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giovedì 4 marzo 2010

Il pressapochismo al potere



di Giovanni Pili.

E' allucinante il pressapochismo che si respira durante queste elezioni regionali. Sento liberali che combattono la forma più minima di burocrazia, che ci impedisce di far votare i morti, come succede spesso nelle località periferiche, che La Russa in questi giorni usa come esempio: “come mai nel Lazio e in Lombardia ci sono stati problemi e nei paesini no?” Eh già, come mai? La risposta potrebbe essere molto complicata, includendo gli stessi fattori che portano un vigile a non multare chi non porta il casco. Dipende da cosa il ministro della difesa intende per problema, far rispettare le regole non dovrebbe essere problematico, per chi appuno è in regola. Se in cima alla piramide c'è chi si fa leggi e lodi, cerca legittimi impedimenti a presentarsi in tribunale e da dell'invidioso a un giornalista estero che elenca le sue incoerenze; perchè chi sta alla base dovrebbe essere da meno? Che valore hanno le regole, se il Premier è il primo a svuotarle di significato?

“La legge è uguale per tutti ma si applica in modo diverso” (N. Ghedini)

Dopo le elezioni che portarono Prodi al suo ultimo mandato, poi perso con voto di sfiducia circa un anno dopo, si registrarono delle irregolarità che costarono al Partito Radicale una manciata di seggi al Senato. I radicali presentarono ricorso e vinsero. Ma non se ne fece niente.

A causa di un panino, consumato nel momento sbagliato da un certo Alfredo Milioni (un infiltrato delle toghe rosse?) sarebbe a rischio la libertà di espressione di una parte degli elettori. Come ricorda il presidente del Senato Schifani, il quale con un intervento delirante, afferma che la sostanza è più importante della forma. Insomma, se il Premier viene trovato con una prostituta, la sostanza è che favorisce la prostituzione... forse ho sbagliato esempio?

E' gravissimo che si accusino di violenza i Radicali, che chiedono solo che si usino gli stessi pesi e misure che da sempre li limitano durante ogni elezione, non solo per la presentazione delle firme, ma anche, come spiegato poco fa, per questioni di calcoli errati dei decimali, per la determinazione dei seggi alle camere. Berlusconi si aspettava di trovare al Quirinale il Napolitano che tutti noi abbiamo imparato a conoscere, quello del "tanto anche se non firmo la fanno lo stesso". Ma il Presidente gli ha dato picche, e sembra -alleluia!- non voler cedere: il Quirinale respinge categoricamente qualsiasi mezzo atto ad aggirare delle regole che da SECOLI in tutte le democrazie regolano la realizzazione delle liste democratiche. Così le minacce di La Russa, il quale ha affermato che si farà tutto il possibile contro un provvedimento giudiziario che impedisca al Pdl di trasgredire le stesse leggi che ha votato, si fanno sempre più concrete. Il Premier non mollerà l'osso e c'è da aspettarsi una nuova campagna delegittimatoria contro magistratura e contro il Presidente, che quando chiude un occhio bisogna rispettare, ma se sgarra "sappiamo come la pensa" oppure "è un presidente post comunista".

I maligni si chiederebbero a questo punto, come fa un partito che nei sondaggi risulta popolare a non riuscire a presentare le liste entro i termini prefissati. Liste regolari, intendo.

Onde evitare che i magistrati continuino a interpretare le leggi allo stesso modo, sia per i partiti fighi (Pdl) che per quelli non fighi (Radicali) io suggerirei una soluzione: Si potrebbe fare un listone fascista (che di fatto abbiamo già, visto che tanto i candidati non li scegliamo noi) dopo di che gli si applica il metodo del voto per esclusione del Politbjuro sovietico, che tutto sommato piace tanto ai telespettatori di Amici, e del Grande fratello. Il rischio sarebbe di ritrovarci Pupo presidente del consiglio, ed Emanuele Filiberto capo di Stato, trasgredendo, tanto per cambiare, un' altro “cavillo” che impedisce ai monarchici in Italia di esprimere la loro opinione, ripristinando la monarchia. Un rischio che dobbiamo pur correre, se vogliamo evitare che ad Alfredo Milioni vada di traverso anche il prossimo panino.


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