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martedì 9 marzo 2010

Shutter Island

Focus


di Giovanni Pili.

Diretto da Martin Scorsese, con uno splendido cast: Leonardo Di Caprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley. Non è un horror. Chi va a vederlo pensando che lo sia ne rimarra inevitabilmente deluso. Shutter Island è un film talmente ricco di colpi di scena che anche solo accennarne qualcosa rischia di fornire indizi importanti che ne rovinerebbero la visione.

Il tema del film è l'orrore della prigionia, si parla della sua più terribile forma, quella che ci costruiamo da soli attraverso l'odio dell'altro e l'incomprensione. Le utopie psichiatriche degli anni '50 (periodo nel quale si svolge il film) vengono messe in associazione con l'orrore dei lagher, che il protagonista, interpretato da Di Caprio scoprì a Dachau quando durante la Seconda Guerra Mondiale era un soldato dell'esercito americano. Gli psichiatri si dividevano tra quelli che volevano controllare la mente attraverso operazioni chirurgiche (lobotomia ed elettro shock) e la nuova scuola, quella della psicofarmacologia. In mezzo un manipolo di coraggiosi che cominciavano ad introdurre la psicoanalisi, con la sua promessa di curare attraverso l'ascolto, libero dal giudizio, cercando in definitiva di comprendere il paziente. Da una parte quindi chi vuole con la chirurgia e la chimica di "aggiustare un guasto", dall'altra invece chi vuole con la forza della parola trovare la soluzione criptata delle sofferenze individuali. Il vero orrore è il controllo dell'uomo sull'uomo secondo convenzioni che stabiliscono cosa sia normale e cosa non lo sia, dove basta una diagnosi medica per essere etichettato come "pazzo" e perdere di colpo tutti i propri diritti civili.

Quando Steven Spielberg scelse la storia di Oscar Shindler per il suo "Shindler's list" spiegò che voleva raccontare l'olocausto con un protagonista che fosse comunque associabile con i carnefici, Shindler era infatti iscritto al partito nazista e pur avendo avuto il potere di sfruttare a morte i suoi prigionieri, fece invece tutto il possibile per salvarli. Il problema che si pose Spielberg era il seguente: con chi il pubblico preferisce identificarsi? Con la vittima o col carnefice?

E' un problema che il trendino che va al cinema perchè pensa di vedere un horror o un film da tradurre in pc game per la sua play station, non si pone e che lo porta nei siti a scrivere boiate assurde su Shutter Island; perle ai porci! si ha l'occasione di vedere un film meraviglioso, senza accorgersene. Martin Scorsese rielabora il problema dell'identificazione, riformulando il quesito che si pose Spielberg; facendoglielo dire al protagonista alla fine del film: "è meglio vivere da mostri o morire da persone per bene?".

Martin Scorsese ama lasciare piccoli indizi nei suoi film. Se non lo avete ancora visto, non proseguite oltre nel leggere il post.



Avete presente il cerotto che ha in fronte DiCaprio fin dall'inizio del film? Non centra niente con la trama e non serve a rendere il personaggio più identificabile. Eppure -per lo meno a chi è abituato agli indizi di Scorsese- fa pensare: chissà cosa vorrà dire? Deve avere un significato! Ed il significato lo si svela sul finire del film, quando Di Caprio seda lo psichiatra di origine tedesca, questo gli rivela il doppio significato del termine tedesco "traum" esso significa "ferita", ma è anche la radice della parola "trauma". E sempre in tedesco, come in inglese, ci sono similitudini con la parola "drum" (dream in inglese) che significa "sogno". Di Caprio ha un cerotto in fronte... ha un traum in fronte... un trauma in testa. Credo che il cerotto del protagonista possa rovinare il film a molti tedeschi; giacchè il gioco di parole per loro è immediato.

Shutter Island è stato realizzato senz'altro dopo un attento studio di diversi concetti psicologici, essi sono sparsi un pò in tutto il film, dall'uso di riferimenti genitali da parte degli psicotici, alla storia dell'uomo dei lupi, (un caso psicanalitico di cui scrive S. Freud) attraverso una battuta del protagonista, all'inizio del film, in risposta alla provocazione dello psichiatra: "sono stato cresciuto dai lupi". Cosa ci lascia questo film? Una maggiore attenzione alla verifica empirica dei fatti. Ben Kingsley sul finire esclama: "ti abbiamo lasciato libero di correre per l'ospedale, e che cosa hai trovato? nei fatti dove sono le torture?" L'uso paranoico e terrorista dell'informazione di massa e la diffidenza atavica verso la scienza, intesa come lobby; questa è l'origine di tutti gli orrori della storia, primo fra tutti l'olocausto nazista, il film è un invito all'approfondimento e alla comprensione dell'altro. Ma è anche un modo straordinario di raccontare la massima di Hobbes, homo homini lupus... ogni uomo è un lupo per gli altri uomini. E' certamente un controsenso, rispetto al messaggio di comprensione; è la dicotomia delle due principali componenti della mente umana: l'emozione e la ragione. Chi tenta di separare le due cose cercando la supremazia di una componente sull'altra, è destinato a fallire trascinandosi dietro -se riesce a farsi dei seguaci- una scia di distruzione e morte.



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1 commento:

  1. Io l'ho appena visto e mi sono venuta a fare un giro in rete per scorgere qualche interpretazione...
    Alla fine sono 2:
    - lui è davvero un agente federale fatto impazzire appositamente per evitare che tornasse nel mondo reale e sputtanasse tutto quello che aveva scoperto
    - è davvero un EX agente federale e quello che viveva era solo la sua costruzione mentale di difesa..per se stesso...

    Ma la tua interpretazione penso sia calzante, anche se non mi spiego il suo stare "fuori" dall'isola all'inizio del film, quando ci arriva, quando va lì e incontra Chuck sul traghetto...quello è l'unico momento in cui è davvero "oltre" l'isola...da dove avrebbe costruito quel "ricordo" lì?

    Bah comunque senza parole, di sicuro ti cito comunque sul mio blog, tra breve farò un post con le probabili interpretazioni e quella tua che trovo la + intelligente, anche se pezzetti continuano a tornarmi in mente e a non quadrarmi...sarò impazzita anche io? ^^

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