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lunedì 28 dicembre 2009

Perchè vince sempre Barabba?

Seconda pagina - Focus


di Romolo Tamburrini.

L'episodio è noto. Duemila anni or sono, nella Palestina occupata dai "romani", il governatore del tempo, Ponzio Pilato, si trovò nell'imbarazzante situazione di dover prendere una decisione piuttosto difficile; condannare un uomo che non aveva compiuto nessun atto criminale. La casta ebraica del tempo, sempre e ovunque ossequiosa verso il potere dominante, ne sollecitava però la risolutiva condanna.
Perché tutto il Sinedrio esigeva una soluzione tanto radicale? La versione ufficiale è quella che tale soggetto, di nome Gesù, si dichiarasse "re dei Giudei".
Certamente una affermazione che al giorno d'oggi, ma sicuramente anche allora, sarebbe stata considerata quantomeno dissennata, addirittura da autentico mentecatto. Quindi un individuo facile da ridicolizzare, emarginare, e comunque assolutamente incapace di 'trascinare' moltitudini, al punto di mettere a repentaglio il potere religioso o politico del tempo.
Allora la realtà era o poteva essere anche altra; magari quella che Gesù fosse un individuo in grado di rivolgersi alle genti con parole semplici, ma penetranti, al punto di svegliare e attivare le coscienze dei tanti plebei e derelitti senza speranza, atavicamente rassegnati e comunque ridotti all'apatia mentale.
Solo una tale circostanza poteva infatti costituire un autentico pericolo per il sovvertimento dello 'statu quo'. C'erano anche delle bande armate, i noti "zeloti", che però operavano attraverso sanguinosi attentati, facili da esecrare e controllare politicamente. E' noto come spesso queste formazioni militarizzate sono raffigurate, impropriamente, come loschi 'briganti' o 'banditi'.
Assumiamo allora questa ipotesi come realistico riferimento al dubbio di Pilato. Si poteva condannare un individuo solo per la capacità comunicativa e le pacifiche, persuasive parole che pronunciava? Il pericolo del penetrante messaggio mediatico di un personaggio che godeva tanto seguito era certamente avvertito dalle autorità, ma erano scribi e sacerdoti che ne intuivano l'immediatezza e la minaccia ai loro consolidati privilegi e, non disponendo di potere legislativo, erano costretti a delegare agli occupanti romani la decisione definitiva.
Pilato vive il dilemma piuttosto serenamente; se ne lava le mani, ma non fino al punto di accantonare il problema; sa che non può permetterselo. Come uscirne pulito? Semplice; affidandosi alla forza di persuasione occulta, ai mass media del tempo, cioè agli stessi potentati religiosi. Il gioco è fatto.
Gesù, uomo originale, diverso, aduso al linguaggio dell'amore e della giustizia, opposto a Barabba, soggetto omologato alla moltitudine, assassino, comunque esecrabile. Il popolino suddito, afflitto da atavica ignoranza, intimorito, ricattato, rinnega e dimentica presto le parole di speranza e libertà dell'innocente Nazareno e lo condanna coralmente alla crocifissione.

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