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lunedì 13 settembre 2010

Nebulosa del Granchio


di Giovanni Pili


1
“Siamo in crash. Si richiedono nuove stringhe. Urgente, ripeto: siamo in crash. Urgono nuove stringhe per file lame12 e 27, terminale a rischio.”


Il messaggio si sarebbe diffuso nello spazio, per diversi giorni inascoltato, per quanto ne sapevano, avrebbe potuto vagare per sempre. L'astronave della flotta open source Ubuntu 219 era ferma nell'infinità cosmica ma non era sola in quel quadrante dello spazio. Ed era proprio questo il problema. Un crash nel sistema aveva messo fuori uso il 70% di tutte le sue funzioni, proprio mentre stavano armando i siluri di profondità. Al largo erano già in vista due astronavi della flotta proprietaria; la Bill Gates e la Explorer7.

Per capire come si era arrivati a questi scenari di guerra, occorre fare qualche passo indietro negli anni, quando l'energia solare e quindi delle stelle fu definitivamente addomesticata per servire le macchine. La differenza che passava tra motore e computer cominciò ad assottigliarsi sempre di più, fino a scomparire. Specialmente se si parla di viaggi iperspaziali. Per poter aprire un tunnel spazio-temporale da un punto ad un altro dell'universo occorrono miliardi di precisi interventi quantici sul tessuto spazio-tempo; niente più motori a fissione o a fusione, persino i motori ad anti materia stavano diventando obsoleti, certamente la loro potenza era notevole, ma a livello quantistico sarebbe stato come far covare un uovo a un elefante. Per un salto nell'iperspazio non serviva tanto la potenza quanto la delicatezza e la precisione, era come cambiare la frequenza di una radio. Così i grandi colossi dell'informatica iniziarono la corsa allo spazio intergalattico. Cominciò la Microsoft, seguita dalla Apple. La prima era formidabile nella gestione delle astronavi cargo per il trasporto di combustibili e minerali tra un pianeta e l'altro; la seconda era specializzata nei viaggi di esplorazione scientifica. Se vogliamo si completavano entrambe. Ben presto il controllo dello spazio significò anche il controllo del pianeta Terra e le due agenzie divennero due apparati imperialisti in lotta tra loro per la supremazia. La chiamarono seconda guerra fredda. In mezzo a questi due colossi si aprì una terza via, quella della pirateria spaziale e dei motori open source della federazione Unix. Alcuni di questi pirati dello spazio venivano assoldati dalla Apple come corsari. Non era il caso della Ubuntu 219 il cui equipaggio vantava la sua totale indipendenza, fatta eccezione per la sua appartenenza alla federazione.

Un crash era qualcosa di inaudito per il comandante Milaus Erikson.
- Un crash. Non si è mai sentito niente del genere riguardo una nave della federazione. - Disse. Tutti gli ufficiali riuniti nella plancia si guardavano a vicenda spaesati più di lui.
- Signor Jonson. Sapete dirmi cosa sta succedendo?
- Comandante l'unica spiegazione è che ci siano dei file obsoleti. Stiamo trasmettendo messaggi in tutto il quadrante per ricevere nuovi aggiornamenti da inserire al terminale. Il programma di caricamento dei siluri di profondità... - Erikson lo incalzò spazientito: - Va bene, questo lo so già. Voi siete l'ufficiale responsabile per il lato software, ma per l'hardware cosa si può fare? - Guardò Lisa Parker, ufficiale responsabile di quel settore.
- Non esistono danni fisici signore.
Erikson si stropicciò gli occhi.
- Ragazzi un po' di elasticità mentale per favore; abbiamo due navi nemiche in avvicinamento e non voglio sprecare il poco tempo che ci resta in stronzate. So bene che non centrano i guasti. Voglio sapere se possiamo comunque passare al controllo manuale.
- Signore questo è impossibile, nemmeno i cargo in orbita sulla Luna hanno più comandi analogici... da oltre un secolo. - Disse Richard Oswell, l'ufficiale medico.
- Coraggio, spremete le meningi. Ci deve essere un modo per passare al controllo manuale, dovessimo uscire la fuori a maneggiare cavi e bulloni. - Protestò Michael Livingston, il secondo in comando.
- Siamo come topi... Signora Parker, non mi importa come, ma trovi un modo per passare ad un... un comando analogico. Raccolga dei volontari, faccia il possibile. Vada. - Lisa Parker scattò immediatamente fuori, anche se non esprimeva certo entusiasmo.
Le discussioni in plancia proseguirono in mezzo ad un via vai di tecnici che monitoravano con crescente ansia l'avvicinarsi delle navi nemiche. Due erano i misteri attorno ai quali gli ufficiali della Ubuntu 219 discutevano: quale errore di sistema o file obsoleto poteva, da una funzione software, arrivare ad interessare l'intero sistema operativo fino al crash? Cosa voleva la flotta Microsoft da loro, visto che da quando erano partiti, una settimana prima dal quadrante di Sirio, non avevano mai incontrato anima viva?

Mai quella astronave dovette affrontare un conflitto a fuoco, come quello nel quale rischiava di incappare in quel momento. Un battesimo del fuoco particolarmente sfortunato che rischiava anche di essere l'ultimo.
- Da quando non si fanno gli aggiornamenti dei pacchetti? - chiese Livingston.
- Aggiornamenti? Di cosa? - rispose Jonson.
- Dio mi fulmini se lo so! Siete voi il responsabile del lato software.
- Questa nave non ha mai sparato un colpo in un anno che vaga per l'iperspazio. Gli aggiornamenti non avvengono in maniera casuale, altrimenti ci vorrebbero altre dieci astronavi solo per contenere l'hard disk sufficiente a contenerli. Il software si aggiorna in base alle funzioni più usate.
- Ah si? Suppongo che voi non abbiate pensato di andarvi a cercare da solo gli aggiornamenti per il software del sistema di difesa.
- Non usi questo tono con me – cominciò ad agitare la medaglia che portava al collo. - La vede questa? Quando me l'hanno data voi non eravate nemmeno nato.
- Va bene basta. E' evidente che la federazione sta cadendo nello stesso errore del nostro nemico: ha troppa fiducia nella infallibilità dei programmi. Eppure ricordo che in accademia la prima cosa che si impara è che non esiste il programma perfetto.
- Il computer è stupido. - Disse Jonson annuendo.
- Già, come certi esseri umani del resto. Ribatté Livingston.
- Jonson si alzò di scatto, fu talmente rapido che la sedia rinculò per diversi centimetri prima di rovesciarsi sul pavimento. Puntò l'indice contro quel ragazzo, che pure avrebbe dovuto rispettare per il grado. Ma erano pur sempre pirati, e lui aveva fatto la rivoluzione. - Se hai qualche problema con me faresti bene ad essere più chiaro Michael!
- Signori. Vedete di sbollire da un'altra parte, state dando spettacolo davanti all'equipaggio. La riunione è sciolta ma tenete pronti i vostri uomini; non ho nessuna intenzione di consegnare la mia nave senza combattere.


2
A poppa Lisa arringava i suoi tecnici. Quella che nel gergo continuava a chiamarsi sala macchine era una specie di grande tunnel verdastro a gravità zero dove tutti fluttuavano circondati da una vastità di luci, resistori e chip. L'idea di poter stabilire un comando manuale era apparsa assurda a tutti i suoi sottoposti. L'unica cosa che poteva fare era interrogare il Kernel, ovvero il nucleo centrale del sistema operativo. Nuotò nel vuoto senza gravità di quel grande tunnel fino al centro dove pendeva uno spesso cavo alla fine del quale, appeso come fosse un lampadario, si trovava un casco attraverso il quale era possibile entrare nel cyberspazio dell'astronave. Era la più giovane di tutto il corpo ufficiali. Aveva tredici anni e come tutte le ragazze della sua età nate nel quadrante di Andromeda, ne dimostrava dieci di più. Ad aiutare il suo aspetto più maturo erano certamente la divisa, che doveva essere ben aderente al corpo, e quindi una infanzia passata in palestra a danzare e a competere fin dai dieci anni nelle gare di atletica leggera. Infilò la testa in quella sorta di casco e poi tutto si fece buio.
Poi una scintilla che si espanse rapidamente riempiendo tutto di un bianco accecante, per qualche secondo bruciano gli occhi, poi la luce si abbassa e compaiono i colori. Tanti colori e forme elementari. Era il cyberspazio della Ubuntu 219. Lisa fluttuò in quel non luogo driblando cubi rossi e coni verdi vaganti nell'infinità. A distinquere l'alto dal basso un piano formato da una rete di linee bianche, per la verità non era affatto piano ma ondulato a formare piccole collinette. I solidi elementari erano i vari programmi. Nell'orizzonte poteva intravedere una enorme sfera gialla; era il sistema operativo. Man mano che si avvicinava vedeva la sfera sorgere come fosse il sole di Vega, il suo pianeta natale, a mezzogiorno, secondo il sistema orario di quel mondo. Poi cominciò a sentire una serie di strani versi striduli, da sotto la sfera ormai vicina ecco apparire saltellando un pinguino.
- Come è tenero – pensò.
- Ciao Lisa, mi hai portato le aringhe?
- Ciao Linux – Lisa socchiuse gli occhi che avevano sempre avuto un debole per gli animaletti e lo accarezzò teneramente. - No amore, non le ho le aringhe. - Abbiamo un problema molto urgente.
- Lame12 e 27. File obsoleti. – Segue una serie di versi incomprensibili.
- Proviamo a fare una diagnostica? Voglio scoprire dove il sistema si è bloccato e capire il perché.
- Abbracciami.
- Oh Linux. Per favore...
- Abbracciami. Linux poi cerca.
Lo abbracciò con trasporto mentre il suo becco si infilava felice tra le sue tette. Poi si divertì a scombussolare la bionda e lunga capigliatura.
- Sei sempre il solito. Aiutami, altrimenti moriremo.
- Lame12 e 27. Sgancio siluri di profondità... errore numero 23.145. Bin folder...
- Vai avanti!
- Altra serie di strani versi incomprensibili.
Improvvisamente tornò quella luce intensa. Di colpo Lisa si risvegliò nella sala macchine. Il vecchio Jonson ancora la scuoteva.
- Signor Jonson, che fa? Stavo interrogando il Kernel.
- Lascia perdere quel pinguino rincoglionito. Ho sentito quello che ci serviva: il numero di errore. E' saltato qualcosa nel siluro del settore C18.
- Cosa ve lo fa pensare?
- Il fatto che il pinguino non ci sappia dire altro. Ecco cosa. In realtà non c'era bisogno di nessun aggiornamento; ci dev'essere un segnale di ritorno alterato da un errore fisico, un guasto fisico insomma.
- Ma dovrebbe comunque rivelare questa mancanza...
- Non è detto. I computer non sono infallibili.
- Ma...
- E' l'unica speranza che ci rimane: credere nella possibilità che non esista la perfezione; non mi sembra difficile bimba.
Lisa incrociò le braccia e si fece brutta aggrottando la fronte.
- Devo ricordarvi Signor Jonson che io sono un ufficiale di questa nave quanto lo siete voi.
- Ma certo che lo siete – disse accarezzandole il mento – e se proprio devo dirla tutta, dovrebbero essercene tanti altri come voi. Non ho mai visto un Kernel così felice da quando ci siete voi nella sala macchine. - Il broncio di Lisa sparì, sostituito da un largo e luminoso sorriso. - E adesso andiamo al settore siluri C18; il nemico è vicinissimo, fra poco cercherà un contatto con noi prima di attaccare, mentre il comandante prende tempo noi glielo ficchiamo dritto nel... beh, lasciamo perdere.
- Inculiamo quei bastardi Signor Jonson!
- Tenera fanciulla...


3
Intanto la nave ammiraglia Explorer7 stabilì un contatto con la Ubuntu 219. Nella plancia dallo schermo principale comparve il mezzo busto del comandante Microsoft George W. Spencer.

- Comandante Erikson, piacere di fare la vostra conoscenza. Spero di potervi conoscere di persona, ho sentito parlare di voi.
- Vi ringrazio, vorrei poter dire la stessa cosa, ma non vi conosco e non potrò vedervi di persona fino a quando non vi deciderete a riconoscere la federazione.
- Comandante. La vostra organizzazione è il punto di riferimento del terrorismo intergalattico. Sarà molto difficile che lo stato faccia un passo indietro. Piuttosto abbiamo stabilito questo collegamento con la premura di non sprecare vite umane. Ci pensi collega.
- Noi non siamo colleghi. Io non spaccio il traffico di merci come democrazia, né la democrazia come merce da esportare tra le stelle.
- Non mi interessa particolarmente la politica. Tutto ciò che voglio è che nessuno si faccia male. Mi avete capito comandante? Sto cercando di salvare la vita ai vostri uomini.
- I miei uomini stanno benissimo. E staranno ancora meglio quando vi avremo strappato le palle e le useremo per giocare a golf nei campi terrestri. - A quelle parole in plancia tutti esultarono. - Federazione o morte! - Disse Erikson, e gli altri lo ripeterono in coro.

4
Il settore C18 era uno dei luoghi posizionati sotto la carena della nave dove poteva essere alloggiato un siluro di profondità già armato e pronto per essere espulso fuori. I siluri di profondità una volta fuori dal campo gravitazionale della Ubuntu 219 avrebbero dovuto azionare la cosiddetta guida intelligente, indirizzandosi da soli verso l'obiettivo comunicato dalla plancia esplodendo a contatto con l'astronave nemica; potevano avere un'autonomia di due ore e se necessario avrebbero potuto coprire una distanza pari a quella che separa la Luna dalla Terra, da qui il termine di profondità. Indossata la tuta pressurizzata Jonson aspettò ancora un po' prima di chiudere il casco. Ormai era già salito sopra il montacarichi che lo avrebbe portato sotto di diversi livelli fin sopra il siluro.

- Dannazione, vecchio scemo, quanto ci metti!
- Eccomi, capirai … devi solo ficcare le tue chiappe su un siluro della federazione. - Disse l'ufficiale medico Richard Oswell che corse verso di lui con in mano un cilindro metallico con cannuccia innestata. Era una confezione stagna e coibentata di mirto della stazione orbitante Ichnos, famosa per la sua lana sintetica e per il suo liquore. Passò il mirto a Lisa, che però non bevve e lo girò subito a Jonson. Quest'ultimo vi rimase attaccato per un po'.
- Vedi di lasciarmene vecchio egoista.
- Vecchio a me... solo perché ha un anno in meno si crede ancora un giovanotto.
- Modestamente posso ancora essere piacente. Vero Lisa? - Lei rise coprendosi la faccia con le mani per non esprimere alcun giudizio.
- Va bene, adesso si fa sul serio. - Porse il mirto a Lisa che lo restituì a Richard. Chiuse il casco e lei lo aiutò a sistemarlo in modo che fosse perfettamente isolato, poi premette un bottone e il montacarichi cominciò ad abbassarsi con lui, finché non scomparve ed il tettuccio del montacarichi divenne un rettangolo giallo nel pavimento della sala siluri.
Il siluro era lì, inerte in mezzo allo spazio, ad impedirgli di sganciarsi azionandosi, semplicemente due sbarre in lega leggera. Estrasse da dietro la tuta la valigetta degli attrezzi e cominciò a lavorare. Uno scossone lo fece sobbalzare; era la flotta nemica che aveva colpito un settore della nave. Si ritrovò con la schiena attaccata al tetto del montacarichi.

- Pezzi di merda!

Svitò un rettangolo metallico dal siluro e cominciò a studiarne la struttura. “Maledizione, io non sono un tecnico, sono un cazzo di ufficiale del lato software”, pensò. Ma si sottovalutava. Aveva esordito fin da ventenne nella fanteria dello spazio proprio come tecnico hardware; aveva continuato poi nelle milizie ribelli che fecero nascere la federazione Unix.


5
A bordo era il caos. Allarmi che suonavano copiosamente, porte stagne bloccate e Michael cominciò ad avere del lavoro in infermeria. Lisa aveva un rivolo di sangue che le scorreva sul viso, aveva sbattuto violentemente la fronte durante il primo impatto. Jonson tentò di contattarla con la video trasmittente che teneva al polso.

- Lisa, proviamo un po' a mandare degli stimoli a questo coso. Credo di aver capito il problema: un cavo bruciato che serve per aprire i blocchi che tengono il siluro agganciato. Il computer riceve messaggi contraddittori: crede di averlo spedito, ma riceve anche input che rivelano ancora la sua presenza. Il computer pensa a file obsoleti ma non ne trova altri. Il Kernel rileva l'errore... ma non quello reale; tenta di risolverlo, ma non agendo sulla causa vera, non fa altro che accumulare danni al sistema... ed entra in gioco il crash.
- Si, è verosimile. Hai aggiustato il cavo?
- Credo di si. Scoprilo, manda un input. Ma prima lasciami salire, ovviamente. Altrimenti finisce che da quei bastardi ci spedisci anche me... cazzo!
- Che succede?
- Non risponde, il montacarichi non si aziona. Poco male, mi terrò ancorato al tetto, posso farcela, tu pensa a mandare l'ordine di sgancio di nuovo. Avvisa la plancia.
- Jonson è pericoloso.
- Certo che lo è... siamo in guerra. Fallo è basta!

Ma non era finito tutto lì. Dalla sala macchine, dove continuavano ad arrivare scossoni non era più possibile comunicare con il resto della nave che intanto stava per essere ridotta ad un cumulo di lamiere nello spazio. Lisa informò Jonson. Sospirò rassegnato; si sedette a cavalcioni sul siluro, non senza difficoltà, un po' per la tuta, un po' per l'assenza di gravità ed un po' perché era stanco di una guerra senza fine, e senza possibilità di tornare a vedere un prato o un cielo azzurro. L'ultimo che aveva visto era stato quello di Marte un anno prima, era grigio, e quando non lo era assumeva lo stesso colore rossiccio di quella terra. Quardò la nebulosa del granchio coi suoi cerchi di fuoco e la nube turchese al suo interno. La nave tremava scossa dal bombardamento nemico, mentre la Ubuntu restava immobile ed impotente. Tirò fuori dalla valigetta il saldatore e lo mise a temperatura.

- Fanculo, si fa come ai vecchi tempi!

Cominciò a tranciare la prima sbarra in lega che teneva bloccato il siluro. A lavoro finito questo rimase immobile. Non ci si abitua mai all'assenza di gravità, la mente si aspetta che il siluro per lo meno si inclini sotto il peso di chi ci sta sopra, ma questo avviene appunto solo quando c'è la gravità.
Si avvicinò alla seconda sbarra, esitò ancora un attimo. Un nuovo scossone lo riportò con la schiena contro il tetto del montacarichi. Dal video trasmettitore udì ancora la voce di Lisa.

- Signor Jonson che fai!
- Ci rivedremo bambina... il più tardi possibile, almeno lo spero per te.
- Chiuse il trasmettitore.

Tranciata la seconda sbarra il siluro in una frazione di secondo si azionò mettendosi in moto portandosi sopra di se Jonson che per non finire bruciato dal fuoco del suo getto dovette tenersi saldamente ancorato a quella che sarebbe diventata da lì a pochi secondi, la sua bara. Vide l'astronave nemica ormai vicinissima diventare sempre più grande, non fece in tempo a pensare a niente di significativo. La grande vicinanza della Explorer7 rese infinitamente più grandi gli effetti dell'impatto. Improvvisamente divenne una palla di fuocò nel quale Jonson semplicemente evaporò.


6
La Bill Gates convertì la rotta ritirandosi ordinatamente, mentre la Ubuntu219 venne riavviata ed in pochi secondi tornò ad essere operativa, seppur coi suoi danni e con i suoi settori stagni isolati a causa degli stessi. In tutta la nave fu una festa, tranne che per Lisa che pianse in solitudine in un angolo del settore C18.

Nel diario di bordo quel giorno Erikson scrisse: “Abbiamo perso un valoroso uomo. Ucciso dalla stupidità delle macchine e di chi quando gli chiedono aiuto è capace di mandare solo stringhe in codice.”


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