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sabato 27 febbraio 2010

Deliri anarchici # 1 - Epica della disobbedienza

Focus







E’ alquanto imbarazzante sentir parlare anche solo allusivamente di anarchia in televisione. Esiste un luogo comune diffuso che definisce anarchico tutto quello che concerne il caos e l’illegalità (nel senso più dispregiativo del termine). Se l’errore deriva dal confondere il senso politico e storico del termine con il suo significato letterale; allora dovremmo cominciare a considerare i pedofili amici dei bambini, perché questo è il significato letterale del termine.
Quando si parla di anarchia dobbiamo pensare ad una iper organizzazione, che non è moderna ma arcaica, la si ritrova nelle poche tribù autoctone sopravissute dell’africa e di certe isole del pacifico. Il concetto di illegalità può andare bene nella misura in cui un Gandhi o un Gesù Cristo possono essere definiti delinquenti. Si deve parlare invece di disobbedienza civile. Secondo Gandhi il singolo non può mettersi al di sopra della legge, per tanto il disobbediente non deve opporsi all’arresto. Dal momento in cui non esiste la resistenza all’arresto e la prigione cessa di essere un deterrente; quando non bastano tutte le carceri per contenere la protesta a la legge di fatto viene disobbedita dal popolo in nome del quale viene imposta; ecco che il potere si sgretola, comincia lentamente ma inesorabilmente a dissolversi. Da notare è il fatto che il potere da sempre è al di sopra della legge, perché la emana e la fa rispettare. Il popolo in nome del quale tale legge viene imposta ne è sempre al di sotto, perché la subisce. Quindi se il rivoluzionario anarchico può essere d’accordo con le conseguenze della disobbedienza civile di Gandhi, non può esserlo con la premessa: “l’uomo al di sotto della legge”.
A mio modesto parere non è con le masturbazioni mentali che si cambiano le cose, né si può avere la pretesa di emanciparsi dalla legalità semplicemente ignorandola, quando magistrati danno la vita per difenderla anche nell’interesse dei più deboli. Quindi, finché lo stato esiste possiamo solo prendere al vaglio le leggi e scegliere di lottare contro quelle che non sono espressione della cultura autoctona, ma di quella dominante. Specialmente quando invadono la sfera individuale. D’altro canto la disobbedienza civile così come ce la insegna Gandhi non deriva dal senso dello stato, essa è una diretta conseguenza della non violenza. Ecco quindi che la si può usare sia per sostituire uno stato che per abbatterlo del tutto.
E’ anche vero che la non violenza tout cure è una costruzione inapplicabile nella realtà. Se Maria Goretti avesse dato un calcio nelle palle al suo presunto stupratore[1] oggi non sarebbe santa, ma almeno sarebbe viva. Esiste poi una storia di anarchici come Gaetano Bresci che da soli, mettendoci la faccia e senza mai rischiare la vita degli innocenti, hanno attentato con successo alla vita dei potenti. Sono degli assassini, nella stessa misura in cui lo è un soldato al fronte. Con la differenza che il soldato non va in galera, perché è legittimato dal potere; l’anarchico invece è legittimato dall’umanità, perché l’assassinio più grande è quello di Caino.
L’agricoltore stanziale Caino uccise il pastore nomade Abele.[2] In questi termini il messaggio della Bibbia è molto più chiaro, al contrario della solita solfa teologica. Nel più antico libro stampato al mondo si narra di come l’avvento dello stato e della proprietà sia stato vissuto dalle tribù autoctone come il più grave degli assassinii. La Bibbia dice anche “nessuno tocchi Caino”. E qui finisce la sintonia. L’anarchico è Abele che si ribella a Caino. Il motto biblico che viene spesso usato –giustamente- nel contesto del ripudio della pena di morte non fa riferimento al “peccatore”, alla “pecorella smarrita”. La storia è piena di pecorelle smarrite mandate al rogo e torturate brutalmente dai tribunali cattolici. La Bibbia qui ci sta dicendo che il popolo non può ribellarsi al potere costituito, derivante dalla proprietà privata delle civiltà emergenti. Non solo; siccome noi saremmo tutti figli di Caino, e siccome non esisteva allora il concetto greco di “psiche” (anima) il popolo eredita le colpe dei suoi padri. Se il popolo è schiavo, soggetto al potere dell’aristocrazia e al controllo della classe sacerdotale, lo deve solo a se stesso. Questo è il messaggio biblico, che rivolge alla vittima le colpe del carnefice. Costruzione molto efficace per un libro che ha lo scopo di codificare nero su bianco le catene mentali di questo allevamento intensivo di pochi privilegiati che mungono e macellano le masse.
In definitiva, finché sarà legale la guerra, sarà difficile dimostrare che uccidere un potente sia un delitto. Questa non è apologia della violenza, ma una analisi dei fatti: esistono o no persone in divisa, armate, che hanno impunemente partecipato al genocidio dei palestinesi a Gaza? Esistono oppure no capi di stato e di governo che fanno finta di niente, o addirittura approvano? Chi e da quale pulpito oggi può pretendere di chiamare “terrorista” o “assassino” un guerrigliero che combatte contro truppe regolari o da solo in mezzo alla folla spara un colpo al re? La violenza genera violenza. Allora non legittimiamola mai, in nome di nessun contesto. Quando Berlusconi è stato vittima del lancio di una statuetta, i quadri del Pd sono usciti con lo slogan “no alla violenza, senza e senza ma”. Ma sono poco credibili. votano il finanziamento delle missioni servili all’estero. E’ come il torero che da dell’assassino al toro.
Hanno cancellato l’epica adesso la chiamano terrorismo. Nei dollari americani –tanto per fare un esempio- trovate la faccia di molti terroristi, come George Washington. Il primo presidente americano, sotto bandiera inglese fu partecipe della mattanza dei nativi americani. Da notare che Washington era un proprietario terriero, mentre i nativi erano tribù nomadi. Sorprendente! Washington dopo la guerra di indipendenza, da comandante delle forze armate prese a cannonate una folla di manifestanti che semplicemente presentavano una petizione. Voltaire, uno dei padri del liberalismo moderno, diceva che era legittimo uccidere un tiranno; è la frase ispiratrice che portò San Just a chiedere la condanna a morte di Luigi XVI. Bettino Craxi, in parlamento ricordava come Giuseppe Mazzini mentre scriveva le sue opere progettava i delitti di stato.
Il problema è squisitamente ideologico. Non si può pretendere di imporre ciò che dovrebbe essere. La vita è ciò che è. Il dovrebbe non esiste. Esistono lo stato ed il potere, tutte queste contraddizioni, dalla Bibbia in poi, sono solo uno dei tanti aspetti di questo allevamento intensivo dell’uomo sull’uomo che è la civiltà.






Note.
[1] Giordano Bruno Guerri è stato scomunicato –beato lui!- a seguito della pubblicazione di un saggio in cui confuta diversi aspetti del mito di questa santa.

[2] Genesi:4,2. “Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo.”




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