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lunedì 28 dicembre 2009

Orientamento scolastico - Professionale

Seconda pagina - Focus


di Salvatore Cammarata.

La scelta dei corsi di studio scolastici od universitari si rivela, spesso, “la scelta della vita”, poiché finisce con il condizionare positivamente, se essa si rivela giusta, o negativamente, se sbagliata, il successo o l’insuccesso negli studi stessi e nella futura attività lavorativa. Essa è importante, particolarmente, in Italia dove, ormai da alcuni anni, circa il 60-70% delle prime scelte degli studi universitari si rivelano sbagliate. Tali percentuali sono maggiori per i corsi più impegnativi e sono costituite da coloro che finiscono “fuori corso” o che cambiano corso di studi o che, addirittura, li interrompono definitivamente.
Fare un buon orientamento scolastico-professionale è importante, anche perché si possono evitare almeno inutili perdite di anni di studio, per gli studenti, e di denaro, per le loro famiglie. Un buon orientamento è importante, inoltre, in considerazione del fatto che ormai il Welfare State è in via di ridimensionamento in quasi tutta Europa e progettare di lavorare, per esempio, nella Pubblica Amministrazione è a rischio di restare inoccupati: è meglio pensare ad attività libero-professionali Per di più, sono stati introdotti criteri privatistici anche nella gestione della P. A. e coloro che riusciranno a lavorare in essa faranno bene a predisporsi ad essere produttivi e competitivi, quasi come nelle attività libero-professionali, se vorranno evitare successivi rischi di mobilitazioni o di licenziamenti.
Purtroppo, in Italia, specialmente nel Meridione, non è ancora sufficientemente diffusa, tra la gente, tale consapevolezza ed, il più delle volte, i giovani o le loro famiglie si lasciano guidare nelle scelte dei corsi di studio o di lavoro solo dai pur importanti risultati scolastici o dalle ambizioni personali o, peggio, da quelle dei genitori o da ciò che piacerebbe fare o dalle scelte fatte da amici o conoscenti.
In realtà sono tanti i fattori che possono contribuire a determinare il successo o l’insuccesso negli studi e nel lavoro. Ne ricorderò qui solo quattro: tre riguardanti la personalità ed uno il mercato del lavoro.

Tra i primi vi sono le motivazioni che si possono esprimere attraverso interessi ed ambizioni (fare o studiare ciò che più importa o piace porta ad un maggiore impegno ed, in caso di riuscita, dà maggiori gratificazioni che possono motivare ancora di più nello studio o nel lavoro. Da qui l’utilità dell’uso, per esempio, di questionari di interesse. Ma non basta. E’ ancor più importante conoscere le proprie attitudini; cioè, le predisposizioni naturali, funzionali alla sopravvivenza dell'individuo e del gruppo di cui egli fa parte, a svolgere con efficacia ed efficienza determinate attività da punti di vista quantitativi o qualitativi, riproduttivi o creativi, esecutivi o direttivi, etc. Troppo spesso, esse sono confuse con le motivazioni e sono, invece, da scoprire attraverso la riuscita spontanea in determinate attività, che ci si trova a svolgere casualmente, od attraverso dei test attitudinali. Di solito, esse non sono conosciute dai diretti interessati, perché non tutte sono “messe alla prova” nel corso della vita o “testate” nel corso degli anni di suola media inferiore e superiore e gli studenti non sempre possono fare un adeguato bilancio delle loro competenze anche quando gli insegnati dedicano del tempo a tale importantissima attività. Conoscere le proprie attitudini naturali e le competenze nelle quali si è carenti e sono da rinforzare è importante, per i singoli individui, onde fare scelte di studi o di lavoro adeguate alle proprie capacità, poiché, per ovvii motivi, le attitudini favoriscono il successo in determinati studi o attività di lavoro. E’ importante per l'intera società, poiché così ogni membro dà ad essa il meglio di sé e la comunità nel suo insieme ne usufruisce. La varietà delle attitudini individuali é importante per la stessa specie umana, poiché consente una maggiore possibilità che singoli individui si adeguino al mutare delle condizioni di vita, sopravvivono, conservano nel proprio bagaglio genetico (genotipo) delle caratteristiche diverse dai loro fenotipi, le trasmettono ai figli, consentono geneticamente la possibilità che pure questi ultimi si adeguino ad eventuali ulteriori mutamenti ambientali e, così, rinnovano le possibilità che la specie sopravviva.
Ma non è sufficiente conoscere nemmeno le proprie motivazioni ed attitudini. E' necessario che si conosca l'intera propria personalità, onde valutare l’opportunità di seguire l’uno o l’altro dei corsi di studio e/o di svolgere l’una o l’altra attività di lavoro. Si pensi, per esempio, a chi ha un forte bisogno di movimento e di vita all’aria aperta. A parità delle altre condizioni (motivazioni ed attitudini), esso sarà causa di più grandi difficoltà a trascorrere sui libri le tantissime ore che sono necessarie, per esempio, a seguire gli studi di medicina. Oppure, si pensi a chi ha una personalità schizoide (tendente a vivere in modi autonomi e solitari ed a comunicare poco con gli altri). Tale individuo avrà maggiori difficoltà, per esempio, a svolgere la professione di insegnante, per le sue maggiori difficoltà a relazionarsi con gli allievi ed ad operare in "équipe" con i colleghi.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, è bene rivolgersi ad esperti che sappiano fare proiezioni almeno triennali dei possibili futuri sbocchi occupazionali. Infatti, poniamo caso che uno studente abbia interessi sociali ed umani (motivazioni); che sia caratterizzato da buoni processi cognitivi, da aderenza alla realtà e da capacità d’empatia (attitudini) e che sia predisposto naturalmente all’ascolto ed all’aiuto del prossimo (personalità). Egli potrebbe riuscire bene negli studi e nel lavoro educativo, psicologico, d’insegnamento e sociale in genere. Ma quanto vale la pena orientarlo a tali studi ed attività lavorative oggi che, come già detto, il Welfare State viene ridimensionato un po’ ovunque in Europa ed i suddetti campi di attività sono i primi a subirne le conseguenze in termini di riduzione delle possibilità di impiego di personale?
Possono essere tante le conseguenze negative sul piano economico, sociale e psicologico derivanti dall’inoccupazione o dalla sottoccupazione lavorativa o dall'insuccesso in un corso di studi; per esempio, sentimenti di frustrazione personale e/o devianze comportamentali, per i diretti interessati; investimenti economici inutili, per le famiglie, e mancata utilizzazione di risorse individuali, per l'intera società.
L’augurio è che al più presto si diffonda tra studenti, genitori ed insegnanti la consapevolezza della utilità di un buon orientamento scolastico-professionale che tenga conto dei tanti fattori che possono intervenire nel successo o nell'insuccesso scolastico o lavorativo.

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