amici del VIP patinato; il secondo è legato alla complicità di tutti noi … attraverso i passa parola forcaioli e l’ostracismo delle segnalazioni anonime. Benché comprendiamo e sosteniamo la segnalazione dei gruppi che violano la legge e che richiamandosi a gruppi reali rappresentano un pericolo concreto, difficile è invece capire un account bloccato perché Tizio ha detto a Caio che è “negro”, piuttosto che “cornuto”, ecc. Si rischia di mettere nello stesso piano i pedofili che aprono gruppi inneggianti il sesso coi minori, ed il ragazzino che ha appena finito di masturbarsi con una copia del Mein Kampf. Tutto questo serve solo a creare ancora più confusione e a dividerci, ci rende sospettosi e restii verso l’apertura di nuovi contatti.
Il problema della democrazia dei social network, non è una bazzecola, abbiamo visto come questo sia moralmente ed economicamente un nostro diritto, come persone, produttori e fruitori economici dell’azienda – network. L’alfabetizzazione informatica, sempre più importante in questo secolo porterà presto internet ad assorbire numerose funzioni politiche (vedi il voto elettronico in USA) e sociali (vedi i gruppi e le cause di facebook che mobilitano con pochi click migliaia di persone) rendendo possibile con l’abbattimento delle barriere geografiche e di classe un probabile ritorno all’atomizzazione dell’amministrazione e quindi di rendere sempre più fattibile un ritorno al modello democratico degli ateniesi. Ma se continuiamo a dimenticarci che i diritti non esistono solo nelle aule parlamentari o nelle piazze, ma in ogni attimo di vita che passiamo sulla terra, a prescindere che operiamo in casa, al lavoro o su internet, saranno tempi bui, paragonabili a quelli visti con grande lungimiranza da Orwell. E’ necessario fin da ora preoccuparci dell’esigenza di eleggere gli amministratori dei social network; questo tra le altre cose non priva gli ideatori del sito del loro tornaconto. Ma consente a noi di avere un maggiore senso democratico, in un periodo in cui il voto politico diventa sempre più disertato e disprezzato. Se non ci organizziamo da ora; quando internet finirà per assorbire la piena funzione di canale informativo e politico, ci ritroveremo senza nemmeno accorgercene in una dittatura, un regime di amministratori sconosciuti, che non devono rendere conto a nessuno, i quali possono a loro arbitrio decidere cosa va e cosa non va pubblicato. Oggi tutto questo è già una realtà, eppure … lo diamo per scontato, come se fosse una cosa normale e di routine, come se il tempo che passiamo su internet ci privasse della nostra personalità. Forse è veramente cosi, il rischio di esasperare l’individualismo, la dove invece si ha un mezzo senza pari per organizzare eventi ed incontri concreti, è ancora molto alto.
Non sarebbe ora di creare una nuova generazione di social network? In questo momento sto utilizzando un sistema operativo “open source” ovvero un sistema fatto dalla comunità degli internauti i quali mettono ognuno a disposizione le proprie conoscenze per migliorare il programma. Perché non si sente parlare di “social network open source”? Dei network democratici dove si utilizzano i forum per votare le varie iniziative e modifiche, dove gli amministratori si conoscono e devono rendere conto verso gli utenti elettori del loro operato. Non mi sembra impossibile. Quello che ci manca è il senso di democrazia, se è vero come è vero che, quando un concorrente de “l’isola dei famosi” compra i voti telefonici, nessuno si accorge che la gente è stata presa in giro, ma ansi una situazione del genere è vista come una normale questione di mercato. Personalmente non sono un assolutista, ma non mi va nemmeno di rinunciare in toto a degli assoluti, altrimenti scomparirei come persona. Il voto non è relativo, è un diritto. La mia persona non è relativa … la mia persona è sacra, sia che venga espressa in un account, che nella carta di identità, che tra le altre cose, nei database dell’anagrafe risulta guarda caso un mero account. Internet è una premessa importante, sta a noi decidere –ora o mai più- se si tratta di una premessa di democrazia nel senso più alto che sia mai stato raggiunto, o se si tratta della premessa di uno delle più terribili forme di regime: il regime del benessere in cambio della libertà.

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4 commenti:

  1. perchè abbiamo sempre la necessità di delegare ad altri il potere delle nostre scelte e dei nostri bisogni? chi controlla il controllore? chi si candiderà? per quale proposito e con quale intento? io sono convinta che stiamo andando nella giusta direzione: potere al popolo. ma abbiamo da imparare ancora dai nostri errori, se riusciamo a vederli! non capisco perchè vuoi dei controllori nel sistema, quando i gestori di fb sarebbero comunque al di sopra del loro/nostro volere! Valeria

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  2. Io non voglio i controllori ... constato che ci sono e che sono indispensabili per non trovarci pedofili e mafiosi che ne usufruiscono ai loro scopi. Insomma se uno dice che la gente caga ... non significa che gli piace la merda.

    Votando gli amministratori questi se vogliono essere riconfermati o non essere rimossi xkè incompetenti, si avrebbe una gestione democratica dell'informazione. Oggi possiamo anche sorvolare, ma domani, quando internet assorbirà tutti i canali di informazione saranno guai seri.

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  3. la pubblicità è l'anima del commercio..e?? tabula rasa degli stipendi (ki ne ha uno)..sono d'accordo con te Gio..l'importante è di nn arrivare troppo tardi, quando la democrazia, è stata soppiantata dal regime vero e proprio..sembra na folle scemata vero?? di solito, ci accorgiamo della ns negligenza e indiferenza, quando tutto è già "stato sistemato"..ciao

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