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lunedì 6 giugno 2011

Visioni Aliene

L'ipotesi extraterrestre riscrive la storia




Molto in voga negli anni '70, tanto da scomodare la Scienza ufficiale, oggi più o meno relegata all'oleografia post-New Age, l'ipotesi extraterrestre continua a far discutere. Di che si tratta, in poche parole? Della possibilità che intelligenze aliene abbiano pilotato in modo invisibile l'evoluzione e il progresso umano, e continuino a farlo.
Non stiamo qui a cercare ragioni inconsce e/o metafisiche per cui l'uomo senta il bisogno di delegare le opere di 'costruzione' (lui, naturalmente votato a quelle di 'distruzione') a demiurghi più o meno tecnologizzati, è così da sempre. Vediamo alcuni esempi di intervento alieno nello sviluppo della Civiltà, così come i vari divulgatori e ufologi, dai pionieri Kolosimo, Von Däaniken e Sagan, ai moderni Malanga, hanno cercato di spiegare alcuni fatti inspiegabili, o poco spiegabili, della Storia. E partiamo proprio dalla Preistoria.
In diversi esempi di pitture rupestri risalenti a epoche collocabili dal Neolitico all'Età del Bronzo, i fautori dell'ipotesi extraterrestre hanno creduto di identificare figure di alieni, a testimonianza di un contatto in epoche lontanissime fra esploratori spaziali e nostri antenati. Fra le più interessanti, quelle di Ceto e Capo di Ponte, in provincia di Brescia, Kivik, in Svezia, Tassili, in Africa e Kimberley Ranges, in Australia.
Parlare degli interventi alieni nei confronti del mondo egizio richiederebbe pagine e pagine, tante e tali sono le teorie tese a dimostrare il diretto intervento degli extraterrestri nello sviluppo della prima grande civiltà della Storia. Basti pensare a come tutta la teogonia egizia sia impregnata di visioni cosmiche, e gli stessi dèi antrozoomorfi paiono il risultato di esperimenti sulle mutazioni genetiche. La stessa scrittura egizia - un insieme di simboli grafici che rappresentano concetti - potrebbe essere nata dal tentativo di comunicare con i mezzi più diretti e comuni (le immagini) fra due civiltà che non avevano un linguaggio, e forse nemmeno una struttura, o apparati anatomici fonetici simili. Tralasciamo le Piramidi, vera e propria fonte di un'agiografia extraterrestre che da sola ci porterebbe via tutto lo spazio disponibile.
Spostandoci più in avanti col tempo, e nella Storia, le civiltà precolombiane sono state oggetto di studio da parte dei fautori dell'ipotesi extraterrestre per decenni. Prendiamo ad esempio la celeberrima Pietra di Palenque, incisione tombale Maya del 600 d.c., rinvenuta nel Chiapas, che raffigurerebbe inequivocabilmente un astronauta che pilota un razzo. O la complessa struttura astronomica Inca, capace di predire, sulla base di calcoli complessi che non prevedono l'utilizzo di strumenti di misura e visione diretta degli astri, eventi cosmici e cosmologici per secoli e millenni a venire, chiaramente - dicono gli ufologi - insegnata loro da intelligenze aliene.
Per non parlare delle Linee di Nazca, una serie di 800 disegni che ricopre un altopiano del Perù per una cinquantina di chilometri, raffiguranti alcuni animali, tracciate fra il 300 a.c e il 500 d.c., e visibili solo dall'alto (vennero infatti scoperte solo nel 1927, quando gli aeroplani iniziarono a solcare i cieli). Perché furono tracciate, in quei remoti secoli? Chi, allora, era in grado di vederle, volando?
Rimanendo in campo di misteri astrofisici, spostiamoci in Africa, nel Mali, dove risiedono i Dogon, etnia tribale in possesso da millenni di conoscenze cosmiche che i moderni astronomi hanno scoperto soltanto da pochi decenni, con l'ausilio di attrezzature avanzate. Per esempio, i Dogon hanno sempre saputo che Sirio è una stella binaria, che la più piccola, Sirio B, invisibile a occhio nudo, si muove su un'orbita ellittica ed è formata da materia più pesante di Sirio A. Chi ha detto loro tutte queste cose?
Naturalmente, più una civiltà è misteriosa, con poche testimonianze a ricostruirne la storia, più diventa oggetto di ipotesi che sconfinano nella fantascienza. E arriviamo all'Isola di Pasqua. Per quanto piccolo, questo scoglio sperduto nel Pacifico, e politicamente parte del Cile, è stato oggetto di tanti studi, speculazioni, ipotesi da poter riempire la mitica Biblioteca di Alessandria. Solo pensare ai moai, le teste di pietra che accolgono chi arriva dal mare, immense, ieratiche, così... aliene, riempie la mente di visioni surreali, da altri mondi. Poi ci sono le Tavole Rongo Rongo, 26 tavolette piene di geroglifici, solo parzialmente decifrati, che trattano - sembra - di astronomia, e i cui disegni riporterebbero spesso figure di alieni intenti ad insegnare al misteriosissimo popolo dell'Isola, i segreti del calendario lunare. Fra l'altro, analogie coi geroglifici egizi avallerebbero l'ipotesi di un linguaggio esportato da una parte all'altra del globo, dagli alieni, naturalmente, visto che è ben difficilmente ipotizzabile un contatto diretto fra gli abitanti dell'Isola di Pasqua e i faraoni.
Calendari e osservatori astronomici di epoche antichissime costellano anche l'antica Britannia. Stonehenge, Avembury, le Isole Orcadi, con le loro strutture megalitiche sono, secondo i fautori dell'ipotesi extraterrestre, la dimostrazione di un contatto diretto fra uomo e alieno. E la suggestione che queste strutture continua a suscitare in chi cerca risposte disconnesse dall'esperienza materiale, sembra avvalorare l'ipotesi che, in quei luoghi, permanga un'aura proveniente da altri mondi.
Ovviamente nemmeno la Bibbia è immune dal tocco dell'alieno. Citatissimi almeno tre episodi dell'Antico Testamento che dimostrerebbero l'intervento di intelligenze extraterrestri nel normale andamento dell'attività del buon Dio: Giosuè che, prima, ferma il Sole (un'applicazione della Teoria della Relatività millenni prima che Einstein la teorizzasse, per bloccare il Tempo), poi abbatte le mura di Gerico con le sue trombe (naturalmente un'arma aliena che sfrutta gli ultrasuoni); il Carro di Fuoco di Ezechiele (ovviamente un'astronave extraterrestre capace di viaggiare nel tempo); la Scala di Giacobbe (nient'altro che la piattaforma d'entrata di un UFO).
Anche l'iconografia cristiana si presta a interpretazioni extraterrestri, a cominciare da quelle che vogliono il Cristo nient'altro che un alieno venuto a portare un messaggio di Pace in un mondo sul baratro (teoria con cui Heinlein ha mirabilmente giocato nel suo capolavoro Straniero in terra straniera), ai tanti quadri, affreschi, arazzi, sculture che, nei secoli, avrebbero rappresentato astronavi, alieni e quant'altro inseriti in rappresentazioni sacre, due per tutti, l'UFO nella Madonna di Foligno, di Raffaello e quelli nella Leggenda della vera Croce di Piero della Francesca.
Potremmo andare avanti ancora per molto, perché non abbiamo per nulla toccato la moderna ufologia, quella che, a partire da Roswell, arriva ai cerchi nel grano e X-Files, passando per Adamski e le adduzioni.
Magari ne parliamo un'altra volta, sempre che gli alieni non mi rapiscano.

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