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sabato 24 aprile 2010

Divorzio all' italiana

l' Editoriale


di Giovanni Pili

Gianfranco Fini, l'uomo che durante la direzione di AN ha sempre avversato e combattuto le correnti oggi vuole crearne una nel seno del Pdl. La sua ipocrisia da scalatore sociale è la stessa dei suoi "figli snaturati"; i vari Larussa, Gasparri, Alemanno... tutti pronti a isolare l'ex leader per godere dei favori del nuovo uomo forte: Silvio Berlusconi. Chi ha militato in Azione Giovani sa bene cosa significa sottostare a questo tipo di dirigenti. Per anni i giovani militanti di AN sono stati commissariati e ammoniti ogni volta che scendevano in strada a manifestare contro gli Stati Uniti o in favore dei Palestinesi. Un caro amico, che osò scrivere una critica sulla santificazione dei carabinieri morti a Nassiria si vide annullare la nomina di presidente di Azione Studentesca a Cagliari. Se la memoria non mi inganna, era Larussa allora il censore dei giovani militanti di AN.

Infine la fusione nel Pdl e l'amnesia... Giorgio Almirante, chi è costui? Durante gli anni di militanza in AN esisteva la venerazione di questo capo squadra, triste responsabile delle spedizioni punitive contro i giovani sessantottini. Poi più niente. Almirante è stato buttato via come una scarpa vecchia. Questi sono i valori dei dirigenti della sedicente corrente finiana, i valori sono meri slogan che aiutano a raccogliere consensi al partito, a indorare la pillola resa amara da un passato fatto di leggi antisemite e sventurate alleanze con la vicina Germania nazista.

L'isolamento di Fini -solo diciotto dirigenti lo seguirebbero nel nuovo movimento che vorrebbe creare- ci rattrista, o almeno dovrebbe rattristarci. Non per il Presidente della Camera, né per la sinistra. Il problema primario oggi è l'essenza stessa della democrazia. La possibile defenestrazione di Fini o un suo improbabile ritorno ai ranghi, ci comunicano la fine di ogni speranza in un crollo democratico di questo Governo. Un governo controllato dai colletti bianchi che sputano sull'opera di Saviano e sotto banco bruciano le schede elettorali all'estero, porgono la guancia al boss mafioso della zona, appoggiano a occhi chiusi tutti i capricci del leader, pur che serva a salvarlo dai giudici, perchè un Berlusconi in galera significa la fine per tutto il partito. Niente più auto blu, stipendi da dirigente aziendale e utilizzo finale delle escort; (secondo la poetica visione dell'avv. Ghedini) che dire?

Il 20 Aprile il Direttore Padellaro ha paragonato su "Il fatto quotidiano" Nick Clegg (leader dei Liberal Democratici inglesi) a Gianfranco Fini. Credo che sbagli. Clegg non è solo contro tutti, somiglia più a un Casini, solo con una buona dose di laicismo e di coerenza in più. Il destino di Gianfranco Fini è quello di scrivere le sue memorie, una storia di un uomo vittima delle proprie ambizioni. Cosa sarebbe successo se quel giorno Almirante avesse rispettato la volontà degli iscritti al partito, lasciando che Marco Tarchi venisse eletto capo dei giovani del MSI? Non lo sapremo mai. La politica non si fa coi sé, essa è fatta di opportunità e idee. Se le idee sono accessorie -come la storia di AN ci insegna- meglio accucciarsi dietro l'uomo forte di turno, altrimenti si rischia di dover cominciare a lavorare sul serio.

1 commento:

  1. Non ho una tradizione di destra e non vengo dal MSI.

    Però vedo un uomo che sta combattendo con il rischio forte di perdere e se perde sarà distrutto politicamente.

    Questa è una novità nell'italia di oggi(volutamente scritta in minuscolo) dove tutti si allineano e nessuno abbandona la poltrona.

    Tanto di cappello
    Walter

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