
P. Col cambiamento di clima che c’è stato spero di non sentir più parlare di liberalizzazione delle droga.
A. Chiariamo un punto. Nessuno parla di liberalizzazione, ma di legalizzazione, cioè di distribuzione controllata in appositi centri, da parte di personale specializzato. Non continuiamo a fare confusione.
P. Va bene. Ma anche così, io continuo a pensare che rendere legale una sostanza che rovina, quando non toglie, la vita, sia immorale.
A. In teoria ti do ragione. Ma allora perché non sono proibite anche le armi, le sigarette, gli alcolici, le macchine veloci, che uccidono molto più che la droga? Ci sono paesi dove sono legali alcune droghe ed è proibito il vino. E se parliamo di morale perché non è proibito eleggere un pregiudicato ad un alta carica? A me sembra che le motivazioni non siano assolutamente legate alla morale, ma a motivi economici o addirittura a tradizioni. Del resto si sa che la marijuana è stata proibita dopo che è stato scoperto un carburante derivato dalla canapa.
P. Ma non pensi che il fatto che drogarsi sia proibito faccia si che il tossicodipendente sia conscio del proprio problema, mentre, per esempio l’alcoolista nega l’evidenza e rifiuta le terapie?
A. Sì, è una conclusione a cui sono arrivato anch’io. Per questo si parla di legalizzazione e non di liberalizzazione totale. Ma sono arrivato anche ad un'altra. È il proibizionismo che trasforma un problema psichiatrico (non è una definizione corretta, ma usiamola per capirci tra noi) in un problema di ordine pubblico. Se il tossicodipendente non dovesse procurarsi una sostanza proibita ( e quindi molto cara…) non ruberebbe e non picchierebbe i genitori per procurarsela. E questo è ancora poco. Sai quanto guadagna uno spacciatore al mese? Trenta/quarantamila €. Esentasse. Soldi che finanziano la mafia e il terrorismo islamico, che è il maggior produttore di oppio. Senza contare che quando gli spacciatori vengono arrestati, calando la vendita aumentano le crisi d’astinenza, aumentano i prezzi e quindi aumentano i reati per procurarsi la droga. Finché una nuova banda non sgomina gli altri pretendenti (ammazzandoli…), e invade di nuovo la piazza. E con nuova disponibilità di droga, magari più pura o tagliata di più con sostanze nocive (se una banda ha vinto vuol dire che ha meno scrupoli), coi “clienti” disabituati, aumentano le overdose.
P. Mi stavi per convincere. Ma poi ho pensato una cosa. Un sistema di legalizzazione sarebbe efficace con chi è già caduto vittima del problema . Ci sarebbe però sempre un mercato illegale per creare nuovi adepti.
A. Questo è vero. Ma dobbiamo essere realisti. Quando si parla di ricupero del tossicodipendente le totale guarigione spesso è un miraggio e la “riduzione del danno” è il massimo che possiamo ottenere. Chi sostiene l’opposto parla per partito preso di un argomento che non conosce. E poi, detto tra noi, il proibizionismo ha mai dato dei risultati? No, anzi, i tossici che finiscono in galera ne escono che sono ancora tossici ed anche delinquenti, perché in carcere apprendono le regole della malavita. E se volessimo un proibizionismo totale,viste le dimensioni del fenomeno, bisognerebbe impiegare la totalità delle forze dell’ordine per solo questo problema. Convieni che è impossibile? Soprattutto con le nuove norme su intercettazioni e processi…. Forse sarebbe stato possibile molti anni fa, ma ora…
P. Tutta colpa del’68… A. Ancora questa favola del ’68! Quando sento i politici e gli opinionisti parlare del ’68 e dei guasti che avrebbe provocato, mi vengono in mente certe mie cugine, che alla domanda: perchè non ti sei mai laureata? rispondevano "c’era il ’68, le università occupate…". Poiché facevano questi discorsi più o meno nel 1983, poco prima che io iniziassi l’università, trovandovi una situazione totalmente diversa, mi viene da pensare che il ’68 sia per i politici quello che era per le mie parenti, cioè un alibi per i propri fallimenti. Il boom del traffico di droga si è avuto prima, quando la cupola della mafia è passata dai palermitani, che qualche scrupolo ancora se lo facevano, ai corleonesi, che mettevano i “piccioli” sopra ogni cosa. Anzi, ci sono molti che pensano che, visto che la droga si diffondeva in ambienti antisistema, i poteri forti abbiano chiuso un occhio, credendo di poter poi controllare il fenomeno… P. Come è successo col nazismo! E della prostituzione cosa mi dici?
A. Non so, di droga mi sono occupato personalmente, per cui ho le idee più chiare, di prostituzione non me ne intendo… però c’è una cosa che mi fa molto ridere: tra i politici chi è per la legalizzazione della droga è contro quella della prostituzione e viceversa. Ma le argomentazioni sono le stesse! Questo mostra come l’approccio dei politici ai problemi sia totalmente ideologico e mai basato su dati di fatto.
P. Ma non hai proprio un idea tua?
A. Guarda, leggevo giorni fa un articolo dello scrittore Antonio Scurati, e condividevo perfettamente la sua conclusione: "probabilmente chi vuole la legalizzazione della prostituzione ha ragione, ma io non vorrei che mi figlia da grande facesse la prostituta".
A. Chiariamo un punto. Nessuno parla di liberalizzazione, ma di legalizzazione, cioè di distribuzione controllata in appositi centri, da parte di personale specializzato. Non continuiamo a fare confusione.
P. Va bene. Ma anche così, io continuo a pensare che rendere legale una sostanza che rovina, quando non toglie, la vita, sia immorale.
A. In teoria ti do ragione. Ma allora perché non sono proibite anche le armi, le sigarette, gli alcolici, le macchine veloci, che uccidono molto più che la droga? Ci sono paesi dove sono legali alcune droghe ed è proibito il vino. E se parliamo di morale perché non è proibito eleggere un pregiudicato ad un alta carica? A me sembra che le motivazioni non siano assolutamente legate alla morale, ma a motivi economici o addirittura a tradizioni. Del resto si sa che la marijuana è stata proibita dopo che è stato scoperto un carburante derivato dalla canapa.
P. Ma non pensi che il fatto che drogarsi sia proibito faccia si che il tossicodipendente sia conscio del proprio problema, mentre, per esempio l’alcoolista nega l’evidenza e rifiuta le terapie?
A. Sì, è una conclusione a cui sono arrivato anch’io. Per questo si parla di legalizzazione e non di liberalizzazione totale. Ma sono arrivato anche ad un'altra. È il proibizionismo che trasforma un problema psichiatrico (non è una definizione corretta, ma usiamola per capirci tra noi) in un problema di ordine pubblico. Se il tossicodipendente non dovesse procurarsi una sostanza proibita ( e quindi molto cara…) non ruberebbe e non picchierebbe i genitori per procurarsela. E questo è ancora poco. Sai quanto guadagna uno spacciatore al mese? Trenta/quarantamila €. Esentasse. Soldi che finanziano la mafia e il terrorismo islamico, che è il maggior produttore di oppio. Senza contare che quando gli spacciatori vengono arrestati, calando la vendita aumentano le crisi d’astinenza, aumentano i prezzi e quindi aumentano i reati per procurarsi la droga. Finché una nuova banda non sgomina gli altri pretendenti (ammazzandoli…), e invade di nuovo la piazza. E con nuova disponibilità di droga, magari più pura o tagliata di più con sostanze nocive (se una banda ha vinto vuol dire che ha meno scrupoli), coi “clienti” disabituati, aumentano le overdose.
P. Mi stavi per convincere. Ma poi ho pensato una cosa. Un sistema di legalizzazione sarebbe efficace con chi è già caduto vittima del problema . Ci sarebbe però sempre un mercato illegale per creare nuovi adepti.
A. Questo è vero. Ma dobbiamo essere realisti. Quando si parla di ricupero del tossicodipendente le totale guarigione spesso è un miraggio e la “riduzione del danno” è il massimo che possiamo ottenere. Chi sostiene l’opposto parla per partito preso di un argomento che non conosce. E poi, detto tra noi, il proibizionismo ha mai dato dei risultati? No, anzi, i tossici che finiscono in galera ne escono che sono ancora tossici ed anche delinquenti, perché in carcere apprendono le regole della malavita. E se volessimo un proibizionismo totale,viste le dimensioni del fenomeno, bisognerebbe impiegare la totalità delle forze dell’ordine per solo questo problema. Convieni che è impossibile? Soprattutto con le nuove norme su intercettazioni e processi…. Forse sarebbe stato possibile molti anni fa, ma ora…
P. Tutta colpa del’68… A. Ancora questa favola del ’68! Quando sento i politici e gli opinionisti parlare del ’68 e dei guasti che avrebbe provocato, mi vengono in mente certe mie cugine, che alla domanda: perchè non ti sei mai laureata? rispondevano "c’era il ’68, le università occupate…". Poiché facevano questi discorsi più o meno nel 1983, poco prima che io iniziassi l’università, trovandovi una situazione totalmente diversa, mi viene da pensare che il ’68 sia per i politici quello che era per le mie parenti, cioè un alibi per i propri fallimenti. Il boom del traffico di droga si è avuto prima, quando la cupola della mafia è passata dai palermitani, che qualche scrupolo ancora se lo facevano, ai corleonesi, che mettevano i “piccioli” sopra ogni cosa. Anzi, ci sono molti che pensano che, visto che la droga si diffondeva in ambienti antisistema, i poteri forti abbiano chiuso un occhio, credendo di poter poi controllare il fenomeno… P. Come è successo col nazismo! E della prostituzione cosa mi dici?
A. Non so, di droga mi sono occupato personalmente, per cui ho le idee più chiare, di prostituzione non me ne intendo… però c’è una cosa che mi fa molto ridere: tra i politici chi è per la legalizzazione della droga è contro quella della prostituzione e viceversa. Ma le argomentazioni sono le stesse! Questo mostra come l’approccio dei politici ai problemi sia totalmente ideologico e mai basato su dati di fatto.
P. Ma non hai proprio un idea tua?
A. Guarda, leggevo giorni fa un articolo dello scrittore Antonio Scurati, e condividevo perfettamente la sua conclusione: "probabilmente chi vuole la legalizzazione della prostituzione ha ragione, ma io non vorrei che mi figlia da grande facesse la prostituta".
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