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venerdì 30 aprile 2010

Si scrive acqua ma si legge democrazia

Prima pagina
di Alfredo Sgarlato

Si scrive acqua ma si legge democrazia: questo lo slogan che presenta la raccolta di firme per abolire il decreto Ronchi, che all’art. 15 avvia un processo di privatizzazione dei servizi pubblici locali, di dismissione della proprietà pubblica e delle relative infrastrutture. Un percorso di smantellamento del ruolo del soggetto pubblico che non sembra avere eguali in Europa: dove l’acqua è già stata privatizzata, come a Parigi e a Londra, gli effetti negativi sono stati tali da portare a riconsiderare il ricorso al pubblico. A rendere ancor più grave, nel merito e nel metodo, l’approvazione del decreto Ronchi, vi è il fatto che esso sia stato approvato ignorando il consenso popolare che soltanto due anni fa si era raccolto intorno alla legge d’iniziativa popolare per l’acqua pubblica (raccolte oltre 400.000 firme), elaborata e promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ed oggi in discussione in Parlamento. Nel frattempo cinque regioni hanno impugnato il decreto Ronchi di fronte alla Corte costituzionale, lamentando la violazione di proprie competenze costituzionali esclusive.
Il decreto Ronchi, convertito in l. n. 166 del 2009, colloca tutti i servizi pubblici essenziali locali (non solo l’acqua) sul mercato, sottoponendoli alle regole della concorrenza e del profitto, espropriando il soggetto pubblico e quindi i cittadini dei propri beni faticosamente realizzati negli anni sulla base della fiscalità generale. Aldilà degli esiti negativi avuti sinora col processo di privatizzazione, ossia aumento dei costi, diminuzione degli investimenti e quindi della qualità del servizio, senza contare i casi di vendita a società “chiacchierate”, è l’idea in sé di privatizzazione dei beni comuni che deve far pensare: se non esistono più i beni comuni può ancora esistere una comunità e quindi una democrazia? Se poi pensiamo che il nostro corpo e l’intero pianeta sono composti per la gran parte di acqua, è lecito ipotizzare scenari da fantascienza, come la privatizzazione dell’aria o di alcuni organi. Ok, per ora stiamo scherzando, ma non si sa mai…
Questo referendum è apartitico e aconfessionale: alcuni partiti lo appoggiano , ma per la gran parte è sostenuto da associazioni non di parte come Auser, WWF, Adusbef, Federconsumatori, Federcasalinghe, Libera, Pax Christi, ACLI etc etc (la lista completa occupa circa tre pagine). Leggiamo al proposito le parole di una grandissima persona, certamente al di sopra delle parti, Padre Alex Zanotelli:

"Questo è l’anno dell’acqua, l’anno in cui noi italiani dobbiamo decidere se l’acqua sarà merce o diritto fondamentale umano. E’ la sconfitta della politica, è la vittoria dei potentati economico-finanziari. E’ la vittoria del mercato, la mercificazione della ‘creatura’ più sacra che abbiamo : sorella acqua.
Questo decreto sarà pagato a caro prezzo dalle classi deboli di questo Paese, che, per l’aumento delle tariffe, troveranno sempre più difficile pagare le bollette dell’acqua (avremo così cittadini di serie A e di serie B!). Ma soprattutto, la privatizzazione dell’acqua, sarà pagata dai poveri del Sud del mondo con milioni di morti di sete. Per me è criminale affidare alle multinazionali il bene più prezioso dell’umanità (‘l’oro blu’), bene che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici (scioglimento dei ghiacciai e dei nevai) sia per l’incremento demografico. L’acqua è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestito dai Comuni a totale capitale pubblico, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione per tutti al costo più basso possibile."

La raccolta è partita ottimamente, specie qui da noi, le circa 4200 firme raccolta in provincia di Savona, confrontate con le 4500 di Torino, le 2000 di Modena o le 10.000 di Roma fanno molto ben sperare per il futuro. Prossimi momenti di raccolta saranno ad Albenga e a Savona in occasione delle manifestazioni per il Primo Maggio. Per saperne di più potete consultare i siti acquapubblicasavona.org e acquabenecomune.org

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