Creativity Papers blog
Rivista di scrittura creativa, notizie e approfondimento

Ultimi articoli

mercoledì 5 gennaio 2011

Costano troppo


di Michael Crisafulli
Esplosioni. Grida. Morte. La battaglia. Io ci sono nel mezzo.
Tenente Green della 32a divisione di fanteria dell’esercito degli Stati Uniti Terrestri. Siamo in guerra ormai da mesi con l’esercito plutoniano invasore che tenta di conquistare il nostro pianeta. Memori degli orrori della Grande guerra, avvenuta ormai 200 anni fa, la tattiche adottate dal nemico ci hanno riportato ad una guerra di trincea ancora più terribile di quella combattuta dai nostri avi nel 1914. E’ un massacro.
Devo abbandonare i miei pensieri, il fuoco di artiglieria nemica è cessato e devo approfittarne. «All'attacco!» grido alle truppe con tutto il fiato che ho in corpo fino ad esaurire la voce «Dobbiamo riuscire a far cedere la prima linea!» nel frattempo mi sporgo ancora di più dalla buca che mi protegge e scarico una raffica di colpi verso il nemico, poi balzo fuori dal riparo e corro.
A sentirmi gridate tutti i soldati ancora in grado di combattere escono dalle trincee e mi seguono verso le linee nemiche noncuranti del piombo che fiocca sulle loro teste: si fidano del loro Tenente, sono convinti che li porterò alla vittoria. «Mai errore più grande fu fatto» penso con amarezza.
Un proiettile mi sibila a pochi centimetri dalla testa, ne sento il rumore mortale. Un urlo. Non tutti sono fortunati come me.
Un altro proiettile. Mi colpisce in pieno petto. Prego perché i nuovi giubbotti antiproiettile funzionino: funzionano.
Sono salvo solo grazie al grado di Tenente che ho sul braccio destro, perché i corpetti protettivi vengono dati solo agli ufficiali: «Costano troppo!» aveva risposto il Colonnello quando gli avevo parlato dell'ingiustizia di fornire gli equipaggiamenti solo ai graduati.
«Costano troppo» quelle parole mi tornano alla mente «Costano troppo». Come se una vita umana valesse meno di una pettorina rinforzata.
Il fuoco di artiglieria riprende, creando morte e crateri. Vedo molti dei miei uomini cadere a terra con il petto zuppo di sangue. «Costano troppo». I giubbotti antiproiettile costano troppo, e intanto altri dieci di quei ragazzi giacciono al suolo.
Siamo ormai a metà strada, sarebbe da folli tornare indietro. Bombe esplodono in tutta l'area circostante: una groviera avrebbe meno buchi di questa maledetta terra di nessuno.
Tre metri ci dividono dal nemico, e altri tre ragazzi muoiono investiti dalle salve delle mitragliatrici. Due metri. Un metro. Salto nella trincea nemica e abbandono il mio fucile ormai scarico. Scontro corpo a corpo.
I più fortunati usano il calcio del fucile, altri gli affilati bordi delle vanghe da campo, altri ancora combattono a mani nude. Io ho il mio pugnale: ringrazio i miei gradi.
Un nemico mi si para davanti: plutoniani, che razza obbrobriosa. Creature dalla pelle violacea e umidiccia, dai volti schiacciati e piatti. Hanno tre grandi occhi verdognoli che brillano di riflesso, e sentono gli odori con la lingua. Fortunatamente non devo fargli un servizio fotografico, ma solo ucciderlo.
Il mio alieno era armato con una lunga lama affilata e ricurva, il cui filo luccicava di blu smorto. Veleno: gioca scorretto. Bisogna stare attenti, se solo mi sfiora, sono spacciato.
Effettuiamo una serie di scambi con affondi e parate. E’ veloce e preciso, sono costretto a mettermi sulla difensiva. Continua ad incalzarmi, poi ad un certo punto un’esplosione troppo vicina sembra scuoterlo. Poverino, è un essere sensibile. Chissà se lo è pure al mio acciaio: mi risponde affermativamente finendo a terra con l’intestino squarciato.
Faccio un paio di passi ed altri due plutoniani mi vengono incontro, ma sono anche loro molto sensibili. Quando cadono a terra, mi accorgo che i loro compagni si ritirano nelle retrovie.
Molti morti di entrambe le fazioni. Troppi morti.
Dopo questa riflessione, mi volto e vedo un mio soldato, sta cercando di dirmi qualcosa, ma le esplosioni non mi fanno sentire neppure quello che penso. Il grido si ripete «…ino!» anche questa volta il suono è coperto dagli spari. Non riesco a comprendere cosa vuole dirmi. Poi finalmente la terza volta capisco perché sta sbraitando «Cecchino!» mi grida spaventato «Cecchino! Signore, c’è un cecchino!»
Troppo tardi. Sento un vuoto alla testa. «Anche gli elmetti costano troppo.»

Nessun commento:

Posta un commento