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venerdì 5 novembre 2010

Ogm: orizzonti grossolanamente meravigliosi


Essere capaci di manipolare non significa avere il diritto di farlo. Soprattutto se accecati da una miopia collettiva che ci impedisce di pensare nel lungo periodo.

Questa mattina seguivo una trasmissione di approfondimento sul tema degli OGM, organismi geneticamente modificati, su Rai News.

Ascoltavo le opposte fazioni sostenere le loro tesi un po’ interdetto. Nessuna delle due, infatti, coglie qual’è, a mio avviso, il nocciolo del problema: dove sta scritto che abbiamo il diritto di sfruttare le risorse naturali per assecondare il nostro crescente bisogno di materia prima?

Un sostenitore degli OGM faceva sagacemente notare come l’uomo si sia sempre dovuto difendere dalla natura, adattando le materie prime per trasformarli in cibo commestibile. La modifica genetica, dunque, rappresenterebbe la più raffinata delle tecniche mai prodotte. Il risultato sarà tanto cibo in più per sostentare tante persone in più.

Tutto liscio, tutto ok. Nessun dubbio o remora. Il fatto che siamo tanti giustifica il fatto che possiamo prelevare di più, il fatto che possiamo prelevare di più giustifica il fatto che siamo tanti.

Come se comprare un auto di lusso aumentasse i soldi sul mio conto corrente. Mmmmm….

Chi segue i vaneggiamenti di questo blog, conosce la mia opinione sul cosiddetto antropocentrismo, sulla inveterata convinzione umana di essere il figlio prediletto di Dio e di possedere, per ciò stesso, il diritto acquisito di dare un nome alle cose, di esserne padrone indiscusso e indiscutibile.

Non tollero questo pensiero superbo. Non ne riesco a trovarne il fondamento, la coerenza, la ragione.

Perché il progresso si misura solo in segni positivi di un grafico, nella continua crescita dei consumi, delle risorse attinte, della produzione.

Perché se si costruiscono meno case c’è la crisi a livello mondiale.

Si può veramente credere di poter crescere all’infinito? Sempre e costantemente?

La natura non funziona così, in senso lineare e perpetuamente in crescita.

La natura agisce ciclicamente. Come l’onda del mare va e viene, così i cicli naturali alternano periodi di vacche grasse ad altri di vacche magre. Ha sempre funzionato così.

Solo l’uomo ha la presunzione di ingrassare le sue vacche costantemente, indifferentemente che sia un periodo florido o meno.

Non mi pare che sia un atteggiamento conferente con le leggi di natura.

Così come non mi pare conferente con le leggi di natura creare una pianta che non abbia parassiti.

Ciò per due motivi.

Il primo è che il parassita fa parte della pianta, almeno nella sua funzione evolutiva: l’aggressione del parassita diviene necessaria per indurre quelle mutazioni millenarie che oggi si vogliono ottenere in poco tempo.

Il secondo è più complesso e, forse, meno immediato. A mio parere, la malattia fa parte della vita. Quanto più ci intestardiamo a debellare il morbo, tanto più ci troviamo a combattere con malattie e sindromi nuove e sempre più aggressive. Rendere una pianta immune ad un parassita naturale, non significa renderla immune ad ogni parassita oppure creare le condizioni per cui un animale del tutto innocuo possa divenire letale per l’organismo modificato.

Sinceramente, sono stufo di questa miopia antropocentrica. Del positivismo spicciolo di coloro che millantano fiducia nel futuro, di coloro che “tanto una soluzione si trova sempre”, posso farne a meno.

Smettetela di giocare con la natura e dirigete i vostri sforzi verso una considerazione nuova del rapporto tra uomo e risorse.

Le cose non ci appartengono, ci sono date in prestito con l’obbligo di restituirne altrettanto e di pari qualità.

Altrettanto e di pari qualità.

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