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venerdì 24 settembre 2010

Accanimento terapeutico dei finiani al governo


di Giovanni Pili

La scelta dei finiani di tenere fede al mandato ricevuto dai cittadini non ha nessuna spiegazione razionale. Non si spiega nemmeno con la Costituzione. La seconda Repubblica è di fatto un aborto se si tiene conto che non ha portato ad una seconda carta fondamentale. Siccome quella del '46 ormai non la conosce nessuno, ci si appiglia alle costituzioni altrui, e anche questo è totalmente irrazionale e in certa misura inconsapevole. E' negli Stati Uniti che il governo riceve un mandato diretto dai cittadini; sicuramente succede così anche in Francia, ma non certo in Italia.

La Costituzione non prevede né primarie, né l'automatico passaggio dalla guida di una coalizione maggioritaria alla presidenza del consiglio dei ministri. Non solo, i deputati durante la legislatura possono pure cambiare partito. Quindi è inutile cercare una decifrazione razionale della scelta finiana, perché non ce l'ha. Curiosamente questa scelta si basa proprio su uno dei valori fondanti il berlusconismo. Il premierato assoluto esiste solo nella testa di Berlusconi, ma si agisce come se la Costituzione lo prevedesse già. La legge fondamentale della Repubblica è ormai un fantasma senza corpo. O per lo meno il corpo è molto malato. Se vogliamo capire cosa succederà a fine mese dobbiamo comunque fare uno sforzo logico, azzardando alcune ipotesi. Si aprono almeno tre scenari possibili.

Il primo scenario parte dal presupposto che i finiani se la stiano facendo sotto; timorosi dei dobberman del premier, che attraverso i media minacciano di sbranarli. Quindi finirà tarallucci e vino: « Abbiamo scherzato, volemose bene ». Ma è uno scenario poco plausibile perché si tratta di gente abituata all'emarginazione politica. Stiamo parlando degli ex missini. Come fanno a spaventarsi per così poco? Evidentemente questa ipotesi non può essere presa sul serio.

Il secondo scenario prende per buono il fatto che i finiani abbiano bisogno di tempo per organizzarsi e vogliano far vedere col prossimo, ennesimo, voto di fiducia a Berlusconi, che senza di loro il suo governo non può reggersi e che dovrà scendere a patti con questa nuova realtà politica. Poi c'è la legge elettorale da cambiare e che non va più bene a nessuno. Quindi con la favola del prestare fede al mandato si da un'immagine di serietà e di maturità politica agli elettori della prossima legislatura; Fini il temporeggiatore, insomma.

Il terzo scenario è degno degli intrecci da spy story di cui sentiamo parlare in questi giorni. I finiani vogliono solo che i berlusconiani abbassino la guardia mentre loro preparano la notte dei lunghi coltelli della destra parlamentare; essendo ormai fallita quella dei giornali del premier, che ansi ormai non lasciano dubbi sulla natura squadristica dell'amministrazione berlusconiana. Punto a favore delle opposizioni. In sostanza Fini farebbe l'occhiolino sotto banco a Di Pietro e Bersani aspirando magari ad un governo di transizione (Tremonti?) che vari la nuova legge elettorale e ci porti alle urne entro natale, o al più tardi la prossima primavera.

In ogni caso quello di Berlusconi ormai è un governo appeso, ma non nel senso inglese del termine. Un nodo scorsoio si sta stringendo sempre più. Lasciare che duri fino alla fine della legislatura sarebbe accanimento terapeutico.


Anarchy in the Uk

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