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giovedì 13 gennaio 2011

Sig, misure di morte


di Esker Ridge
- Vuoi sapere perché mi chiamano Sig?... Hai sentito Francky?! Ha ha haaa... Mister sono-nudo-e-legato-a-una-sedia-del-cazzo vuol sapere perché mi chiamo Sig!... Mi sembrava chiaro. Quasi quasi mi offendi Mister io-non-so-come-ti-chiami-e-me-ne-fotto... Poi le domande le faccio io qui dentro...

La mole enorme di Sig si chinò sull'uomo, si udì un lieve crepitio, il corpo nudo si tese nelle cinghie e un urlo acuto e straziante riempì la piccola cantina inondata di luce al neon come se uscisse dalle pareti di cemento grezzo o fosse la luce stessa a gridare. L'aria si addensò a un punto tale che Franck dovette tapparsi le orecchie e stringere i denti per respingere l'assalto del grido.

- E questo era gratis, Mister sbraito-come-una-fottuta-femminuccia…
- Andiamo... Sig... Non prendertela tanto per così poco... - disse Franck, sorridendogli con indulgenza.
- E adesso, Mister vuoi-sapere-perché-mi-chiamo-sig?...
- ... il sii... Il sigarooo?.. Il sigaro!...
- Aaaah vedi quando vuoi... Se hai già la risposta ad una domanda, perché cazzo devi farla sta domanda?... Vedi, io non ti brucio le palle con delle domande se ho già le risposte... E' una questione di educazione cazzo.
- Mi scusi... La prego...
- Mi scusiii... La pregooo... Hai sentito anche tu Francky eh? Mister faccio-delle-domande-del-cazzo si scusa ora...
- Ho sentito Sig, ho sentito... Ciò però denota una certa educazione...
- Questo è vero. A me piacciono le persone educate.
- Per Dio, però, il sigaro... e basta? E' un curriculum un pochino riduttivo non trovi?
- E anche questo è vero...

Sig si chinò di nuovo verso l'uomo, appoggiandosi con le mani sulle sue ginocchia, e avvicinò la sua grossa testa rotonda e quasi priva di peli a pochi centimetri dalla sua faccia, allungando il collo come una tartaruga. L'uomo ritrasse la testa e strinse i denti, spaventato, fissando il sigaro piantato tra le dita paffute del suo persecutore. Ma questa volta il sigaro non si mosse.

- Sai che sei fortunato, Mister mi-scusi-la-prego? Davanti a te non hai un macellaio da quattro soldi, ma hai un artista del sigaro cazzo...

Si infilò invece il sigaro tra i denti e si raddrizzò lentamente, gonfiando il petto largo come un pianoforte e portandosi le mani sui risvolti della giacca doppio petto. Alzò il mento, fissando un punto impreciso del soffitto. La sua mascella si contrasse e il sigaro si drizzò verso il soffitto. Il suo sguardo si spostò sulla brace e seguì perplesso il fumo denso e opaco alzarsi faticosamente nell’aria e dileguarsi dopo qualche secondo. Come i tuoi pensieri, mio caro Sig, come i tuoi pensieri... pensò Franck, che si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.

- Un artista sì, senza alcun dubbio. Un pittore del dolore, se mi concede questa espressione, gentile signore, che usa il sigaro un po’ come un pennello rovente, e la pelle, la sua in questo momento, come la tavolozza dei colori – o più esattamente la tavolozza dei dolori. Perché l’arte di Sig si rivela e raggiunge il suo culmine e la sua massima espressione negli occhi, poco prima dello sfogo della voce, quando la brace del sigaro è appena affondata nella pelle, e quando il crepitio dolce e l’odore inconfondibile della carne che brucia, raggiungendo i sensi dall’esterno e fondendosi al dolore che invade il corpo dall’interno, imprigionano la mente nella loro morsa, nell’orrore di una soggezione assoluta e senza speranza. L’arte – e la vocazione - di Sig può essere definita con questa espressione semplice e cristallina: la ricerca del dolore perfetto, per confessioni immediate e concise.
- Esatto! Digli ancora degli occhi Francky, digli come mi piacciono... Com’è che hai detto l’altra volta?... Lo stupro della...
- … lo stupore della coscienza incapace di sfuggire al dolore sorprendente e inatteso di una tortura dall'apparenza così banale e così poco spettacolare. Ma alquanto potente quand'è inflitta da un artista come Sig.
- Esatto! Non faccio qualunque cosa con qualunque cosa: uso solo veri Havana... Ma attenzione però, quando non lavoro, non fumo, mica è un vizio. Di solito, mi resta quasi tutto il sigaro quando finisco, così mi siedo e me lo godo da solo, nel silenzio. Ha un gusto tutto suo dopo il lavoro, mi piace di più, è più dolce…
- Un fumatore appassionato ed esperto... Applicata nel posto giusto, la bruciatura si estende al corpo intero, infine alla mente, e tutti i ricordi, anche i più remoti, fuggono come ratti dalla bocca. Nessuno spreco di energia. Sobrio, ed efficace. Un inquisitore raffinato, elegante e delicato, il nostro Sig.
- Certo! Ho studiato io! Mi son allenato sui matti quando ero infermiere. Avevo i turni di notte, era facile. Me li portavo giù, nella cantina del manicomio, nella sala della caldaia, e lì, li interrogavo, così, per ammazzare il tempo... Le notti erano lunghe a volte... Bisognava pur far qualcosa…

L'espressione di Sig si raddolcì e un lieve sorriso comparve tra le sue guance bovine e lattiginose. Gli occhi sbarrati inseguirono un ricordo improvviso.

- S'immagini, mio caro signore? Sui malati mentali! Sig si è allenato sui malati mentali, persone alle quali non aveva nulla da chiedere... E cosa diavolo avrebbero ben potuto dirgli in ogni caso?!
- Se... E' pazzesco quello che ho imparato in quel manicomio. Ne so un bel po' sui matti ora. Ce ne sono di vari tipi. Non reagiscono tutti uguale. Ce ne sono che non c'è niente da fare, non si muovono. Non sentono niente, non ti guardano nemmeno, sembra che non ci sono. Una noia mortale. Con altri, è un vero circo, si scuotono in tutti i sensi e parlano, parlano, parlano, a farti venire il giramento di testa: dovevo fermare tutto ogni volta, col baccano che facevano. Ma ce n'è stato uno una notte ch'ha tirato le cuoia. C'è stata un’indagine, hanno trovato le bruciature. Me la sono squagliata in fretta.
- Una coscienza professionale stupefacente, non trovi, gentile signore? Un’abnegazione fuori dal comune, quasi religiosa.
- Eh... Sì... E' vero...
- Non ho usato subito il sigaro però... Mi ci è voluto un po' per arrivarci…
- Ma già una predisposizione per tutto ciò che brucia e consuma, un vero istinto del fuoco...
- Se... Ho iniziato a mettergli le mani e i piedi sullo sportello della caldaia e i tubi del vapore. Ma non era molto pratico, dovevo sollevarli e tenerli tutto il tempo. Poi mi son organizzato meglio e ho provato con i tizzoni, il vapore, l'acqua bollente, i carboni ardenti, l'elettricità, le sigarette - ma si rompevano sempre - e infine i sigari. Pensa un po': il primo sigaro che ho avuto me l'ha regalato il direttore del manicomio in persona ha ha haaa, non è buffo?... I sigari sono più robusti e fanno un odore più adeguato al lavoro, in sinfonia con...
- ... sintonia...
- ... sintonia con ciò che sto facendo, come sto cazzo di incenso in chiesa, impressiona sempre la gente, fa subito più serio, come se mi mettevo un'uniforme o una sottana insomma. E poi il sigaro mi da' un'aria che mi piace. E' più professionale, importante, capiscono che faccio sul serio. Impressiona i clienti... E' una questione di rispetto per loro anche, almeno io la vedo così...
- Sì, ciò gli conferisce una certa nobiltà. I suoi pazienti capiscono immediatamente che non hanno a che fare con un boia frettoloso e maldestro o un maniaco delle pinze e attrezzature varie. E questa stanza, gentile signore, si guardi intorno: questo è l'ufficio di Sig, così spoglio e privo di ogni tipo di arredamento, eccetto la poltrona di fronte a lei, il lettore cd sul suolo sulla sua sinistra - giri un po' la testa, sì, da quella parte, lo vede? - e la sedia alla quale Lei è legata in questo momento naturalmente... Vede per caso qualche strumento di tortura classico?...
- Eh... No, non ne vedo...
- Cavi elettrici, trapani, pinze, tenaglie, seghe, lame di ogni genere?...
- No... No... Non ne vedo...
- Congegni bizzarri e inquietanti?...
- No...
- Infatti non ce ne sono. I clienti di Sig non capiscono immediatamente cosa intende fare con loro e si rilassano, l'angoscia e la paura preventivi scemano, la tensione svanisce, ignari che quel sigaro rappresenta tutta la scienza e l'attrezzatura di Sig. E la fine delle loro illusioni... La sua corporatura imponente e la sua calma rassicurano e l'attenzione non viene dispersa da eventuali anticipazioni e conseguenti crisi di panico che generano le torture disordinate e quindi le sofferenze imprecise e multiple. No. Sig calma, riposa, concentra tutto il pensiero sul suo sigaro e nulla viene detto che non sia stato richiesto. Nessuna messa in scena, nessuno spettacolo, nessuna minaccia, nessuna violenza annessa e gratuita, soltanto Sig, il suo Havana e il suo rito tranquillo, sobrio e preciso.
- Ben detto socio! Prima di iniziare, metto sempre il cd che mi hai regalato una volta... Francky, com'è che si chiama il musicista?...
- Mozart, l'opera in questione è il Requiem, con l'orch...
- Ecco, metto sto cazzo di Mozart e subito mi guardano strano, quasi pensano che sto per mettermi a cantare o magari che voglio invitarli a ballare eh eh eh... Ma legati come sono alla sedia dovrei portarli in braccio, non ci pensano mai sti coglioni... A volte si mettono a spifferare prima che incomincio, parlano e parlano, una vera emorragia, tanto che bisogna dargli un paio di sberle per farli smettere. Beh certo, non posso lamentarmi, ma mi scoccia un po’ ogni volta, mi sembra di non essermi guadagnato la paga...
- Sig è attualmente una referenza ineguagliabile in materia di interrogatorio. E' l'inquisitore privilegiato degli aristocratici dell’ambiente e viene chiamato per le questioni più spinose e delicate. I pesci piccoli sono per gli apprendisti. E sono io in un certo qual modo il suo agente. E' un libero professionista, come me, e lo raccomando sistematicamente ai miei committenti.
- Se mi posso permettere...
- Prego...
- Cosa fa lei, signore?
- Io purgo, dall'interno. Sistemo i disturbi intestinali in un certo senso, evacuo i vermi, i virus, i corpi estranei, tutto ciò che non può essere debellato "naturalmente". I miei contratti mi concedono la massima libertà di movimento. Osservo, viaggio dietro le quinte, scivolo nelle memorie, attraverso le coscienze come un animale familiare e quando ci si dimentica di me, afferro e stringo.
- Esatto! Un artista anche lui, il nostro Francky. Non si sa mai chi è il poveraccio di turno, o quando o dove o come lo farà fuori. E' un mago, uno vero. Ci siamo conosciuti io lo dovevo interrogare. Il mio boss allora lo trovava troppo furbo. Diceva sempre che non ci si può fidare di uno che non gli si vede il fondo degli occhi. E quindi bisognava verificare... Me l’hanno portato legato ad una pedana con un buco nella spalla e uno nella gamba. Cristo! Sembrava proprio Cristo ah ah ah. Ma mica si è lamentato o si è pisciato addosso come te, Mister se-mi-posso-permettere-un-cazzo…

Sig affondò l’indice nel petto dell’uomo. La brace del sigaro sfiorò un suo capezzolo e la cenere gli cadde sul pene. L’uomo sobbalzò e soffocò un gemito.

- In effetti, ho potuto verificare il talento di Sig in prima persona. Le mie ferite mi procuravano meno dolore...
- Grazie Francky. Ma quando mi ha detto che il mio boss aveva sgarrato e che il big boss voleva essere sicuro prima di farlo saltare, mi son detto che non avevo più nessuna ragione di lavorare per un morto. L’ho tirato fuori e me lo sono portato a spalla da un dottore che conosco. Non t'ho mai chiesto niente Francky, ma mi sa che sei stato tu a farlo fuori, non è così?
- Vorresti sprecare un altro Havana per saperlo?…
- Aaah ah ah ah, sei sempre il solito...

Franck diede una rapida occhiata al suo orologio.

- Ora signori, mi dovete scusare, è stata una piacevole conversazione ma devo sbrigare una questione di lavoro.
- Tranquillo Francky, vai pure, il lavoro è il lavoro.
- Grazie Sig… Gentile signore, è stato un piacere conoscerla.
- Oh… Si figuri... Il piacere è stato tutto mio...
- Ciao Francky, passa quando vuoi, la mia porta è sempre aperta per te lo sai... Ok Mister me-la-sto-spassando-da-mezz'ora, basta con le chiacchiere. Dove eravamo rimasti?... Veloce, che il sigaro è quasi finito. Hai un’idea di quanto mi costa uno di questi cazzo?...

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