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venerdì 12 febbraio 2010

Marche: terra di conquista

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di Romolo Tamburrini.

I moglianesi cominciano a dormire sonni tranquilli; la minaccia per la discarica rifiuti, che sembrava doversi presto realizzare nel nostro bel Comune, sembra allontanarsi. L'azione del locale "Comitato Ambiente e Salute" pare aver sortito l'effetto desiderato: procrastinare l'evento.
In effetti il primo sito dei cinque Comuni individuati (Camerino, Cingoli, Treia, San Severino e Mogliano) sembra ormai deciso; le 'ecoballe', attualmente trasferite, in costosa emergenza, a Fermo, saranno presto allocate a Cingoli, nella discarica di 'Fosso Mabiglia'. Per qualche lustro staremo pertanto tranquilli. Il rinvio del problema però non significa che gli amministratori, il CO.SMA.RI. e la Provincia di Macerata, devono cullarsi sugli 'allori'.
Le discariche costituiscono l'ultimo anello di una catena che inizia nelle abitazioni di ognuno; dipende pertanto da come la collettività saprà 'educarsi' alla raccolta differenziata (porta a porta), attraverso le iniziative che ogni Comune deve predisporre nel proprio ambito. La pericolosità di un moderno immondezzaio è infatti rapportata alla quantità di materiale indifferenziato da smaltire. Anche le maleodoranti esalazioni, determinate da rifiuti organici, sono pertanto riducibili, fino a modeste reazioni, in rapporto al loro volume. Ciò significa che una discarica destinata ai soli rifiuti abitativi, potrebbe non essere portatrice di particolari pericoli.
Oltretutto il tentativo di "azzerare" i rifiuti indifferenziati, dovrebbe produrre una progressiva riduzione degli scarti da incenerire, con il conseguente miglioramento dell'atmosfera, sempre meno intrisa dalle famigerate "polveri sottili".
La grave colpa degli amministratori locali che si sono susseguiti è quindi quella di non aver mai affrontato, con la dovuta serietà e responsabilità, un problema tanto rilevante e noto da quasi un decennio, ma che forse si sperava di delegare alle future generazioni.
Cosa succede però fuori dal problema paesano? Sembra che le Marche, terra finora esclusa da rilevanti pericoli ambientali, stia diventando la pattumiera energetica d'Italia. Una miriade di impianti industriali sparsi nelle provincie, che danneggeranno l'ambiente ed il turismo regionali.
Innanzitutto i due 'rigassificatori', un affare solo per chi li costruisce e li deve gestire, che saranno realizzati a circa 30 Km. dalle spiagge di Falconara e Porto Recanati. Non si tratta di una banale o esagerata preoccupazione, ma di rischio reale ed elevato visto che ogni nave rigassificatrice contiene ben 160.000 mc. di metano liquefatto, facilmente infiammabile (grisou) e con raggio distruttivo di almeno 50 km. . Anche l'ambiente marino, purtroppo, dovrà subire alterazioni che metteranno a serio repentaglio le caratteristiche 'flora' e 'fauna' del litorale interessato.
Oltre a ciò, altre due Centrali Elettriche Turbogas (Corinaldo e Falconara), riconversione degli stabilimenti SADAM di Fermo e Jesi in Centrali Termoelettriche, centrali a Biomasse a Schieppe (PU), Apiro, Montegranaro e in diverse località del fermano, vari inceneritori sparsi nella regione, elettrodotti Ancona-Spalato e Fano-Teramo, 70 campi di maxi pale eoliche e, non ancora da escludere, una centrale atomica a San Benedetto del Tronto.
In considerazione di tutto ciò, si sono costituiti un po' ovunque comitati di opposizione al paventato sfacelo; essi chiedono a tutti i responsabili politici di muoversi con la dovuta precauzione e trasparenza, a tutela, innanzitutto, della salute pubblica e di coloro che in futuro, non dovranno pagare per l'irresponsabile leggerezza di chi, oggi, è succube della protervia e degli interessi di lobby economiche e criminalità organizzata.
La politica degli "struzzi" alimenta solo illusioni ed ignoranza; il non voler vedere e capire significa consentire ogni nefandezza e arroganza di gente senza scrupoli.

Non è certo più il tempo... delle mele!


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