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giovedì 5 febbraio 2009

L'ULTRAGGIOSO


di Vecchio.

6^ Puntata

Il mondo ultras ha accompagnato la mia vita per molto tempo; anche le mie letture erano sempre dedicate a questo mondo. Molti libri riguardavano i fatti dell’Heysel di Bruxelles (adesso lo stadio è stato rifatto e chiamato Stadio Re Baldovino) e le cause che hanno portato a quella tragedia. Altri libri riguardavano l’autocelebrazione di alcuni gruppi ultras tra i più famosi d’Italia ed altri ancora, testimonianze e esperienze di ragazzi che come me hanno vissuto questo mondo.

Da uno di questi testi prendo spunto per parlare del rapporto fra ultras e Polizia. Visti i recenti episodi di cronaca, è facile intuire lo stato d’animo di entrambi gli schieramenti: guerra dichiarata.

Dal libro “TIFARE CONTRO – Una storia degli ultras italiani” di Giovanni Francesio (Edizioni Sperling & Kupfer):

“E’ l’11 novembre 2007. Sono le nove del mattino. Due macchine, una con quattro, l’altra con cinque tifosi laziali, partiti da Roma e diretti a Milano per vedere Inter –Lazio, si fermano all’autogrill di Badia al Pino, sulla A1, vicino ad Arezzo. Arriva un’altra auto: sono tifosi juventini, anche loro provenienti da Roma, ma diretti a Parma, per Parma – Juventus. I due gruppetti si riconoscono. Vola qualche insulto. Le frasi classiche: “Che cazzo guardi?”. Litigano, si mettono le mani addosso, forse vola qualche pietra. Una scena già vista in quell’autogrill, spesso luogo d’incontro di tifosi in trasferta. E come quasi sempre, lo scontro si conclude in fretta, senza conseguenze per nessuno.

Tutto sembra finito, le macchine ripartono, quando qualcosa sfonda il vetro laterale posteriore della macchina dei laziali, che stanno imboccando l’autostrada. “Bastardi, m’hanno tirato un sasso” grida il ragazzo al volante. Ma non è un sasso. E’ un colpo di pistola, che colpisce al collo Gabriele Sandri, ventotto anni, noto dj romano. E lo uccide.

Chi ha sparato? Un poliziotto, che aveva assistito alla scena dall’altra parte della carreggiata. Il poliziotto prima accende la sirena, probabilmente intima alle auto di fermarsi. Quelle tirano dritto e il poliziotto spara due colpi. Il primo in aria, il secondo ad altezza uomo. E’ quello che uccide Gabriele Sandri.

Un dramma, una tragedia, una cosa orribile. Ma che può succedere. Un poliziotto sbaglia, perde la testa, spara e uccide una persona che non aveva fatto niente per giustificare che gli si sparasse addosso. E’ come quando qualcuno tira dritto a un posto di blocco; è capitato, è capitato che ci lasciassero la pelle ragazzi in motorino che scappavano perché avevano una canna in tasca. Può succedere. E’ già successo e succederà ancora.

Eppure il ministero dell’Interno e i vertici del calcio italiano non sono i grado di gestire la situazione. Perché sanno, anche se non l’hanno mai voluto affrontare davvero il problema, che c’è il rischio che la morte di Sandri inneschi una reazione a catena.

Quindi, invece di affrontare la cosa di petto, con un briciolo di coraggio civile, invece di comunicare immediatamente l’accaduto e prendere l’unica decisione ragionevole, ossia bloccare il campionato per rispettare la morte di una ragazzo che stava andando a vedere una partita, la notizia viene tenuta sostanzialmente segreta per tre ore e viene diffusa- peraltro in modo confuso e contraddittorio- solo a mezzogiorno.

Ma a mezzogiorno è troppo tardi per fermare il campionato. I tifosi sono già partiti per le trasferte, sono già in giro per l’Italia. Viene rinviata solo Inter-Lazio, mentre per le altre partite si decide di posticipare l’inizio di dieci minuti. Ovviamente non basta, non può bastare.

Troppo fresco il ricordo dei fatti di Catania, della morte di Filippo Raciti e di tutto quello che è seguito”


Quanto successo quella domenica è sicuramente noto a tutti; non tutti sanno però le ragioni intrinseche a quella giornata di follia generale..

In seguito alla morte dell’ispettore Filippo Raciti, il campionato venne sospeso fino a nuovo ordine, mentre per la morte di un ragazzo della curva non c’è stata va stessa determinazione. Per gli ultras, la morte di uno di loro per mano di “uno sbirro” era già motivo più che sufficiente per scatenare i peggiori impulsi. Figuriamo aggiungere la beffa dei dieci minuti e del lutto al braccio. Inoltre, è risaputo che fra i manifestanti del G8 a Genova nel 2001, erano presenti migliaia di ultras…..

Io mi trovavo a Parma e posso testimoniare il comune accordo fra le due tifoserie, storicamente rivali, di non entrare allo stadio e, naturalmente, scatenare violente proteste nei confronti delle forze dell’ordine

Sempre per quanto successo a Catania, oltre alla sospensione del campionato, la sera stessa si erano immediatamente mossi i “vertici” di governo e FIGC con provvedimenti urgenti (decreti che successivamente vennero promulgati in Legge), come sempre del tutto inadeguati: trasferte vietate, via i tamburi, i megafoni, e gli striscioni delle curve (questi ultimi riabilitati solo tramite speciali autorizzazioni); adeguamento degli stadi alle norme del precedente decreto Pisanu, biglietti nominali e tornelli all’ingresso degli stadi. Tra i primi striscioni vietati c’è quello dei sampdoriani che riportava:


Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione (art. 21 della Costituzione Italiana).


Naturalmente queste norme altro non hanno fatto che inasprire i rapporti fra ultras e forze dell’ordine. La polizia o il carabiniere primo nemico. Le canzoni contro il celerino si sprecano. Per i ragazzi più giovani agire contro le forze dell’ordine diventa uno stile di vita.

I provvedimenti DASPO (1) con obbligo di firma piovono senza criterio. Tutto questo grazie alla totale ignoranza dei vari ministri che credono che con il biglietto nominale si risolva il problema…. Hanno aumentato solo lo scontento anche fra i tifosi normali e fra i soci dei vari club.

Il DIFFIDATO (colui che è sottoposto a provvedimenti DASPO) in curva è visto come un eroe. Parlando con ultras anche di altre squadre, ho più volte sentito questi vantarsi di essere stati DIFFIDATI. Io stesso, nella frequentazione della curva, avevo quasi maturato la convinzione che, il modo migliore per smettere di andare in curva, era “meritarsi” una diffida…. RITIRARSI CON L’ONORE DELLE ARMI.

(1) DASPO - Il Daspo (da D.A.SPO. acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) è una misura introdotta con la legge 13 dicembre 1989 n. 401, al fine di contrastare il crescente fenomeno della violenza negli stadi di calcio. Per maggiori approfondimenti: http://it.wikipedia.org/wiki/Daspo

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