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martedì 27 aprile 2010

Election day

Focus

di Alberto Vitali Cipressi.

L’imperversare del nostro tempo inevitabilmente ci porta a tirare conclusioni affrettate, e spesso errate, su ciò che ci accade davanti agli occhi, ogni santo giorno. Beh qui in Inghilterra, ops a Londra. (Che mi piace sottolineare non è Inghilterra ma una città stato) Una superpotenza alla guida di una superpotenza, si vabbè un po’ in declino e lievemente acciaccata dalla crisi, ma quale super potenza non lo è? La campagna elettorale che sta divorando le pagine dei quotidiani, persino quelli della free press, è al centro dell’attenzione mediatica del paese. Non si fa altro che parlare dei tre candidati e dei possibili seggi che questi possono ottenere nella capitale dello stato di sua Maestà. Ma fino a che punto è spinta la campagna elettorale? Fino a che punto si può arrivare a imporre ai cittadini una riflessione attenta e ponderata su una scelta, che racchiude il più alto grado di civilizzazione di una nazione? La spettacolarizzazione americana, con il suo bipolarismo perfetto, è testimonianza di un elevato livello democratico, di un procedimento collaudato e ben gestito che attraversa tre fasi fondamentali; la corsa per la nomination, la campagna elettorale presidenziale e l’ election day. Tutto questo abilmente orchestrato e diretto come nelle migliori pellicole hollywoodiane e con una precisione quasi sconcertante nel calcolo dei tempi e dei fondi da impiegare. Se a questo si aggiunge inevitabilmente l’abilità politico oratoria dei candidati e il loro charme (o per una definizione più precisa quello che Weber chiamava carisma) ecco che il cocktail per entrare al 1600 di Pennsylvania Av., è pronto da servire all’elettorato. Guardando all’esempio nostro -carissimo- italiano come molti di noi hanno il coraggio di seguire, possono tranquillamente tirare le conclusioni che credono. Credo siano quelle che più o meno “tiri” ogni italiano. Cioè una bellissima e costosissima (per le nostre tasche, si perché non va dimenticato che le campagne elettorali in Italia sono pagate dai contribuenti, ecco perché nessuno di loro ha “debiti” espliciti con gruppi di potere) farsa organizzata e, ad essere totalmente sinceri, anche ben riuscita nel suo svolgimento finale. Tutto sommato il nostro processo democratico di voto è soddisfacente: vi è ancora una buona affluenza alle urne, molti scelgono un partito più che un candidato (anche se con questa legge elettorale è praticamente impossibile scegliere un candidato) perché si riconoscono in quel sistema di valori, altri che non credono ai partiti votano gli indipendenti (vedi Lista 5 stelle), quelli che invece non riconoscono valore a nessuno dei sopracitati annullano la scheda (anche con trovate di fantasia da non sottovalutare; per esempio alle scorse elezioni, quelle del 2005, durante lo scrutino delle schede, una presentava una fetta di salame al suo interno e la scritta “vi siete mangiati tutto, ora mangiatevi anche questa”. Capirete che la fantasia non sta tanto nella scritta quanto nella preparazione della burla; dove portava la fetta? Nel celophan? Nel portafoglio?).

Il crescente numero di astenuti è invece sintomo di quella disaffezione verso la politica che ogni italiano prova, secondo me, come istinto naturale e primordiale. In terra britannica invece la politica è tremendamente seria. Qui si prendono talmente tanto sul serio da risultare quasi noiosi e pudici. Forse sono io che sono abituato al paese dei balocchi; dove da veline si diventa ministro, da capogruppo dei radicali a portavoce del Pdl, si litiga in diretta tv come due vecchi coniugi; chi aveva ragione chi torto. Si minacciano elezioni anticipate solo per fare un po' di propaganda e si lascia scorrere sottosuolo tutte le malefatte e il marcio che incessantemente continuano a combinare e che noi (cittadini-spettatori paganti) continuiamo a sopportare tacitamente, convinti che prima o poi qualcuno arriverà e salverà la patria. Si forse stiamo aspettando un nuovo Garibaldi, o un nuovo De Gasperi, o semplicemente stiamo aspettando che qualcuno di lievemente migliore arrivi e riesca ad imporsi. Anche solo un pochino. Alcuni mesi fa un ministro del gabinetto Brown si è dimesso perché suo marito, in una suite d’albergo ha comprato, con soldi pubblici, due film porno. Da noi l’avrebbero proposta come futuro premier, probabilmente? Qui la campagna elettorale è serrata, ritmi vertiginosi. Per la prima volta uno scontro televisivo a tre. E ne hanno fatti due nel giro di un mese e giusto un mese prima dell’elction day. L’opinione pubblica è come sempre scettica e restia ai politici, e alle loro iniziative (e fanno bene) così uno dei principali quotidiani britannici, The Independent, ha deciso di dare una scossa, o meglio sta provando a scuotere (informare) la gente distribuendo ogni lunedì una copia gratuita del quotidiano, con una copertina con uno slogan che invita la gente a non rassegnarsi, ma a informarsi e soprattutto ricorda che saranno loro a decidere le elezioni (no parties won’t decide this election. you will). Questo quotidiano che orgogliosamente recita sotto la testata “since 1986 free from party-political ties. free from proprietorial influence” pone nella pagina della copertina elettorale un articolo dove spiega alle persone cosa è la loro iniziativa, perché è gratuito un giornale che solitamente si paga, cosa sono queste elezioni, e cosa c’è in ballo. Orgogliosamente l’articolo titolato “your election your vote”, si chiude con questa frase:

“This election matters and the way is reported matters too. We will tell you what is happening and why. We will campaign for a new form of politics. We will be an independent voice as this closely fought campaign moves towards 6 May. At the point, it will not be Rupert Murdoch with all his influence, nor Lord Ashcroft with his millions, nor the trade unions with their financial clout who decide what happens next. It will be you.”

Ora volendo mal pensare, da buon italiano, potrei affermare che è una manovra ben pianificata di marketing e che ha come unico scopo di dare una parvenza di indipendenza e aumentare sensibilmente le vendite nei giorni pre-elezioni. Potrebbe anche esser vero. Ma preferisco pensare che il livello di libertà di informazione e di stampa in questa nazione, e in questa Londra spesso troppo ambigua, per esser ben compresa, sia a livelli per un italiano inimmaginabili. Una stampa libera, un giornale libero, e indipendente. Solo di recente “il Fatto quotidiano” ha provato questa strada, ma è soprattutto un giornale politico e giudiziario che ha poca tiratura. Qui parliamo di un quotidiano nazionale, che vende milioni di copie. Arriveremo un giorno, magari anche lontano, a questo livello di libertà in Italia? O anche solo ci infileremo su questa strada? Lascio a voi l’ardua sentenza.

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