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lunedì 18 ottobre 2010

Internet è lo specchio dei tempi ?


di ALFREDO SGARLATO

Colpisce molto leggere, tra i commenti ad un video che racconta una tragedia, uno particolarmente violento e volgare. Si potrebbe liquidare con poco il fatto: in fondo è solo una versione aggiornata degli scherzi al telefono che facevano gli adolescenti annoiati di qualche anno fa; quelli che oggi si divertono a molestare i lettori di Internet, guadagnandosi il nome in gergo di “bimbiminkia”.
Certo, colpisce la maggiore violenza e volgarità rispetto agli innocui scherzi del passato. Ma basta guardare il cattivissimo esempio che danno TV e giornali e non c’è bisogno di Freud per capire.
Ci si chiede come sia nata questa deriva verso il basso: forse una malintesa idea di libertà di espressione, magari per coprire ben altre censure (un comico in un intervista diceva: posso dire qualsiasi cattiveria contro i politici ma non posso criticare gli stili di vita).
O forse il ritorno di quel populismo reazionario che è spesso stato ideologia dominante in Italia (sia a destra che in certi filoni della sinistra). O ancora più semplicemente l’infantilismo per cui il bambino scemo lo imitano tutti e quello virtuoso lo prendono in giro.
Allo stesso modo andrebbe liquidato come semplice goliardia il fenomeno dei gruppi ignobili su Facebook, tipo picchiamo i cani, o quelli a sfondo politico.
Se da una parte Internet è un invenzione magnifica, dall’altra ha preso il posto delle scritte nei cessi, anche perchè i cessi pubblici non esistono quasi più.
Se certi siti siano da cancellare, ignorare o riempire di commenti di segno opposto e pari volgarità (la scelta peggiore, ma siamo umani e a volte la voglia ti viene) è scelta che in genere viene lasciata alla sensibilità dei lettori. In ogni caso quello dei commenti ai siti internet è un fenomeno molto interessante da seguire.
Lasciando da parte il campo troppo minato della politica, guardiamo come esempio ai forum di calcio mercato. All’annuncio di un probabile acquisto di un giocatore da parte di una squadra, la metà dei commenti è del tipo “comprate chi volete, tanto vincete solo rubando”. L’altra metà è del tipo “è un bidone, abbiamo una dirigenza di incompetenti, io la squadra la vorrei così…” segue formazione delirante.
È evidente come i commenti siano molto polarizzati: chi ha opinioni “moderate” non si prende la briga di commentare, mentre chi occupa posizioni estreme (il nemico, lo scontento per principio) è molto voglioso di farlo.

Internet tira fuori il peggio dei lettori? Bisogna notare come Internet sia un media “freddo”.
Non hai davanti il volto dell’altro, in un commento scritto non si coglie il tono della voce. Puoi nasconderti dietro l’anonimato. Sono tutte circostanze che favoriscono la perdita del controllo: di fronte ad una persona in carne ed ossa si moderano i termini, anche se le ricerche dicono che il gusto della discussione ci porta ad assumere opinioni più forti di quelle che in realtà abbiamo.
Se abbiamo di fronte un anonimo nick è più facile la “dissociazione” (o più correttamente “scissione” in termini psicoanalitici) tra persona vera e quello che per noi rappresenta.
A questo punto la domanda è inevitabile: la cattiveria in rete è un fenomeno particolare o è lo specchio di un incattivirsi generale della società? Per molto tempo ho pensato che non fosse l’umanità ad essersi incattivita, ma che fossero i media ad aver aumentato il tasso di morbosità, anche per motivi strumentali. Ma da qualche anno mi sembra di notare un aumento autentico della violenza sociale.
Ogni opinionista farà un’ ipotesi diversa: l’aumento della povertà, la perdita di fiducia nel futuro, la corruzione della classe dirigente, la sovrappopolazione, la perdita del senso del Sacro, le nuove psicopatologie centrate sul corpo e non sull’inconscio, la sconfitta delle idee progressiste. Probabilmente c’è del vero in ognuna. O semplicemente ancora una volta ha ragione Freud, anche con la sua teoria più discussa: l’uomo è guidato da una pulsione di vita e da una pulsione di morte e in certi periodi storici la seconda è più forte.



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