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venerdì 30 aprile 2010

Il Ddl lavoro passa alla Camera, Bersani corteggia Fini

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di Giovanni Pili.

Il Governo battuto due giorni fa per un voto alla Camera su un emendamento del Pd sulla clausola compromissoria in materia di arbitrato al Ddl lavoro, a seguito del rinvio alla Camera stabilito da Napolitano, cede lievemente ieri con una legge che tiene conto della modifica proposta dal Pd. Stando alle dichiarazioni dell'on. Pdl Lehner, si deduce un ruolo decisivo dei finiani in questo risultato. L'emendamento del Pd fissa al momento del licenziamento, e non alla firma del contratto, la possibilità di optare per l’arbitrato anziché per la giustizia ordinaria. La legge nella sua interezza però è ancora molto svantaggiosa per i lavoratori, che limita il ricorso al giudice del lavoro.

“Se possiamo evitare una terza lettura siamo tutti più contenti, ma valuterà il Senato perché c'é un'esigenza di certezza interpretativa che va tutelata” -Sostiene il ministro del lavoro Sacconi- “ho sentito i giuristi e c’è chi fa una lettura meditata e dice che non è cambiato niente, e altri che temono una certezza interpretativa”. Da notare quanto la situazione sia grottesca, se il ministro del lavoro esce con affermazioni di questo tipo. Di fatto non sa nemmeno Lui quale potrà essere l'impatto per i lavoratori di questa ennesima legge in difesa degli imprenditori a scapito della stragrande maggioranza dei lavoratori, che pure ha votato per questo governo. Ora l'ultima parola spetta al Senato, le possibilità che il Ddl venga rinviato alla camera per l'ennesima volta sono quasi nulle. Il voto del Pd malgrado la magra modifica, sarà decisamente contrario.

Di fatto il Pdl avrebbe 100 seggi di scarto rispetto all'opposizione. Si capisce quindi quanto sia importante sfruttare la grave crepa creatasi tra finiani e berlusconiani, questi ultimi sono a sua volta divisi in lotte interne per dividersi la torta; i finiani invece dopo un iniziale sbandamento sembrerebbero cominciare a ricomporsi. Non bisogna però farsi false illusioni, se i dirigenti finiani sono delusi per non aver ottenuto le cariche che desideravano, ad Arcore le porte sono sempre aperte, c'è posto per tutti, come testimoniano i vari Gasparri e La Russa, i quali non sentono affatto la mancanza dei vecchi camerati. Ufficialmente quella dei finiani è solo una fronda; o peggio ancora, una ripicca in stile moglie cornuta. Agli italiani basta già una Veronica.

La disponibilità del Pd ad aprire trattative con il ventre molle del Pdl è per adesso l'unica certezza, Bersani sostiene infatti che: “Fini solleva problemi veri ma dentro uno schieramento dove e' impossibile risolverli. Noi aspettiamo la coerenza del suo strappo, in particolare su economia, giustizia e intercettazioni.” Il leader del Pd rilancia una “opposizione dura” e non disdegna affatto il potenziale aiuto di Vendola nella lotta contro il governo delle apparenze (è in nome delle apparenze che si impedisce ad un Saviano di presenziare ad un evento importante all'estero, roba da repubblica dell'est... senza offesa per i fratelli slavi). A questo punto avendo il Presidente Napolitano posto già una volta il suo veto (in un raro momento di lucidità) il mese scorso, non sarà più possibile appellarsi a Lui... per quanto possa servire.

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