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domenica 7 marzo 2010

Deliri anarchici # 2 - Comunismo libertario

Focus






Per quanto possano importarci le dicotomie politiche, è necessario spiegare brevemente alcuni concetti, altrimenti il fraintendimento è inevitabile.
Occorre fare un distinguo tra destra e sinistra politica e ala destra o sinistra di un movimento politico. Per esempio, nel Partito Socialdemocratico russo ci si divise tra bolscevichi (ala sinistra) e menscevichi (ala destra) dove i secondi erano moderati rispetto ai primi. Si parla sempre di due correnti nell’ambito di un movimento della sinistra politica. I bolscevichi dopo la Rivoluzione di Ottobre si definirono Partito Comunista, dividendosi in un’ala destra che propugnava il socialismo in un solo stato, con esponenti come Buharin, e un’ala sinistra che voleva la rivoluzione mondiale, con esponenti come Trockij.

Nel movimento anarchico possiamo individuare un continuum dove nell’ala destra troviamo il collettivismo di Proudhon e nell’ala sinistra l’individualismo di Stirner. Questo da un punto di vista rivoluzionario. Stirner era senza dubbio più rivoluzionario di Proudhon nel mettere l’Ego al primo posto rispetto al collettivo. Da un punto di vista sociale invece i ruoli si invertono: Stirner con il suo movimento egoista, è più aristocratico del primo, arrivando ad assumere analogie con il pensiero di Nietzsche. Questo a dimostrazione del fatto che una categorizzazione del pensiero anarchico (di tutte le forme di pensiero) è relativa oltreché limitante ed ingannevole.

Non di meno all’interno di questo continuum (anarco collettivismo – anarco individualismo) si collocano svariate correnti: l’anarco pacifismo, l’anarco insurrezionalismo, l’anarco capitalismo, ecc. Personalmente non riconosco nessuna corrente anarchica, in seguito spiegherò meglio il perché, scrivendo delle critiche specifiche per ognuna. Mi limito per adesso ad affermare che è nella natura umana il dualismo tra collettivismo e individualismo, per tanto ogni anarchico si colloca in un punto diverso di questo continuum. Etichettarli perché uno cerca la sintesi col marxismo o perché l’altra vuole denunciare la situazione di inferiorità che le donne subiscono, non ha senso, sono tanti i problemi e ognuno in base alle sue competenze sceglie quali affrontare e risolvere. Tutti diversi, ma tutti indispensabili per l’interesse dell’umanità.

L’anarco comunismo meglio detto comunismo libertario, è quella etichetta che definisce chi come me cerca una sintesi tra Proudhon e Marx … sfida titanica! I due erano interlocutori e rivali nella lotta contro il capitalismo. Eppure una sintesi è possibile e studiosi anarchici come Daniel Guerin[1] ce lo dimostrano. Prima di elencare i punti in comune, vorrei soffermarmi sui concetti marxisti di materialismo storico e materialismo dialettico.

Nel materialismo storico di Marx tutta la storia è determinata da fattori economici. Questo concetto è largamente condiviso dagli anarchici. Mentre il materialismo dialettico trova cospicue resistenze. La dialettica oltre l’arte di ottenere ragione nei dibattiti, è anche sinonimo del divenire; Marx ritiene la fine del capitalismo ineluttabile, proprio in ragione della natura dell’economia stessa. E’ evidente a tutti oggi, quanto questo concetto sia sbagliato. Ed è sbagliato perché non esiste solo l’economia, esistono anche dimensioni che Karl Marx nel suo tempo non poteva prevedere, come la psicoanalisi, che spiega sia l’Ego tanto caro a Stirner, sia il significato intrinseco del potere e delle dinamiche di gruppo, in tutti i livelli sociali. Esiste la pubblicità, la televisione ed il modello consumista. Esistono mille fattori, e la dialettica di Marx, se proprio non la si vuole buttare, andrebbe almeno aggiornata, abbandonando per il momento il suo aspetto ottimistico. Soprattutto Marx ignorava ostinatamente quell’aspetto dell’uomo che Bakunin a suo tempo gli rinfacciò più volte: “l’uomo è per sua natura cattivo”. La dialettica va ripresa e deve tener conto della psiche e di nuovi mezzi informativi molto importanti per l’affrancamento delle masse dal potere statale, primo fra tutti, Internet.

I punti in comune, nonché elementi utili per una sintesi sono i seguenti: la dissoluzione dello stato, la distruzione della classe borghese, il concetto di Partito secondo Errico Malatesta, il rifiuto della violenza pianificata, la coscienza di classe, e l’ateismo.

Secondo i marxisti propriamente detti, occorre un periodo di transizione dove la dittatura del proletariato, costituita dai suoi rappresentanti d’elite prepara le masse verso la naturale dissoluzione dello stato. Questo si è dimostrato un errore, Bakunin e Proudhon, tanto per citare i principali interlocutori di Marx, avevano già criticato gli aspetti contraddittori di questo metodo. Secondo Bakunin in particolare, la dittatura del proletariato sarebbe un modo di liberare il popolo, attraverso la tirannia. In effetti questi membri elitari che si pongono come guida della rivoluzione, cessano di fatto di far parte del popolo, per diventare la nuova classe dominante. E’ opinione comune di marxisti e anarchici, sulla base del materialismo storico, che la borghesia sia la classe dominante, la quale attraverso i meccanismi economici domina le masse. E’ vero che oggi non esiste più una borghesia propriamente detta, alla quale si contrappongono i proletari. Ma è anche vero che questo gli anarchici lo sapevano già. Gli individualisti, per esempio considerano le classi una costruzione marxista. Sono tante le classi, tutte in competizione tra loro, secondo la vecchia prassi del dividi et impera. Oggi la borghesia, sono le banche e le multinazionali. Tutti coloro i quali ruotano attorno al sistema neo-cons dell’economia dei disastri,[2] sono di fatto la classe sfruttatrice. Se qualcuno ha la puzza sotto il naso, possiamo chiamarli “fascia ad alto reddito” … vaffanculo!

Il marxismo identifica l’elite della rivoluzione inquadrata nel Partito. Si ammette cosi una gerarchia ed un centralismo democratico, il quale come è tristemente noto, ha prodotto personaggi come Stalin, Berija, Pol Pot, Mao Tze-tung, e altri simpaticoni del genere. Tralasciando l’individualismo di Stirner; fin da Proudhon è abbastanza chiara la necessità di una iper organizzazione senza rappresentanti, ma con delegati; senza autorità, semmai autorevolezza spontanea. Malatesta ideò un modello di sintesi definendo il Partito come una organizzazione specifica tra tante, nell’ambito di una organizzazione aspecifica, che è tutto il popolo. In definitiva la risposta al partito – apparato dei marxisti, abbiamo il federalismo dei collettivi dove liberamente i simili si incontrano e collaborano portando avanti i comuni intenti, mentre i contrari migrano in altri. L’importante è che i collettivi siano aperti, senza preconcetti ideologici. Nel complesso il popolo risulterà orientato con le organizzazioni specifiche come punto di riferimento, non come guida.

Il rifiuto della violenza pianificata, stando al vero pensiero di Marx, è un fattore comune. La violenza di massa, organizzata, è di per sé sinonimo di stato. Proprio per questo lo stato, il quale stipendia guarnigioni armate, autorizzandole a uccidere, compie rappresaglie e impone le sue direttive, non può criticare la violenza individuale del singolo che si ribella al potente. Tornando al vero pensiero di Marx, non si è mai parlato di rivoluzione armata di masse organizzate. Si parla invece di realizzazione della coscienza di classe, di maggiore accesso dei singoli alle informazioni reali, l’istruzione è il fulcro della rivoluzione. Il materialismo dialettico di Marx non ha alcun senso proprio perché non prevede la potenza del sistema mass mediatico moderno, dove le masse sono plagiate attraverso tecniche pubblicitarie, e di propaganda attraverso notiziari terroristi, l’istituzione del precariato di massa, l’emissione di OGM sul mercato, attraverso i quali le multinazionali si appropriano della natura stessa del prodotto. Rendendo i contadini ancora più schiavi del sistema, cancellando le coltivazioni tradizionali indispensabili al sostentamento, sfruttando la terra per produrre ortaggi destinati all’industria. L’uomo oggi non può assistere alla fine della storia, perché è schiavo di una nuova forma di dominio, esso non si vede e non usa catene, alberga dentro di noi. Questa schiavitù si chiama consumismo.
Infine l’ateismo. Questo è un punto impossibile da ignorare, dal momento che la concezione dell’esistenza di un dio è alla base della legittimazione delle istanze statali. Lo stato per impedire la sua scomparsa deve imbrigliare gran parte delle pulsioni umane attraverso il senso di colpa e la coercizione. Il primo, meramente psicologico, giustifica la seconda, strumento per antonomasia della dominazione di una classe su tutte le altre. Ne “L’avvenire di un’illusione”, Sigmund Freud studia il problema e auspica che, grazie al progresso scientifico un giorno il popolo si affrancherà dalla religione. L’affrancamento dalla religione, consentendo il passaggio ad una fase adulta della civiltà, dove non ha bisogno di un sostituto del padre (dio, stato, chiesa) permette ad ogni persona di formarsi una propria etica (secondo il principio in base al quale ciò che non nuoce a terzi non può essere vietato) sviluppando quello che Proudhon chiama un senso intrinseco della giustizia, che è anche l’equilibrio sociale.


Note.

[1] Daniel Guerin (Parigi, 19 maggio 1904 - 14 aprile 1988), è stato un anarchico francese di tendenza comunista libertaria. “La specificità del comunismo del quale abbozzo i contorni, è integrazionista e non microcosmica, essa vorrebbe essere la sintesi, o anche il superamento, dell'anarchismo e del migliore pensiero di Marx [..]la futura rivoluzione sociale non sarà né del dispotismo moscovita né della clorosi socialdemocratica, che non sarà autoritaria, ma libertaria e autogestionaria, o, se lo si vuole, consiglista”. Grande ammiratore di Proudhon, fu critico dell’anarchismo dogmatico e del comunismo autoritario.

[2] E’ doveroso a questo punto citare una delle opere più importanti sull’argomento: Shock economy di Naomy Kleine, giornalista canadese, che spiega come gli Stati Uniti abbiano nel giro di cinquant’anni imposto ed esportato un modello economico parassitario volto a sfruttare i disastri politici ed ambientali per creare profitto.



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1 commento:

  1. I am doing research for my university thesis, thanks for your excellent points, now I am acting on a sudden impulse.

    - Kris

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