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martedì 9 marzo 2010

In sardegna esiste l'isola dei Cassintegrati

Cronaca & Politica


di Germano Milite.

PORTO TORRES - E mentre in tv si concede fama, visibilità e denaro ad un personaggio di dubbia moralità come Aldo Busi (considerato da molti un vero e proprio apologista della pedofilia) in Sardegna c'è chi, mosso da rabbia e disperazione, s'inventa qualcosa per attirare l'attenzione dei media ed inaugura così "L'isola dei cassintegrati".
E' dal 24 febbraio scorso che, un gruppo di dipendenti in cassa integrazione della Vinyls, si sono "trincerati in un'isola simbolo, alloggiati in celle non peggiori delle sbarre che governo, regione ed Eni ci hanno messo davanti".
Uno degli isolani spiega con un misto di sarcasmo e sconforto l'iniziativa provocatoria portata avanti "perché c'è l'Italia dei famosi e quella di chi sta perdendo il posto di lavoro" e poi precisa che "Noi rappresentiamo quest'ultima e ci fa un po' rabbia che per avere visibilità ci siamo dovuti inventare una parodia della televisione e affidare la nostra iniziativa a Facebook".
Ed è stato proprio il gruppo nato sul famoso socialnetwork a dare un po' di visibilità ai numerosi cassintegrati sardi. L'ideatore si chiama Michele Azzu e, su "L'Espresso", racconta come è nata l'idea che ha già raccolto 35.000 iscritti:"L'idea dell'Isola dei cassintegrati su Facebook è nata quasi per gioco. O meglio, una scommessa con me stesso. Mio padre Salvatore è uno dei cassintegrati dopo 30 anni di lavoro. Ho pensato che creando un gruppo gestito e pubblicizzato in maniera adeguata sarebbe stato possibile raggiungere almeno un bacino di un migliaio di utenti e i risultati hanno senza dubbio oltrepassato ogni immaginazione".
Azzu è infatti il figlio di uno dei senza lavoro che si sono auto-esiliati e, per lavoro vive in Inghilterra. Insieme a lui, nella gestione del gruppo che ha raggiunto in breve un enorme successo, c'è un altro figlio di...cassintegrato. Si chiama Marco Nurra e commenta così l'iniziativa lanciata su facebook dopo la latitanza deprimente di governo e sindacati:"Quando Michele mi ha contattato la protesta dell'Isola dei cassintegrati era appena iniziata e il gruppo era già stato creato. Naturalmente gli ho dato subito la mia piena disponibilità, ci conosciamo da quasi vent'anni e nonostante da quattro anni viviamo in città diverse siamo in contatto quotidiano. Anche mio padre è un ex cassintegrato (12 anni di cassintegrazione più 12 anni di "lavori socialmente utili") e quindi so perfettamente cosa significa per una famiglia ritrovarsi senza uno stipendio, ignorati dallo Stato e dal sindacato, aspettando il "sussidio" a volte per mesi. Un sopruso legale che è frustrante".
Michele e Marco fanno paradossalmente parte di quella categoria di giovani italiani immigrati all'estero per realizzare i propri sogni. Il primo è musicista ed il secondo lavora a Madrina, come stagista per "El Mundo". Distante un tempo quasi siderali ma oggi facilmente colmabili grazie ad Internet. "Dopo aver raccolto un bacino di cinquemila iscritti al nostro gruppo in soli 3 giorni- racconta Marco sulle pagine dell'Espresso - ho avuto una idea per raggiungere i media nazionali, che Michele ha appoggiato. Potendo confidare sulla partecipazione attiva dei membri del gruppo, abbiamo scritto una lettera indirizzata alle redazioni dei principali quotidiani e tg nazionali e abbiamo convinto le persone a inviarla. In due giorni sono state inviate 700 mail e questo ci ha permesso di oltrepassare i confini delle coste sarde per portare la voce degli operai in tutta Italia".
In effetti in pochissimi giorni il gruppo ha sfiorato i 40.000 iscritti ed ha convogliato le attenzioni di numerosi giornali e riviste; dimostrando in maniera inequivocabile il potere democratico ed inarrestabile della rete. A tal proposito è Michele che commenta entusiasta:"Molti dicono che Facebook e i social network sono inutili, ma io credo che le parole siano più potenti delle spade, a volte, e le migliaia di messaggi sul wall dei sostenitori danno forza agli operai dell'isola dei cassintegrati, quello che è l'unico reality "reale", purtroppo. Il successo del gruppo dice anche qualcosa di più, comunque.
Anzitutto che l'isola dei cassintegrati è solo un simbolo della Sardegna intera, ormai in crisi profonda. In secondo luogo penso che gli italiani abbiano oggi un disperato bisogno di spazi di sfogo e di protesta, se una causa sociale così "di nicchia" riesce a raggiungere decine di migliaia di adesioni. Ringrazio ognuno di questi".
Ed in effetti, un paese sempre più alla deriva dove politica e sindacati sono spesso o corrotti, o inesistenti o corrotti ed inesistenti, l'opportunità di denuncia e libera informazione fornita dal web diviene non importante ma fondamentale ed irrinunciabile. Nonosta il "trambusto", infatti, il sindacato che dovrebbe tutelare i lavoratori tace, la classe dirigente sarda resta muta. Gli unici che possono urlare la propria rabbia sono proprio i disoccupati. Facebook toglierà il lavoro ai sindacalisti? Una prospettiva che non sembra poi così remota.




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