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venerdì 15 gennaio 2010

Non siamo razzisti, sono loro che so' negri

l'Editoriale



di Giovanni Pili.

Non si può fare la morale a chi con la 'ndrangheta ci vive quotidianamente. Ne si può far finta di credere che, senza la rivolta schiavile di Rosarno, questi uomini avrebbero avuto giustizia. Non la "giustizia" delle forze dell'ordine, conniventi senza saperlo della 'ndrangheta, che puntava proprio a provocare gli schiavi per ottenerne la deportazione in altri luoghi; bensì la giustizia del sapere. Dell'informazione che ci permette di non poter più far finta di niente. Da questo momento i grotteschi numeri comici di Borghezio & Co., non fanno più ridere. Il Primo Marzo 2010 ci sarà il primo sciopero degli immigrati, per la prima volta questa gente incrocerà le braccia, tutti assieme. Per dire a chiare lettere che l'accoglienza non è stagionale. La dignità umana non conosce né carte verdi, né visti. Sarà un assaggio di quello che potrebbe accadere alla nostra economia se questi esseri umani smettessero davvero di lavorare.

La struttura infame che per dieci anni ha tenuto gli schiavi di Rosarno è stata abbattuta per farne una piazza. Magari la si potrebbe dedicare a Craxi. Il gesto ipocrita delle forze dell'ordine deve pur essere coronato da un nome di pari dignità.
"Noi ce ne andiamo, voi però qui restate, qui dovete vivere".
(A. Prosperi, editoriale, Repubblica, 11/01/10)

Dopo i cori a Balotelli "non vogliamo negri italiani", l'epiteto viene sdoganato da Littorio Feltri. (Per difenderli: ogni tanto il Littorio nazionale riceve le notizie prima delle direttive di partito, stupendoci con titoli da giornalista libero) Dopo la violenza verbale della Santanché (ha definito Maometto pedofilo: in un paese dove se però bestemmi il "Dio nazionale" sei fuori dai riflettori a vita) e le parole di insufficienza del Ministro Maroni si passa ai fucili e poi alla conseguente - per chi conserva ancora un pò di dignità - rivolta contro lo Stato. Si, lo Stato. Quel sistema che è frutto di un equilibrio di poteri che a Rosarno si chiama 'ndrangheta. Sono trattati da barbari invasori gli schiavi di Rosarno. Chissà come Loro considerano le nostre enclavi che fanno i padroni a casa Loro: le multinazionali. Eredi di dirette del colonialismo di ieri.

Costretti a vivere nell'immondizia, rinchiusi in un ghetto di grettezza e ignoranza, sparati a vista se sconfinano, investiti in strada - meno che cani - questo significa "non essere razzisti" a Rosarno. Sempre Maroni ha parlato di "troppa tolleranza". A chi? A cosa? Esiste l'eccesso di tolleranza? Ma se il Ministro si riferisce alla 'ndrangheta; allora li, si potrebbe parlare di "tolleranza zero". Verso i ricchi e potenti schiavisti ariani; non verso i deboli che fuggono dall'inferno che abbiamo creato in casa loro, perchè se non abbiamo le scarpe firmate ci viene un moto di sconforto.

L'appuntamento è per il Primo Marzo 2010. Sciopero degli immigrati. Le arance e i pomodori, che se li vadano a raccogliere i ben pensanti che si meravigliano di episodi come questo, e poi si guardano bene dall' esibire striscioni contro la mafia.

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