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mercoledì 16 marzo 2011

Il Governo va a Puttane

Non c'è bisogno di Ruby. E' sufficiente analizzare gli avvenimenti dell'anno passato




di Giovanni Pili

Il 2010 potrebbe essere ricordato come l'anno più breve della repubblica italiana. Certamente denso di fatti e tutti attorno ad una sola figura che, malgrado gli scarsi meriti, ha monopolizzato, volente o nolente, l'agenda italiana. L'onda lunga sta arrivando in questi primi mesi del 2011. Le elezioni anticipate sembrano sempre più probabili e Tremonti si esercita già per un eventuale governo di transizione. Il ministro dell'economia lascia tutti a bocca aperta vantando Berlinguer, citando Scritti Corsari di Pasolini ed elaborando una propria critica dello sviluppo e della globalizzazione. Per la verità chi ha letto il suo libro La paura e la speranza poteva già aspettarselo.

Tutto comincia da un episodio che non aiuta per niente i piccoli progressi fatti dall'opposizione: l'attentato al premier da parte di Tartaglia, subito riconosciuto come incapace di intendere e di volere. Così si è creata un'occasione d'oro per riallacciare i rapporti resi gelidi col Quirinale, accusare come mandanti i pochi giornalisti e politici in grado di fare una critica seria al governo (Travaglio, Santoro, Di Pietro, ecc.) e infine si è coniato un nuovo slogan, velatamente intollerante: "noi siamo il partito dell'amore", a cui si contrapporrebbe il ‘partito dell'odio’.

Il 26 marzo i gorilla della Digos fermano due ragazzi che lavoravano presumibilmente nel reparto grafici di Sky, rete nei cui studi si era recato Berlusconi per rilasciare un'intervista. Sono gli autori di un manifesto affisso in una delle finestre degli studi televisivi recante una frase di Quintiliano: "odiare i mascalzoni è cosa da nobili". La Digos, messa in allarme, vorrebbe portarli in questura. Poi ci rinunciano perché non esiste ancora il reato di ‘porto abusivo di cultura’. La frase era stata già citata da Luttazzi in una manifestazione per la difesa della libertà di stampa, e segna la fine di questa infelice dicotomia amore-odio, sciaguratamente applicata alla politica. Interessante il fatto che la Digos leggendo ‘mascalzoni’ abbia subito fatto il collegamento con Berlusconi. Chissà cosa ne avrebbe pensato Freud?

Dopo questo attentato – slogan intolleranti a parte – il governo appare invincibile. Invece no.

Cominciano a saltare fuori vagonate di scandali che portano Berlusconi addirittura a ripulire il PdL dagli elementi più impresentabili. Ce n'è per tutti: dallo scandalo della protezione civile (conti gonfiati, appalti irregolari e massaggiatrici varie) a Scajola, il quale si accorge che gli hanno comprato casa a sua insaputa. Cose che capitano…

Ma il PD di fronte a tutto questo come ne esce? Molto male, perché da che pulpito può gridare allo scandalo e all'indignazione un partito che candida in Campania personaggi come De Luca, già imputato in due processi? Con alle spalle una condanna per aver autorizzato come sindaco la costruzione di una discarica abusiva. Sono sotto processo anche la moglie di De Luca, per aver presentato carte false in un concorso pubblico, e il figlio per reati fiscali. Non dimentichiamoci però di Bassolino, governatore della Campania, imputato per truffa alla regione che lui stesso amministra. Inutile dirlo: anche lui in quota PD. E col piffero che si dimette. Queste persone fanno parte di un partito che dovrebbe criticare Berlusconi perché i rifiuti a Napoli non sono ancora spariti, oltre a pretendere trasparenza e moralità da parte del governo.

Intanto il 10 febbraio Bertolaso, capo della protezione civile, viene raggiunto dall'avviso di garanzia; assieme al suo vice Balducci è accusato di aver manipolato gli appalti pubblici favorendo parenti e amici. Per motivi analoghi è scoppiato lo scandalo ‘parentopoli’ a Roma, dove il sindaco Alemanno ha in questi giorni licenziato l'intera giunta, presentandone una nuova.

Bertolaso risulta coinvolto in diversi illeciti legati al G8 della Maddalena, (poi spostato a L'Aquila) i lavori per i mondiali di nuoto 2009 (piscine costruite senza rispettare le misure standard) e per finire – attualissimo – i lavori per i 150 anni dell'unità d'Italia. I corruttori sarebbero il duo Balducci-Anemone, gli unici per altro ad essere stati arrestati. Bertolaso se l'è cavata andando in pensione. Tra le merci di scambio ci sono anche delle sedicenti massaggiatrici che allietavano il capo della protezione civile all'interno di un centro benessere, tenuto aperto solo per lui. L'uso sistematico del corpo femminile, come vedremo, è una costante all'interno del ‘Partito dell'Amore’ (a pagamento).

Il 5 marzo viene approvato in Parlamento il decreto salva liste, presentato dal governo per inserire in extremis le liste di Formigoni in Lombardia e della Polverini nel Lazio. Il primo aveva presentato delle firme irregolari, la seconda non le ha presentate in tempo. Napolitano firma e giustifica il tutto sostenendo che non si poteva escludere la forza politica più importante, in due delle maggiori regioni italiane, dalla corsa elettorale. Questo in parole povere significherebbe che, se un partito piccolo come i Radicali presenta una firma in meno del previsto, o in ritardo di un secondo, può essere escluso dalla competizione elettorale. I grandi partiti invece si faranno un decreto in un secondo momento che li salva in corner. Oppure se proprio vogliamo – che sciocchi – pensare che siamo tutti uguali di fronte alla legge, dovremmo pensare che d'ora in poi tutte le liste possibili e immaginabili partecipano alle elezioni. La cosa allucinante è che questo decreto è totalmente illegale, esiste infatti una legge che proibisce i decreti volti a influire sul sistema elettorale.

Anche in questo caso l'opposizione è assente. Infatti il candidato del PD in Emilia Romagna, Vasco Errani, si presenta alle regionali al suo terzo mandato (idem dicasi per Formigoni in quota PdL), cosa che la legge vieta espressamente limitando il numero di mandati a due. Anche qui varrebbe la tesi del partito forte che può ignorare le regole a scapito dei più deboli. Se le istituzioni non sono più rispettate nemmeno da chi dovrebbe difenderle è la fine. Non sembra... è già di fatto una repubblica delle banane.

Il 12 marzo scopriamo, grazie ad uno scoop de Il Fatto Quotidiano, che la procura di Trani sta indagando Berlusconi, il direttore del TG1 Augusto Minzolini e il commissario dell'Agicom (Autorità garante delle comunicazioni) Gian Carlo Innocenzi. Il Cavaliere avrebbe fatto pressioni attraverso questi personaggi contro programmi Rai a lui sgraditi, tutto questo si evince da delle intercettazioni abbastanza eloquenti. In una di queste si sente Innocenzi fare pressioni al direttore Rai, Masi, perché annullasse una puntata di Anno Zero; Masi risponde che non poteva bloccare una trasmissione semplicemente presumendo che commetterà una irregolarità. In un'altra intercettazione Minzolini assicura a Berlusconi che si occuperà personalmente della questione riguardante le rivelazioni di Spatuzza ai magistrati. Tra le trasmissioni nel mirino del premier, oltre Anno Zero, ci sono anche Ballarò e addirittura Parla con me. Innocenzi è stato già dirigente Fininvest e segretario di Forza Italia, ma noi dobbiamo avere fede e augurarci che nel suo operato non agevolerà quello che più volte lui stesso usa chiamare ‘il padrone’.

Arriviamo al 7 aprile. E' il momento di Calderoli, non potevamo infatti trascurare il contributo dei leghisti allo sfacelo incontrastato dell'etica nel ‘Bel Paese’. Secondo il ministro della semplificazione legislativa, il suo dicastero avrebbe eliminato 375 mila leggi inutili su un totale di 500 mila. Poi Tremonti lo smentisce sostenendo che le leggi italiane sono in tutto meno di 170 mila. Ammettendo che abbia ragione Calderoli (arriviamo quindi al fantasy), c'è da chiedersi come avrebbe fatto il ministro in meno di due anni che sta al governo a esaminare 500 mila leggi. Tanto per prenderlo per i fondelli qualcuno si è divertito a fare un calcolo: dal 1861 (data dell'unità d'Italia) ad oggi, per produrre quella mole di leggi il Parlamento avrebbe dovuto produrre una legge all'ora, lavorando tutti i giorni. Insomma, stiamo parlando di un ballista di prima categoria. Ci sarebbe da ridere se non fosse per il fatto che recentemente ci si è accorti di un fatto abbastanza grave: tra le leggi cosiddette inutili eliminate da Calderoli, la Gazzetta Ufficiale segnala anche una norma sui minori degli anni '30. Nonostante sia stato corretto l'errore si verranno comunque a creare dei cavilli nati durante il periodo in cui tale legge figurava nulla. Insomma, molti processi che implicano reati a danno dei minori potrebbero finire con l'archiviazione.

Il 4 maggio è il turno di Scajola. Ne abbiamo già accennato. Si tratta di un recidivo: è la seconda volta che si dimette; la prima risale a quando da ministro dell'interno dà del coglione a Marco Biagi, pochi giorni dopo il suo assassinio. Questa volta spuntano di nuovo le corna di Anemone, il quale avrebbe depositato su conto svizzero – a insaputa del ministro – i soldi per l'acquisto dell'appartamento nel centro di Roma, con vista sul Colosseo. Quando si dice ‘il caso’. Si ricorda che, in questo governo, Scajola era ministro delle attività produttive. Ma le sorprese non sono finite.


Il 7 maggio un'inchiesta del giornalista di Repubblica, Attilio Bolzoni, dimostra quello che tutti sapevano ma nessuno osava dire (anche perché mancavano ancora dei tasselli): è esistita una alleanza tra stato e mafia e in quest'ottica andrebbe rivisto l'attentato a Falcone nell'Addaura e, prima ancora, le stragi di stato e i depistaggi. E' la tesi del doppio stato, sostenuta già da numerosi storici. Sappiamo anche per testimonianza di un ex presidente della repubblica come Ciampi, che nel 1992 si sarebbe inscenato un colpo di stato, fortunatamente fallito, il quale avrebbe dovuto aprire la strada ad una nuova forza politica.

Poco tempo dopo Berlusconi scende in campo e crea una nuova forza politica; si chiama Forza Italia. Ogni riferimento a fatti e cose è puramente casuale.

L'8 luglio scopriamo anche dell'esistenza di una Loggia P3. Salta fuori che i giudici faziosi esistono davvero, ma non sono comunisti. Si tratta di membri della Corte Costituzionale verso i quali la P3 fece pressioni per approvare il Lodo Alfano. Va da sé che – nell'universo narrativo di Berlusconi – chi non si lascia corrompere, votando contro il Lodo, diventa automaticamente una toga rossa.

Vengono arrestati quattro faccendieri dalla veneranda età, tra questi anche Flavio Carboni che ha una lunga carriera in fatti loschi, a partire dal caso Calvi e il crack del Banco Ambrosiano. Il canale di comunicazione tra la P3 e il governo sarebbe stato Denis Verdini, coordinatore del PdL, già indagato per la vicenda dell'Eolico in Sardegna. Tra i personaggi di spicco coinvolti si ricorda anche Marcello Dell'Utri. A dimostrazione di tutti questi intrallazzi numerose intercettazioni, spesso le telefonate, assumono un tono ai limiti della serata al bar. Eccola la magistratura politicizzata.

E' in questo contesto che, il 30 luglio, va compresa la scissione di Fini e dei finiani dal PdL con la formazione del nuovo partito Futuro e Libertà. Scissione questa, provocata dallo stesso Berlusconi, che mette alla porta il presidente della Camera. Viene costruito così, dal nulla, il sedicente scandalo dalla cucina Scavolini e della casa a Montecarlo.

Tutti i giornali e le reti di regime si concentrano durante l'estate a gettare fango sul presidente della Camera. E' importante tenerlo in mente perché il caso Ruby e l'imputazione di sfruttamento della prostituzione nei confronti di Berlusconi, Mora e Fede si reggono su una impalcatura probatoria ben più solida; ma evidentemente lo zelo col quale giornalisti come Minzolini, Feltri e Belpietro condannano Fini, sulla base di chiacchiere e mistificazioni varie, va considerata come normale amministrazione. Pare essere invece la trasposizione dal manganello alla macchina da scrivere dello squadrismo più becero. Stessa sorte toccò anche alla ex moglie di Berlusconi, Veronica Lario, le cui dichiarazioni sullo stato di salute mentale del premier e sulle sue frequentazioni di minorenni oggi trovano riscontro nelle intercettazioni. All'estero si stupiscono del fatto che gli italiani non reagiscono. Il problema è che gli italiani, come massa, sono dei malati di Altzeimer che nel giro di pochi giorni dimenticano tutto. Un popolo senza memoria, che per la maggior parte si informa attraverso la tv la quale è quasi del tutto sotto il controllo del Presidente del Consiglio.

Ecco svelata l'anomalia italiana.

Pensiamo ad esempio alle importanti rivelazioni di pentiti come Spatuzza nei confronti di Schifani, che avrebbe messo in contatto Dell'Utri coi fratelli Graviano, già con le mani in pasta in Sicilia con giunte pluri commissariate perché infiltrate dalla mafia. Non una riga sui giornali. Fanno eccezione Il Fatto Quotidiano, L'Espresso e Repubblica. Nel resto dei media, buio completo.

Eppure si tratta del Presidente del Senato. Quando poi ad un convegno del PD lo si invita e dei manifestanti fischiano, Fassino ha anche la bella idea di tacciarli di squadrismo. Le possibilità sono due: o i dirigenti del PD non hanno capito niente, oppure pensano che non abbiamo capito niente noi.

In un interessante documentario di Marco Travaglio, Berluscoma, il noto giornalista parla dell'ultimo ed ennesimo attacco di Berlusconi alla magistratura, risalente al 3 ottobre, nonostante ormai i suoi processi fossero congelati e non ci fossero nuove indagini in corso. "A meno che - dice Travaglio - lui non sappia delle cose che noi non sappiamo". Osservazione profetica che oggi fa sorridere.

Il 2010 finisce il 14 dicembre, col voto di sfiducia alla Camera. Anche in questa occasione Berlusconi non ci delude, regalandoci un altro episodio in pieno stile ‘prima repubblica’. Non parleremo nel dettaglio delle ultime rivelazioni sul caso Ruby, sul PD che fa i voti di sfiducia sapendo di perderli e sulla condanna di Cuffaro. Siamo un periodico bimestrale, dobbiamo attenerci al tema dell’articolo che tratta esclusivamente le vicende politiche dell’anno appena trascorso. Ci riserberemo di approfondire le vicende future nei prossimi numeri.



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