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lunedì 11 ottobre 2010

Storia cruda


di Giovane Scrittore

Il sole stava tramontando. Gli ultimi arancioni bagliori della giornata attraversavano la grata della finestra e colpivano il volto di un uomo nè vecchio, nè giovane, che dormiva scompostamente disteso a terra. Accanto a lui si trovava una bara smaltata di lucido nero. Si sarebbe potuta dire impassibile, se non fosse stata piena di graffi e ammaccature, come se qualcuno l'avesse presa a botte. Dentro la stanza non c'era nient'altro.
Bussarono alla porta, nessuna reazione.
Bussarono ancora, questa volta più insistentemente.
L'uomo si svegliò. Lentamente riprese conoscenza. Si guardò intorno, come se non riconoscesse il luogo nel quale si trovava.
Bussarono una terza volta, poi si sentì un rumore di chiavi.
Un alto signore rasato, con fare distinto, era entrato in quella che sembrava una prigione. Teneva in braccio un oggetto ingombrante, di difficile identificazione.
-Buongiorno caro - disse - ti trovo più in forma dell'ultima volta. Il sonno ti fa bene.
L'altro non rispose nè guardo l'uomo. Seduto sulle ginocchia, continuava a fissare il vuoto, stringendo rabbiosamente due pugni feriti cui mancavano le unghie.
-Ti porto la cena - continuò quello - oggi è un giorno speciale e te la meriti - lasciò cadere ciò che teneva tra le braccia e sorrise malignamente -mangia, prima che si freddi. Buon compleanno, David.
David non provò a ribellarsi, a scappare, a insultare quell'uomo. Non si mosse di un millimetro. Attese pazientemente. Poi, dopo aver sentito richiudersi l'uscio, diede uno sguardo alla sua cena.
Rabbrividì. Era un corpo di donna, una donna bellissima. Avrebbe potuto crederla addormentata, se non fosse stato per quelle profonde ferite che le squarciavano il tronco.
Non aveva bisogno nemmeno di contarle, erano quaranta, come i suoi anni.
Perchè tanta crudeltà? Perchè anche lei, lei che non c'entrava nulla in quella situazione?
Voleva piangere, ma non ci riuscì. Quei bastardi non volevano solo ucciderlo, volevano annullare la sua umanità, trasformarlo in un animale. Non riusciva più a provare amore, dolore o ansia.
Non riusciva a sentire più nulla di umano.
Sapeva che a lungo andare sarebbe morto anche se l'avesse mangiata, sapeva che loro non l'avrebbero lasciato sopravvivere, ma non mangiava da tre giorni.
Di lei non rimase che un mucchietto d'ossa.

...

L'uomo si alzò dalla scrivania, stiracchiandosi.
-È inutile concludere questo racconto imbecille- pensò - non so proprio come possa essermi venuto in mente.


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