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giovedì 24 settembre 2009

Rifondazione del culto di Priapo

Seconda pagina - focus


di Orazio Fergnani.

Riflettendo da alcuni anni a questa parte sul tema del perché dell’esistenza delle religioni e del misticismo degli uomini mi domandavo innanzi tutto perché erano nate, a chi portavano vantaggio, quale era ed è questo vantaggio ed eventualmente a quale funzione sopperiscono e quali sono le necessità che ne hanno richiesto la nascita, l’invenzione, l’istituzione. Io penso che per andare alla radice del problema bisogna regredire con la mente nel tempo più remoto ed ancestrale della civiltà/cultura e contemporaneamente fino all’infanzia di ogni singolo individuo, in quanto penso inoltre che il comportamento del singolo individuo si ripercuote anche nel livello di comportamento della società.

Mi riferisco al fatto che ogni individuo, nella tenera età in particolare, ma poi anche successivamente, a seconda dell’indole del singolo, ha costante bisogno di affetto, comprensione, sostegno morale, e poi anche di aiuto concreto da parte del suo parentado, clan, amici, ceto sociale, nazione/Stato. A mio parere è proprio per esaudire queste inderogabili esigenze di sicurezza , garanzia, riconoscimento da parte del gruppo, che qualcuno nei millenni passati ha ritenuto di trovare delle risposte e poi di trasferire ad altri, con suo enorme vantaggio, le più o meno strampalate, incredibili, variopinte, fantastiche ed affascinanti visioni/rappresentazioni delle pretese risposte/soluzioni alle mille domande di aiuto, spiegazione, interpretazione sui quesiti che la vita pone di fronte ad un certo punto ad ogni persona senziente.

E’ stato per esaudire queste richieste, per dare spiegazioni e soluzioni ai grandi quesiti, che sono nate le superstizioni, le stregonerie, i riti, le credenze, le religioni. E’ chiaro che non può esistere uno standard univoco di soluzioni per i miliardi di individui che hanno ciascuno centinaia di difficoltà diverse. Per cui ogni religione essendo un insieme di leggi e principi con un inizio e una fine, con dei limiti di ogni ambito, per tentare di dare risposte ad ogni necessità è anche obbligatoriamente vaga, ambigua, interpretabile, sibillina, incomprensibile, ma soprattutto altamente incoerente col mondo reale della percezione sensoriale in quanto irrazionale per sua natura e per i presupposti da cui scaturisce.

Ecco quindi perché tutte le religioni, fra gli altri infiniti aspetti, possono al massimo pretendere di esistere tanto a lungo quanto le culture ed il livello di conoscenze che le hanno create, oppure, soluzione molto più opportunista (e sotto un certo punto di vista intelligente), cambiare pelle come un serpente ogni volta che la società in cui è innestata procede nel cammino della sua evoluzione culturale. La cosa più sorprendente a cui sono giunto in questa mia analisi è che non ho mai riscontrato in nessuna cultura che qualcuno sia mai rimasto senza religione seppure la religione in un periodo più a meno ampio abbia cambiato pelle o si è completamente sostituita alla precedente. Questo mi induce a pensare che la religione, o meglio l’interpretazione che ciascun “IO” da della religione è prevalentemente proveniente da un abito interiore e quindi ognuno prende dalle enunciazioni delle varie religioni il contenuto (più o meno parziale del dettato complessivo) e lo integra a completamento delle sue proprie carenze istintive, affettive, mistiche e quant’altro, e quindi seppure all’esterno la religione si modifica, cambia, addirittura a volte viene sostituita e soppiantata da un'altra, magari imposta da un conquistatore, pure l’individuo questo mutamento poco o nulla lo percepisce per il motivo di cui sopra e continua a mantenere i codici che ha estrapolato inizialmente dall’insieme dei contenuti che ognuno ha potuto ravvisare nella religione a cui ha aderito. Però sul lungo periodo le religioni e i loro concetti primari e derivati, fra le tante altre azioni, cambiano la considerazione che l’individuo e i popoli hanno di sè e soprattutto cosa sia buono o no, cosa sia etico o no, quale sia il comportamento lecito o no.

L’aspetto più insulso e vile che contraddistingue le religioni, parlo ovviamente di quelle strutturate in forme liturgiche, di potere , gerarchiche, è che tutte si arrogano la pretesa di essere latrici della verità rivelata e uniche e vere portatrici di sani, giusti, etici e leciti valori universali.
Esaminiamole a grandi tratti, a spanne :

A) Il problema per loro è però che queste loro affermazioni di unicità si scontrano con l’evidente realtà di fatto che tutti sanno che nel mondo esistono solo per citare le più importanti e note: il cristianesimo; l’islamismo, il buddismo, l’induismo, il confucianesimo, il taoismo, l’ebraismo, il zoroastrismo, lo scientismo, il bramanesimo, e centinaia e centinaia di religioni meno diffuse, ma non per questo meno importanti ed impregnanti per chi le pratica. Tutte superstizioni e religioni che dichiarano di essere le uniche e vere.

B) Se una sola può per sua intrinseca forma può essere definita unica e vera, ne deriva per semplice esclusione che tutte le altre sono false.

C) Dedotto che una sola è quella vera e rivelata, sorge spontanea la domanda: <>.

D) Perché mai nonostante quasi tutte le religioni siano nate fra il duemila a. C. e il cinquecento d.C. a tutt’oggi non si sono diffuse su tutto il pianeta e tutte le genti?

E) Perché questo dio, chiunque e qualunque esso sia, è talmente carogna da voler negare il proprio aiuto e la sua indulgente e magnanima protezione e benedizione a tutta l’umanità ma si ostina a dividere l’umanità in figli e figli di puttana?

F) Perché mai si ostina a far vivere pure i suoi figli, quelli che lo riveriscono e lo adorano, in condizione di sofferenza, di dolore, di difficoltà, quando semplicemente potrebbe alleviarle con la sua volontà tutte?

G) Sarei tentato di definire anche lui un gran figlio di puttana, lascio al lettore ogni sua considerazione in merito, ma vale la pena di ponderare un aspetto non secondario del tema; perché mai tutte le religioni hanno in comune il concetto del premio e del benessere in un’altra esistenza, dopo la morte, e non la soddisfazione di ogni desiderio ed esigenza in questa vita. Certo è molto strano e paradossale che tutte le religioni, pur se, apparentemente, così diverse tra di loro, però sono accomunate incredibilmente da questo tipo di concetto.

H) La cosa ancora più esilarante, incredibile, demenziale, ma soprattutto insana e degradante è che tutte le religioni, in particolare quelle monoteiste, ma anche le altre in generale, sono contraddistinte da un altro punto in comune; tutte sono fortemente persecutrici e punitive dei cosiddetti “peccati”, che altro non sono che deviazioni dalla retta via. Retta secondo l’etica e i convincimenti del coglione-infame di turno che ha stabilito per suo conto e volta per volta nelle varie religioni, cosa è giusto, etico, lecito o no.

I) E' questo ingrediente quindi, il senso di colpa (colpa di che?),che permette poi tutta una serie di raggiri attraverso cui condizionare e manipolare le menti (menti?) di questi idioti.

L) Tutto questo è stato predisposto “ad hoc” per utilizzare l’umanissimo e normale senso di errore/sbaglio/colpa che avviluppa ed attanaglia chi trasgredisce una regola interiorizzata ed inculcata fin dalla nascita. Insomma questa “trovata” trova salvamento e lenimento nella triplice esecuzione procedurale da parte della religione del riconoscimento dell’errore/pentimento/assoluzione con il reintegro a pieno titolo nella società sia religiosa che civile. E questo ha un valore di gestione dell’individuo e dei gruppo imponente, immane. È la molla che permette il controllo totale dell’individuo imbecille/idiota/credulone/ e delle masse di cui sono composte.

Secondo il mio modestissimo parere l’evangelizzazione religiosa è una delle più castranti della volontà ed indipendenza dell’individuo e una delle più coercizzanti forme di comunicazione, forse quella più potente e pervasiva, perché oltre a plasmare la mente condiziona la parte più eletta di questa, quella che ci ostiniamo a definire “anima”, ma sarebbe forse più corretto definire con il termine di considerazione dell’interazione del trascendente, irrazionale, l’inconscio, con il conscio, reale razionale, le parti più profonde dell’”IO”. Chi riesce a catturare “l’anima” ha schiavizzato l’individuo, che addirittura è nella situazione del selvaggio felice e che del tutto inconsapevolmente ritiene di agire spontaneamente, liberamente e autonomamente, ma in realtà è costantemente manipolato da quei grandi circonvenzionisti che sono fin dalla notte dei tempi, gli sciamani, gli stregoni, i predicatori, i capi religiosi, i salvatori delle anime di ogni tempo. Come ormai è ampiamente noto le più immani porcate di sempre sono state compiute in nome e in onore delle religioni, o meglio delle fedi irrazionalmente riposte nelle religioni.

Da qualche secolo l’evoluzione della nostra società/culturat/ecnologia ha imposto a sua volta una correlativa modificazione nella religione, anzi di più, ha imposto gradualmente l’ introduzione di di una serie di sottoculture e di sottoreligioni. Mi riferisco ovviamente sempre e soltanto alle società occidentali evolute. Ad esempio “sottoreligioni” potrebbero essere state l’Umanesimo, l’Illuminismo, e negli ultimi secoli l’Evoluzionismo, ma soprattutto il Capitalismo ed il Consumismo. Come tutte le religioni, infami, nefande, devianti, corruttrici della logica e distorcenti della verità, ma soprattutto plasmanti la volontà e le azioni degli uomini. Mai come nella nostra epoca l’uomo e la società in generale è stata sottoposta ad un bombardamento così integrale ed assoluto per distruggerne l’individualità, l’originalità, la personalità.

In particolare a partire dagli ultimi cinquant’anni ha preso forma la comunicazione multimediale, e soprattutto le comunicazione pubblicitaria per la promozione ed incentivazione dei consumi. Senza voler entrare nel merito dell’argomento che ci porterebbe molto lontano, appare chiaro a tutti la funzione che questa particolare forma di comunicazione ha svolto e lo sconquasso e la distruzione morale e ambientale che questa infame teoria filosofica ha provocato. Insomma, come ormai da molti anni (un ossimoro!) sono solito dire: <>. Detto eufemisticamente, perché come tutti sanno questo in cui viviamo è un “continuum” spazio-temporale e quindi per assioma non può avere né inizio né fine, semplicemente si trasforma, come appunto si trasformerà necessariamente, inderogabilmente, radicalmente e drasticamente la nostra attuale società/cultura.
È quindi necessario a questo punto ridefinire e dotarsi di una nuova visione, una nuova prospettiva, un nuovo progetto di vita e di società.

Andando quindi alla ricerca di cose note e di idee originali, mi sono finalmente incontrato con una religione e filosofia del passato pulita, semplice, lineare, bucolica il culto del dio Priapo. Ed ho pensato che potesse essere il simbolo di un ritorno più rispettoso alla madre terra.

Ecco perché è mia ferma intenzione di riesumare dall’oblio il culto pagano, terrigno, coerente, diretto, barattario del contratto tra dio visibile comprensibile, identificabile e il suo cultore, veneratore, adoratore,che come aforisma potrebbe avere la frase : <>, un contratto semplice semplice, onesto, quasi tra pari.
Ecco perché mi piace un dio sincero, spontaneo, comprensivo, buono, concreto, verosimile come Priapo il protettore, dell’orto, delle vigne, delle api, dei somari. Un dio semplice, comprensibile, popolare, alla portata e disponibilità di tutti, non mistificabile, interpretabile, senza misteri, senza trascendente, non opinabile, certo, come era certo che il lavoro dei campi prima o poi porta ad un raccolto, che il sacrificio, l’applicazione il sudore avrebbero confermato l’impegno contrattuale che legava l’uomo al dio senza raggiri e senza fraintesi, in cui i patti non prevedevano esenzioni, sanzioni, colpe, restrizioni, pentimenti, confessioni, assoluzioni, indulgenze, anni santi, etc., etc. Ecco perché propongo fortemente la reintroduzione del culto di Priapo. Un vero testa di cazzo, come tutti gli dei, ma almeno lui non si travestiva.

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