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giovedì 17 settembre 2009

Perchè i sensi sono una fregatura immane

Seconda pagina - Focus


di Francesco Amato.

Sono belli i sensi, perchè sono i nostri sensori per l’interazione con l’ambiente. Ma sono anche un’immensa fregatura, perchè quello che pensiamo essere la realtà è sempre una rappresentazione della stessa.

Prendiamo la vista e un oggetto da vedere. L’oggetto ha delle caratteristiche fisiche, energetiche e termodinamiche peculiari e cangianti nel tempo. Questo è garantito perchè il perfetto “corpo nero” che si studia in fisica non esiste in natura.

La luce colpisce questo corpo e, a seconda del momento in cui lo fa, lo “inonda” con una certa quantità di fotoni. Questi fotoni trasferiscono parte della loro energia all’0ggetto, alterandone la temperatura al passare del tempo.

La stessa luce viene riflessa dall’oggetto e si dirige verso il nostro occhio.

Già qui è successo di tutto. Una parte della luce ha scaldato l’oggetto, quindi il suo profilo termodinamico è cambiato e l’oggetto non è già più quello di pochi istanti prima. Sarà un po’ più largo (o più stretto a seconda del materiale di cui è composto). La sua temperatura è cambiata di qualche millesimo di grado e quindi anche la frequenza della luce che riflette ha subito dei cambiamenti.

Tutto minimo, ovvio, ma pur sempre reale. Già l’oggetto è quindi cambiato mentre la luce da esso riflessa non è ancora giunta al nostro occhio. Ma proseguiamo.

La luce entra attraverso la cornea in corrispondenza della pupilla. E’ un materiale organico e trasparente ma è pur sempre semisolido; la frequenza della luce cambia ulteriormente. Poi arriviamo al cristallino, che prende l’immagine, la rovescia e la spara sulla retina. Inutile dire che qualche cambiamento c’è stato nel frattempo e quindi la faccenda si è complicata. A questo punto l’immagine, sempre capovolta, sollecita una certa serie di cellule presenti sulla retina, cellule che reagiscono ai differenti colori (cioè alle frequenze) della luce che le colpisce. E qui avviene il miracolo.

L’immagine viene in qualche modo scomposta in una serie di impulsi elettrici e trasmessa attraverso il nervo ottico, verso il cervello (ricordiamoci che è ancora capovolta). A questo punto tutti gli impulsi elettrici vengono raccolti e organizzati e interviene il “software” cerebrale, che provvede a rovesciare nuovamente l’immagine, associarla con quella in arrivo dall’altro occhio e sovrapporre le due immagini in un’unica visione, tridimensionale.

Quindi riassumendo: il colore non è più quello dell’oggetto originale (la luce ha cambiato frequenza tre o quattro volte da quando l’ha lasciato). Nemmeno la forma è quella originale (la luce è stata diffratta da almeno quattro materiali diversi e quindi ha cambiato angolo, deformando la sagoma dell’oggetto). La percezione della profondità (ovvero della tridimensionalità) dell’oggetto è ottenuta via “software” con un sistema detto “anaglifico” messo in opera dal cervello, basato sulla differenza angolare tra i due occhi. La posizione dell’oggetto nello spazio circostante è stata deformata dallo stesso processo che ne ha deformato la forma.

Lo stesso ragionamento può essere fatto per tutti i sensi.

La realtà che ci circonda non è conoscibile tramite i sensi. Occorre farsene una ragione. Il fatto che noi si riesca a farcene un’idea ragionevolmente rappresentativa non deve trarre in inganno. La mappa non è il territorio. Può esserne una rappresentazione molto fedele ma non coincide con il territorio.

I sensi ci danno un’idea di ciò che ci circonda abbastanza precisa da permetterci di interagire con la realtà.

Ma non ci danno alcuno strumento utile per penetrarne a fondo l’intima essenza.

Chiaro ora perchè si parla di “inganno dei sensi“? Semplicemente perchè, fino a quando non si sviluppano altri strumenti per interagire con la realtà, gli unici a nostra disposizione sono i sensi e nessuno di loro può dare qualcosa di più che una rappresentazione abbozzata del mondo che ci circonda.

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