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giovedì 19 maggio 2011

On with the show

Le ultime gag dal teatrino della politica italiana






Oh Madonna. Oh Madonna de mater Deus!

Se preferite, prendendo al balzo un suggerimento di Beppe Severgnini, si potrebbe semplicemente usare un "gasp!" per descrivere ermeticamente le ultime vicende politiche italiane. Salvato in Parlamento dall’ultimo scandalo a sfondo sessuale, Berlusconi non potrà sfuggire ai processi, lo vediamo ogni lunedì presentarsi diligentemente in tribunale, non senza rinunciare al suo personaggio; prezzolati militanti (€20 al giorno per fare volantinaggio al gazebo) lo sostengono di fronte all’ingresso, e Lui non può fare a meno di trasformare quello che in altri paesi sarebbe stata una condanna politica – prima ancora di assistere alla condanna giuridica – in una occasione per rafforzare il consenso. Prima di entrare al palazzo di Giustizia dichiara ai microfoni: “In una giornata in cui è stato ucciso Osama Bin Laden, sono costretto a passare delle ore in tribunale per difendermi. Ho subito 24 tentativi sovversivi da parte di magistrati che volevano contestarmi vari reati. Sarebbe bastato che uno di questi colpi fosse andato a segno, per eliminare dalla vita politica che c’è perché il popolo lo ha scelto con elezioni democratiche.”

Per motivi di sicurezza il corridoio che da all’aula del tribunale è stata chiusa al pubblico, possono passare solo Berlusconi e i suoi avvocati, ma Santanchè non capisce: “Trovo sia una limitazione della libertà molto grave che parlamentari e membri del governo non possano passare per un corridoio vicino a dove di trova il presidente Berlusconi.” Il Presidente del Consiglio, scelto dal popolo attraverso elezioni regolari, deve rispondere, attraverso processo altrettanto regolare, del caso Mediatrade, una macchina truccata dove venivano utilizzati fondi neri intestati a prestanome, per poter comprare e rivendere a costi gonfiati i diritti tv.

È ancora vivo il ricordo di quei cartelloni recanti la scritta ingiuriosa: “Via le BR dalle Procure”. Per questo gli esponenti del PdL Mario Lassini e Giacomo Di Capua, potrebbero essere indagati per il reato vilipendio dell’autorità giudiziaria. La loro colpa è stata quella di aver interpretato, con toni decisamente più pacati, l’immagine che da sempre Berlusconi trasmette degli oltre 1000 magistrati, (lo sostiene Lui stesso) che lo hanno indagato nell’arco di quasi vent’anni. Tutti comunisti, ovviamente.

Non è solo questione di troie e giudici. Bossi tiene in pugno la coalizione minacciando di fatto di far cadere il governo; la Lega presenterà una mozione contro gli impegni che il Governo dovrebbe prendere nella guerra contro Gheddafi in difesa degli insorti di Bengasi. Certo i leghisti non hanno motivazioni pacifiste; sostengono semplicemente che una guerra avrebbe aumentato il flusso di immigrati in Italia. La situazione sarebbe potuta essere decisiva, si sarebbe ripresentata quell’occasione tristemente sfumata il 14 Dicembre scorso, quando per pochi voti Berlusconi non cadde. Invece niente, il PD voterà assieme al PdL in favore dei bombardamenti in Libia – del resto non è forse con D’Alema che si è andati a bombardare nella guerra in Kosovo? – giustamente Maroni fa notare che come al solito tocca a loro fare la parte dell’opposizione. È triste il fatto che la cosa ormai non stupisca più di tanto. Pensiamo al sindaco di Firenze, Matteo Renzi: colui che si erge a simbolo del nuovo che avanza, il rottamatore che il Primo Maggio incoraggia l’apertura dei negozi. Ecco, adesso figuriamoci come sono i rottamandi.

La flessibilità, il precariato del lavoro e della vita, sono questioni irrisolvibili, alla luce di una situazione sindacale penosa, dove i lavoratori non partecipano al rinnovo dei contratti e i sindacalisti si trasformano in manager: sorta di Lele Mora della classe lavoratrice, lascio a chi legge il diletto di ricavarne le debite metafore postribolari.

Il disinteresse ed il senso di impotenza civile del popolo italiano spiega come mai il Governo si possa permettere persino di annullare i referendum del 12 e 13 giugno sul nucleare e sull’acqua pubblica; la motivazione è che a causa del disastro in Giappone, il popolo andrebbe al voto suggestionato, in una situazione falsata dall’emotività. Per l’ennesima volta la Costituzione ce l’ha con Berlusconi; infatti non si può annullare un referendum, a meno che non sia venuto meno l’interesse dei promotori. Invece no, si dice di non andare a votare, che non se ne farà più niente.


Celentano scrive sul Fatto un appello al voto, invita tutti ad andare lo stesso a votare, magari con foglietti improvvisati, Di Pietro gli scrive una lettera complimentandosi: “Caro Adriano, in questi tempi faziosi in cui ci si schiera sempre non a seconda di quello che si pensa e che si crede che sia giusto ma a seconda di cosa conviene di più a se stessi e alla propria parte politica, c’è bisogno di uomini liberi come te,” infatti tra tutti i rischi a cui incorre l’Italia ce n’è uno peggiore degli altri: “Che il nostro Paese si abitui e si rassegni a tutto, si convinca che tanto non c’è niente da fare, che è normale che la democrazia venga tradita senza che nessuno muova un dito, che chi governa cerchi di fregare i cittadini e se ne vanti pure pubblicamente.”

Non è la prima volta che il Centro-Destra si dimostra reticente a rispettare le convenzioni: durante il terzo governo Berlusconi viene introdotto il reato di ‘clandestinità’, una infamia giuridica che non sta in piedi, infatti giorni fa la Corte Europea nel Lussemburgo ha accolto l’appello di un immigrato ch’era stato condannato a un anno di carcere, in quanto aveva l’aggravante di essere straniero. Ciò che colpisce è la totale indifferenza da parte dei membri del Governo, di fronte alla realtà: non è possibile rimpatriare tutti gli irregolari. Non si possono accompagnare tutti alla frontiera, se non altro perché non ci sono i fondi sufficienti per farlo. Stiamo parlando di un paese nel quale i poliziotti a mala pena hanno i finanziamenti per la benzina, con un parco auto desolante, per non parlare delle procure, dove per ogni clandestino si deve aprire un fascicolo, per non ottenere assolutamente niente; l’immigrato irregolare può facilmente trovare fondate giustificazioni del fatto che non ha documenti a presso, (basta perderli) nel caso poi ricevesse il foglio di via, non avendo soldi a sufficienza per il viaggio di ritorno, il giudice deve prendere atto che esistono fondati motivi alla sua ‘recidività’. Qualcuno della politica creativa berlusconiana ha detto: “confondono la sicurezza con la rassicurazione,” si finge di prendere provvedimenti privi di consistenza, per lo più inapplicabili, quando non illegali di fronte al diritto internazionale, (non si può considerare reato uno stato sociale, come quello di clandestino) senza contare che la maggior parte degli immigrati risultano irregolari, semplicemente perché lavorano in nero e i datori – i caporali – italiani non li regolarizzano. L’unica cosa sensata da fare sarebbe quella di costringere con leggi concrete gli imprenditori, ad essere onesti con gli stranieri che assumono, e limitarsi a rimpatriare quelli che commettono sul serio dei reati. Questo non è possibile con una politica di tagli e di agevolazioni ai furbi.

Durante il secondo Governo Berlusconi semplicemente i tribunali si limitano a ignorare la legge contro le rogatorie, per un motivo ben preciso: non si possono fare leggi in aperto contrasto con le normative europee, che per altro rispettano le convenzioni internazionali. In pratica per un bollo mancante in un documento, o nel caso si fosse perso un foglio di un fascicolo, o anche solo se si fosse trattato di copie di un documento spedite tramite fax, non dovevano essere riconosciuti validi. Un criterio di invalidità che solo in Italia era stato concepito.

Per quanto ancora andrà avanti? “Cosa aspettate che succeda ancora?” si chiedeva Franceschini, quando lo scandalo Ruby era ancora caldo.


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