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venerdì 8 gennaio 2010

In vigore la Class(No)action

Prima pagina

di Aloi Calabrese.

L’azione legale collettiva, introdotta per la prima volta con la Finanziaria 2008 del governo Prodi e più volte rinviata, entra finalmente in vigore anche in Italia: i cittadini potranno fare causa comune in tribunale per ottenere il risarcimento per illeciti avvenuti a partire dal 16 agosto 2009.L’istituto giuridico della class action era stato introdotto con la Finanziaria 2008 e sarebbe dovuto entrare in vigore a giugno dello stesso anno, ma il governo Berlusconi decise di rimettere mano.. penna e forbici alla normativa e stabilì con la manovra triennale una prima proroga al 1 gennaio 2009, poi un successivo slittamento al 1 luglio 2009 e con il dl anticrisi si è deciso che non sarebbe partita prima del gennaio 2010,appena il tempo di modellarla per bene in modo che fosse inoffensiva per amici e parenti. Chiaramente, hanno cambiato alcune caratteristiche fondamentali del progetto iniziale rendendola appunto NO Action , anche per questo, i consumatori ripongono poche speranze nella possibilità di ottenere i risarcimenti.
Quanti paletti messi.....!!:Tra gli ostacoli, ci sono quelli relativi ai costi: chi fa un'azione collettiva è infatti tenuto a pagarsi la pubblicità e, se il giudice dichiara l'azione inammissibile, ci sarebbe anche il rischio di dover risarcire l'impresa chiamata in giudizio.
La mancata retroattività (si può 'andare indietro solo fino a metà 2009)poi è un'altro dei paletti. Non a caso sono stati tenuti fuori gli illeciti di massa come quelli sulle obbligazioni Argentina, Cirio e Parmalat. Una delle possibili chiavi di lettura è che si sarebbero potuti originare dei provvedimenti contraddittori rispetto alle decisioni già prese dai tribunali di tutta Italia. Ma è facile pensare anche a motivi politici: la preservazione di interessi e di lobby che hanno e continueranno ad avere il loro peso.
Un difetto fondamentale è la mancanza totale della funzione deterrente nell'azione di classe. Manca quello che negli Stati Uniti è chiamato il danno punitivo per le aziende. Quelli sono i soldi e le cifre che fanno male ai bilanci delle società, che dovranno,così solo risarcire al singolo cittadino- consumatore il danno accertato. Negli Usa, invece, la Ford,ad esempio sta molto attenta quando mette sul mercato una nuova macchina perchè se l'auto non è perfettamente sicura sa che oltre al risarcimento del danno ai singoli pagherà una punizione, una cifra altissima.
Altro problema, è ,che è stato deciso che il foro competente sarà quello di residenza del convenuto. immaginiamo centinaia di cittadini che dovranno andare, ad esempio, a Palermo perché lì ha sede l'azienda contro cui si è avviata la class action. Inoltre la definizione del giudizio rende improcedibile ogni altra azione nei confronti dei medesimi soggetti e per le medesime fattispecie. Il problema grosso è un altro: possono essere necessari anche quindici anni perchè il cittadino consumatore si veda riconosciuto il danno e la somma spettante.
La sentenza di condanna per l'azienda non è un titolo esecutivo. Il cittadino-consumatore dovrà a quel punto chiedere un decreto ingiuntivo per riscuotere la somma dovuta. Insomma, un altro processo. Negli Usa succede invece che una volta avuta la sentenza, il cittadino deve fare solo una domanda per avere il dovuto. Da noi invece comincia un'altra causa. E' una questione molto tecnica. Il risultato è che i tempi per monetizzare il danno subìto sono lunghissimi.La legge italiana sulla class action prevede un primo filtro sull'ammissibilità, poi parte la causa ordinaria che essendo collettiva implica l'esame da parte del giudice di una pluralità di richieste, quindi l'accertamento del danno e infine la sua quantificazione. Senza pensare che di qua ci sono le associazioni dei consumatori e di là le multinazionali con i grandi studi legali.
Solo due anni fa, ai tempi del governo Prodi, le aziende erano molto preoccupate per la possibile introduzione della class action e sono corse a chiedere pareri giuridici e legali. Oggi sono molto più tranquille... e ci credo!

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