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venerdì 8 gennaio 2010

Una proposta semplicemente rivoluzionaria

Seconda pagina - Politica


di Romolo Tamburrini.

Il turpe berlusconiano avanza con la solita espressione truce; labbra arcuate verso il basso, rituale mozzicone di sigaro ivi appeso, sguardo sinistro, punte dei piedi accentuate all'esterno; immagine patetica di un ridicolo, falso 'boss'.
La vicina dallo sguardo arcigno, che ne tipizza la conclamata appartenenza politica, si affida alla solita elusione visiva. Il mio gioioso augurio di "Buon anno" non scalfisce le rigide maschere.
Dunque Anno 'Nuovo, vita vecchia'? Sembrerebbe di si; la ritualità spegne ognora le augurali aspettative. Eppure stanotte ho vissuto autentiche emozioni.
Per la prima volta ho atteso la fine dell'anno uscente in compagnia di qualche centinaio di 'strani' individui; molte vecchie conoscenze tra tanti volti nuovi, ma tutti avviluppati da una genuina, gioiosa atmosfera. Data la circostanza, si potrebbe generalizzare la situazione, accostarla a tutte le esaltazioni che caratterizzano la ritualità dell'evento. Pochissimo di tutto questo.
Innanzitutto l'ambiente: un grande locale della "Casa di riposo". Gli organizzatori: associazioni solidaristiche come i G.A.S. (gruppi acquisti solidali) e "Commercio Equo". Impegno: collettivo e volontario. Finalità: contributo pro "EMERGENCY", l'associazione di Gino Strada.
Cena parca, tipica del momento, lotteria rituale, musica anni 60. Tutti gli ingredienti per ritrovare lo spirito dei tempi andati, ma niente nostalgia, anzi, ben chiara in tutti la consapevolezza del difficile presente e della necessità di permanere attivi e vigili. Si, ma come? L'interrogativo è d'obbligo di fronte alla situazione che caratterizza la scena politica.
Dopo i tradizionali, ma contenuti sfoghi pirotecnici e i soliti brindisi di circostanza, cominciano i primi rientri; il 'diritto' dei fanciulli è sacro.
Quando la 'ciurma' si assottiglia e la selezione risalta i più ostinati, la musica diventa un centro di raccolta collettivo, dove alle voci dei bravi professionisti, si cimenta qualche 'temerario', tra cui l'estensore del presente elaborato. Non è certo la prima volta, ma in questa occasione, davanti a 'spietati critici', qualcosa stimola la riflessione. Perché gli altri, pur sollecitati, non azzardano una semplice 'disposizione naturale', un desiderio di partecipare attivamente alla gioia collettiva, una voglia di mostrare i propri limiti, di vincere il 'terrore' dell'altrui giudizio? Non si tratta forse di un 'volersi esibire' come in altre analoghe occasioni mi è stato attribuito e ora ribadito?.
No, assolutamente no! ora lo posso affermare con chiara cognizione di causa. La riflessione che è seguita alla specifica, recente esperienza, mi ha finalmente concesso l'opportunità di "capire"; il fallimento dell'Uomo è insito nella sua stessa negazione. Nella paura di essere se stesso per cui si rassegna facilmente alla forza, soverchiante e ricattatoria, del 'sistema', fino al punto di rinunciare alla propria ... liberazione.
Per meglio comprendere tale concetto, rimando alla descrizione delle immagini introdotte; è facile dedurre che trattasi di soggetti ormai spenti, senza emozioni, comunque rassegnati.
Ecco allora la risposta al "Che fare?" di antica riflessione e che nessun "Partito" ha mai proposto. Essere alternativi, dimostrare a noi stessi e agli altri che si vive realmente solo quando si è veramente "liberi", quando si soddisfano le esigenze più semplici, quelle della umana socializzazione, dello stare insieme con gioia e serenità, di cantare, comunicare, scambiare emozioni, allietare la comunità, fuori dai falsi e propagandistici slogan elaborati da persone assolutamente folli, senz'altro scopo che quello di accumulare avidamente denaro e beni frivoli che negano saggezza, solidarietà e gioia di vivere.
L'arma a disposizione dei sottomessi è quindi quella di un modesto, orgoglioso coraggio, della voglia di uscire dal circolo vizioso che viene imposto dalle assurde regole consumustiche e dai deplorevoli ricatti di una misera esistenza. Non potrà mai essere "l'immagine" a gratificare le nostre necessarie e naturali esigenze (quanti poveri derelitti affidano alla chirurgia plastica le loro stolte illusioni), ma la realizzazione, semplice e sana, dei nostri desideri più umani; il rispetto, la tolleranza, l'amore, la solidarietà. Darli ed esigerli con la necessaria consapevolezza e serenità dell'animo, tanto indispensabili alla nostra e all'altrui vita.
Eppure un noto manifesto raffigurante un anarchico arrestato ai primi del novecento già lo diceva: "Un sorriso li distruggerà". L'ho ben compreso solo stanotte.

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