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giovedì 4 dicembre 2008

Future World


di Andy Sin.



L'isolamento degli intellettuali è stato il leit motiv di questi ultimi vent'anni. Un fenomeno di ghettizzazione mai visto prima, che ha portato con se la progressiva scomparsa dei giornalisti, trasformandoli in semplici mercenari dell'intervista, preventivamente concordata con il protagonista e relativi sponsor. Non si vedono più i giornalisti d'assalto mettere in difficoltà politici, avvocati e imprenditori con domande pungenti. L'oblio della verità è diventato il verosimile, una sceneggiata creata ad hoc per non far storcere il naso a nessuno, rissosi compresi.


Sconsolante è lo spettacolo di Vladimir Luxuria nel noto reality di RaiUno dichiarare che la sua presenza allo show, in quanto transgender, segna un punto storico nella conquista dei diritti del movimento gay. Quasi non si rendesse conto che lui e tutte le altre scimmiette ammaestrate che gli hanno fatto compagnia erano state scelte ad hoc per far ridere il popolino mediocre. Un classico esempio di come a volte la tv non ha nemmeno bisogno di preparare copioni: basta buttare nella mischia una banda di casi psichiatrici ed il gioco è fatto.


Dove si inserisce, allora, la ricerca della notizia senza sponsor in questo mondo occidentale ormai moribondo? Sicuramente in rete. Questo è l'ultimo baluardo di chi scrive senza finanziatori ingombranti. Grazie soprattutto al fatto che il Web è per sua natura anarchico e, fatto ancor più importante, gratuito. E con questo si spiegano i decreti anti-blog e le varie leggine Urbani a protezione della casta editoriale. Ma queste reazioni sono anche il sintomo che il morente sistema mediatico italiota sta tirando le cuoia. In preda agli spasmi, cerca di allontanare da se l'unico vero male in grado di annientarlo: lo scambio diretto delle informazioni. Con la rete questo diventa fulmineo, diretto e proiettato verso un numero di utenze virtualmente illimitato. La miglior risposta al lerciume televisivo e giornalistico che da anni ormai stavamo sopportando passivamente. Colmando il Digital Divide, si prospetterà l'inserimento delle comunità isolate in rete, che potranno così confrontarsi con mentalità differenti. Il cosiddetto “Villaggio Globale” può aprire le sue porte. Bisogna solo stare attenti a non correre troppo e finire nella toilette senza passare dal tavolo del buffet. Come spesso scrivo dalle colonne del mio blog, è facile cadere dalla padella alla brace: la sfida più grande è proprio quella di mantenere alta l'attenzione verso un'informazione coerente e libera, per non scadere nuovamente negli stessi grossolani errori che hanno imputridito gli old medias. Coinvolgere le persone, educarle ad informarsi bypassando le inutilità di questo potentissimo contenitore, è di certo l'imperativo morale più urgente, pena un sistema ancor più propenso ad ingolfarsi di contenuti thrash.


Pasolini, in un intervista di Enzo Biagi, parlava del mezzo televisivo come ferocemente antidemocratico nella diffusione delle notizie: il rapporto che si crea da “superiore” ad “inferiore” tra le due parti dello schermo gli era già palese, nonostante la relativa giovinezza della televisione. Nell'era Web il prodotto editoriale può invece avere la decisiva svolta democratica, rendendo l'utente attivo verso il servizio fruito. Poter porre domande in tempo reale, e avere verificabilità dei dati che un divulgatore propone, diventa fondamentale punto di partenza per la costruzione del necessario rapporto di fiducia tra i lettori ed il web-journal. Qualcosa che spaventa moltissimi pezzi da 90 dei media, non solo italiani, ma mondiali. Un'occasione più unica che rara, e che coinvolgerà la mia generazione. Esserne protagonisti è una bella sfida.

1 commento:

  1. Quello che fa tristezza è che un pezzo così obbiettivo passi nel silenzio generale. Mi pare che anche all'interno di MBM ci siano troppe persone schierate e quindi nessuno osa ancora mostrare la propria preferenza per un'idea non schierata.
    Fin quando non cominceremo a capire che la politica fa bene solo ai politicanti, rischiamo che un cazzone qualunque imbavagli la rete con la benedizione dell'"opinione" pubblica.
    Depoliticizziamoci e cominciamo a pensare a quello che è meglio per noi.
    Andare a rompergli il "culo" è il passo successivo.

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