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domenica 28 febbraio 2010

Il viaggio di Juri

Caffè letterario


di Alfredo Sgarlato.

Juri Pelevin era orgoglioso mentre percorreva lo spiazzo che lo separava dall’ astronave. A un secolo di distanza dal volo del suo omonimo Gagarin, sarebbe stato il primo russo a mettere piede su Saturno. Salutò con un cenno della mano le autorità sul palco d’onore e i miliardi di spettatori a casa. Salì la scaletta ed entrò nella cabina di guida. L’ astronave partì tra gli applausi del pubblico. Due ore dopo non dava più alcun segno della propria esistenza.


Juri fu svegliato dallo stato di coscienza alterata da un allarme. La nave era fuori rotta e stava precipitando. Entrò nel modulo d’emergenza e si lanciò nello spazio. Era vicino ad un pianeta sconosciuto. Toccò il suolo. Gli strumenti segnalavano atmosfera e clima tollerabili. Scese a terra. Era un pianeta splendido. L’aria era leggera, quasi fastidiosa per chi, come lui, era da anni abituato all’inquinamento. La vegetazione era rigogliosa e molto simile a quella terrestre. Per un attimo pensò che fosse un pianeta disabitato, ma si rese quasi subito conto che era pieno di animali. Si avvicinavano a lui fiduciosi, evidentemente non conoscevano l’uomo. “strano -pensò- molti animali sono identici ai nostri, altri sembrano usciti da un libro di favole”.

Di colpo ricordò da quale libro erano usciti: quello, regalatogli da uno zio al suo decimo compleanno, che illustrava gli animali preistorici. Vedeva intorno a sè creature come il barilambda, il pantolambda o l’ archeopterix che a lungo avevano popolato i suoi giochi da bambino. “è incredibile...!! allora ho viaggiato nel tempo e non nello spazio... forse io sono il primo uomo: Adamo. Però... Adamo e niente Eva. Troverò la mia metà preistorica?” Già, questo avevano sempre temuto i superiori di Juri, che la sua eccessiva (per dei militari, si intende) arrendevolezza verso il fascino femminile potesse danneggiargli la carriera. E infatti, eccolo qua nella preistoria e il suo primo pensiero non è il come tornare a casa ma dove troverà una donna.


Juri camminava tra le piante lussureggianti e si chiedeva in quale parte del mondo fosse atterrato, quando sentì un pianto sommesso. Corse verso la fonte di quel suono e vide una ragazzina ferita accanto ad un enorme gabbiano. Giuntole accanto notò, con estrema meraviglia, che quel magnifico paio d’ali non apparteneva ad un volatile ma alla ragazza stessa. La lingua in cui parlava aveva qualcosa di già sentito. Accese il computer portatile e cliccò sulla funzione traduttore simultaneo. “aiutami, un (termine intraducibile) mi ha ferita, ma sono riuscita a scappare” disse lei in una lingua morta simile all’aramaico.

Ora so anche dove mi trovo”- pensò Juri- “Come ti chiami?” “Uriel, e tu? ma come mai sei senza ali?” “mi chiamo Juri e sono un astronauta. Per volare uso un missile...” disse sorridendo

Ah” disse lei con la faccia di chi aveva capito metà delle parole “chi sono quelli che ti hanno ferito? Perchè ce l’avevano con te?” “gli (termine intraducibile) sono esseri violenti per natura.... ci uccidono per mangiarci... soprattutto adorano le nostre uova. Il mio popolo rischia l’estinzione a causa loro” “uova?” “perchè, tu non le fai?” “no, il mio popolo somiglia abbastanza al tuo ma niente uova e niente ali” “che strano... devi venire proprio da lontano...”


Pensa un po’ –rifletteva Juri mentre curava Uriel- evidentemente c’è stata un evoluzione umana degli uccelli, poi i predatori li hanno sterminati... è proprio vero che le leggende hanno un fondo di realtà... in qualche modo un ricordo di queste creature è rimasto. Mmm , magari è lei la mia Eva... è cosi bella, e poi con queste ali.... beh, prima la faccio crescere un po’, è quasi una bambina.... “quanti anni hai?” “cosa sono anni?”

anni, per misurare il tempo. Giri della terra intorno al sole”. Uriel scoppio a ridere: “ ma è il sole che gira intorno alla terra!” “che stupido, non ho pensato che l’hanno scoperto solo nel ‘600. proviamo così: quanti cicli lunari hai?” “492!” Juri era sbalordito. “Beh, è un angelo... sarà eternamente giovane....”


Juri decise di aiutare Uriel a tornare dal suo popolo. Per lunghi tratti la portava in braccio, quando lei stava meglio gli volava accanto. L’astronauta cercava di capirne di più di quel popolo meraviglioso. “chi è che vi governa?” “non capisco cosa dici....” “si, come siete organizzati politicamente...” Lei rideva. “E la vostra religione?” “non capisco...” “L’economia?” “econm?” “si come vi procurate il sostentamento...” “gli alberi sono pieni di frutti, basta coglierli!” “e cosa fate tutto il giorno?” “voliamo, dipingiamo le nostre case, facciamo musica....”

Sono un popolo estremamente primitivo.... –penso Juri- ma no, cosa dico... sono enormemente più evoluti di noi. Possono volare, la tecnologia non gli serve. La terra è ricchissima, non hanno bisogno di lavorare e quindi di nessuno che li governi.. in cuor suo disprezzò profondamente quel popolo primitivo che dava loro la caccia.

Il viaggiatore era ormai da parecchio tempo nella preistoria. Iniziava a sentire dentro di sé sempre più forte la mancanza di sesso. La vicinanza di Uriel peggiorava le cose. Era veramente graziosa, somigliava così tanto ad una sua amichetta di tempi lontani... Non era poi tanto piccola, la desiderava. “Uri, Ti amo!” le gridò, e comincio a baciarla... Lei si divincolava spaventata. Juri le sollevò la tunica e... scoprì che un altra leggenda era vera. “dovevo aspettarmelo! È un angelo, non ha sesso!” .


Ma Uriel invece di guarire peggiorava. Una mattina la trovò morta. Pianse per tutto il giorno. Pensò di portarla alla sua famiglia, se ne avevano quelle strane creature, ma non sapendo come presentarsi decise di seppellirla secondo l’uso dei terrestri odierni. Poi si orientò e scelse di dirigersi verso il mare.


Arrivò dopo un paio di giorni, guidato da un canto meraviglioso che udiva in lontananza. Vide uno spettacolo meraviglioso. Un gruppo di ragazze nude giocavano nell’ acqua, e cantavano con voci celestiali. Avevano la pelle verdognola o azzurrina, ma Juri non aveva di questi pregiudizi. Quando una di loro usci dall’acqua non si stupì più di tanto, era preparato all’idea. Come erano esistiti gli angeli era esistite anche le sirene. Anche con la coda di pesce la ragazza era bella lo stesso. Juri accese il traduttore simultaneo e inizio a pensare a come approcciare (e sedurre) la sirena. Di colpo sentì delle urla belluine. Un gruppo di scimmioni era uscito dalla boscaglia e correva sulla spiaggia. Anzi, non erano proprio scimmioni... avevano delle pelli intorno alle pudenda e brandivano ossa e bastoni. Corsero verso la sirena. Juri estrasse la pistola, sparò uccidendone uno e mettendo in fuga gli altri. Ma non era stato abbastanza veloce, la creatura marina giaceva in una pozza di sangue. “Bastardi!” gridò guardando verso le frasche. Erano i primi uomini, erano violenti e cannibali e presto avrebbero conquistato la Terra.




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