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sabato 6 marzo 2010

Acqua dalla Luna # 4

Caffè letterario


di Samanta D'Orsi.
diario di bordo di Roberto Sonaglia.


Quarta Tappa: Marte
Il Pianeta Rosso


Il Vento che arrivava da Giove ci spingeva verso nuovi Orizzonti.

Al nostro passaggio, Pegaso, Brillante e Luminoso di Cielo, schiuse le sue Ali invitandoci a seguirlo, conducendoci nella Dimensione Parallela dei Vortici del Tempo senza Tempo.

Vagavamo per l’Orbita Spaziale divertendoci a sfidare la Velocità della Luce, quando scorgemmo Marte che si distingueva tra tutto per la sua Luminescenza colorata di Rosso. Rosso…come il Fuoco Sacro della Passione che brucia infondo agli Occhi, Rosso…come il Sangue che pulsa attraverso la Forza, diventando fonte di Vita, scuotendo le Emozioni…

Tra turbini di Aria e Uragani di Luce, approdammo sul Monte Olimpo, il Vulcano più grande del Sistema Solare. Attraversammo il Canyon che solcava la superficie di quella Terra compatta, fino ad arrivare a Valle.

Intorno a noi vedevamo tutto sfocato, le uniche figure nitide di tutto il pianeta eravamo NOI.

Il Viaggiatore succhiava fili d’Aria profumati di Rosa e Gelsomino, dal sapore di Vaniglia e Cioccolato, mentre portava le mani in avanti disegnando Cerchi, andando a tempo con la musica soul che prepotentemente urlava in sottofondo, spaccando quella stessa Aria che vibrava a vista d’occhio, come le Corde di una Strato tra le Dita di un Esperto Chitarrista.

Io intanto, poggiata sulle ginocchia, cercavo vigorosamente Perle e Diamanti da cui poter estrarre i Semi, per coltivare l’ Albero della Gioia.

Zampilli di Fuoco ardevano nel sottosuolo, fuoriuscendo da piccoli crateri, alternando spruzzi di Fiamme intensi a quelli più docili, mantenendo tuttavia colate costanti, che rendevano lo Scenario spettacolare e accogliente, surriscaldando ulteriormente l’Atmosfera già Calda che ci avvolgeva.

Ci perdemmo nell’unicità di Marte fino ad esserne sazi, godendoci lo Spettacolo fino alla Fine, che venne con l’esplosione di una Supernova in quel Cielo senza Barriere,

mentre ammiravamo il suo Splendore dal Basso, ad occhi socchiusi e a bocca aperta, a corto di fiato.

Alcuni dicono che tra Marte e la Terra non ci sia alcuna differenza, ma non è così: sulla Terra si sopravvive, su Marte si Vive… Sulla Terra c’è vita, su Marte c’è La Vita…

Tornammo sulla navicella per proseguire il Viaggio, promettendoci di tornare spesso su Marte, nella Nostra Era senza Età.

La Luce intermittente si avvicinava, e ci reclamava con più forza.

Sentivamo che presto l’avremmo raggiunta.



Diario di Bordo
Ora Stellare: 03.11.08

La Tempesta generata dal moto circolare di Giove ha spinto la Navicella verso le profonde gole e i rilievi vulcanici di Marte, attraverso Vortici senza Tempo, guidati dalle ali spiegate di Pegaso, il cavallo che, colpendo con la zampa il monte Elicona, lo rese colossale, dopo aver sentito il dolce canto delle dee, facendone scaturire una sorgente di acqua zampillante.

Come il sangue che lo generò, rosso come passione fatta materia, tra i Canyon, le Valli, il Vulcano Olimpo, scorre fluido lo zefiro profumato di Rosa e Gelsomino, Vaniglia e Cioccolato, e un suono, come una Campanella battuta da un plettro di diamante, segue il ritmo di una musica Soul, e delle mani che tracciano cerchi sulle Corde di una Stratocaster coperta di Stelle.

Perle e Diamanti crescono sull’albero della Vita, frutti succosi e dolci, da cogliere freschi, e i cui Semi, piantati nel profondo del Canyon che solca la superficie compatta del Pianeta Rosso, danno Vita alla Vita, generando Splendide Stelle Binarie, che in fondo all’Universo in crescita, porteranno ancora più Luce alla Luce Intermittente che ci guida verso la fine del Viaggio.

Ogni ritorno su Marte, nelle Età senza Età, è una Canzone di Vita, Rossa come la Promessa dell’Immortalità attraverso le generazioni.





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