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venerdì 18 dicembre 2009

Perchè non sono di sinistra

Seconda pagina - Focus


di Ruggiero Lauria.

Sono cresciuto, come molte altre persone della mia generazione, a stretto contatto con le ideologie di sinistra. Erano ideologie che abbracciavamo con entusiasmo, le uniche che ci andassero a genio. Ma, da almeno un ventennio, la sinistra non è stato altro che una grande delusione. Ha perso vigore . Si è compiaciuta di sé, è diventata dogmatica.

La Sinistra degli anni Cinquanta e Settanta era idealista e ribelle. Oggi tutto l'entusiasmo è andato in fumo. Il movimento non funziona più.

Cosa è successo?

Sicuramente il collasso dell'Unione Sovietica ha minato l'intera filosofia della sinistra. Il controllo governativo, la proprietà pubblica, oltre allo stato assistenziale e alla democrazia sociale, si sono rivelati difettosi e fallimentari. Le nazioni si stanno pian piano liberando di questi residui ideologici per adottare filosofie di libero mercato che, pur con le loro gravissime carenze, sono di gran lungo meglio del controllo centralizzato di ogni aspetto della vita economica. Quando ho visto con i miei occhi gli indiscriminati danni ambientali che l'era comunista aveva causato, ho smesso all'istante di considerami di sinistra.

Ma le vecchia sinistra è dura a morire.

In parecchi giornali, riviste e programmi televisivi di orientamento sinistroide, troviamo sempre gli stessi personaggi che ripetono le stesse idee anno dopo anno. Il problema non è che questi individui non siano dei giornalisti capaci o non abbiano una buona conoscenza delle materie. Semplicemente non ci mettono passione. C'è un non so che di incolore, di assolutamente prevedibile in loro. Sanno di essere dei perdenti.

Molti dei maggiori portavoce ed ispiratori della sinistra sono morti o troppo anziani. Al loro posto ora ci sono professori di ruolo, esperti di televisione e autoproclamitisi campioni di controcultura. Non desiderano più con passione un reale cambiamento della situazione. Quello è ormai un sogno. Un'utopia. Anzi se una trasformazione dovesse esserci non saprebbero neanche come comportarsi. Si accontentano di continuare a riempire i convegni con i propri discorsi, o di scrivere sbiaditi articoli di giornale con l'intento di mettere in ridicolo gli avversari di destra. I militanti di sinistra, compresi alcuni dei migliori, si sono ridotti allo status di ragazzini impegnati a tirare palle di neve contro le automobili da corsa.

Eugenio Scalfari, Ezio Mauro, Concita De Gregorio tramite la Repubblica e l'Unità ogni giorno si danno da fare per analizzare lo stato di salute morale del Paese. Ma quanto di etico e morale, e soprattutto che coerenza ideologica c'è, ad esempio nell'ospitare pubblicità, e quindi coadiuvare per denaro gli spietati colossi del capitalismo?

La sinistra liberale ha un modo tutto suo di prendere parte ad ogni battaglia che le possa tornare utile. Negli ultimi decenni abbiamo visto le sue bandiere sventolare sopra le teste degli extracomunitari, delle femministe, degli ambientalisti, dei disoccupati. I suoi uomini si sono intromessi con prepotenza nelle maggiori lotte e proteste sociali degli ultimi cinquant'anni. Ma, di fatto, questa gente non sta più lottando contro un problema. Essi sono il problema. Se abbiamo davvero intenzione di costruire un nuovo ed efficace movimento sociale, dobbiamo essere pronti non tanto a collaborare con loro, quanto a sopportare la loro presenza.

Le questioni cruciali dei nostri tempi non sono né di sinistra, né maschili, né femminili, né bianche né nere. Gli attivisti del nuovo millennio devono trovare il coraggio di abbandonare ogni precedente ortodossia, ogni "ismo" e ogni vacca sacra, per coltivare uno spirito di "spietata critica di tutto ciò che esiste" 1. La grande sfida che abbiamo di fronte è quella di far rinascere nel mondo moderno una coscienza ed una contestazione veramente rivoluzionarie. Di alzarsi in piedi e gridare a squarciagola quel che i ribelli di Parigi avevano dichiarato una quaratina di anni fa:
"Metteremo in ginocchio il mondo!" 2

Note
1: Karl Marx, 1843
2: in "Internationale Situationniste", 1958


Il presente testo è un mio personale riadattamento di un tratto del libro "Culture Jam" di Kalle Lasn.

2 commenti:

  1. che dire? per essere un vero uomo di sinistra ci vogliono una fede nell'umanità e nel futuro che io non ho più. però a destra continuo a non trovare nulla che mi piaccia.
    alfredo

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  2. la sinistra...un pò come la kiesa cattolica..parla molto bene, ruzzolando, però, male..kissà xkè mi è venuta in mente la religione?? nn vorrei "fare il verso" dell'anonimo Alfredo ma...ke dire? è x questo ke oggi, io mi sento + obiettiva di molti altri..(so presuntuosa;-)) ma anke persa, spaesata..e molto ma molto arrabbiata...incazzata + con la sinistra ke con la destra..in 20anni di nn storia, ha buttato all'aria ideali e valori marxisti..adattandosi ai vari inciuci e ai vari cambiamenti, ke ex politici hanno voluto x se stessi soltanto..opposizione, quasi nulla..e se c'è stata..solo a parole, comizi, assemblee, scioperi, ecc ecc...mai un'informazione giusta e adatta a far capire alla gente, come lavoravano x il popolo certi politici...possibile, ke nn sapessero o conoscessero corruttori e corruzione??..sono diventata spietata:ehheh tutti colpevoli..nessun innocente...e voi giovani..."metterete in ginokkio il mondo":-)))

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